06. Un viaggio spericolato

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In quel viaggio verso casa con Caleb avevo capito soltanto una cosa: mai farlo guidare quando era arrabbiato

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In quel viaggio verso casa con Caleb avevo capito soltanto una cosa: mai farlo guidare quando era arrabbiato. E pensare che sembrava essersi calmato!
Era passato con il rosso due volte su tre; borbottava fra sé e poi urlava chiedendo se avesse ragione, ma non mi dava il tempo di parlare che riprendeva a parlare a bassa voce e passava agli incroci senza dare la precedenza. Mi sembrava di stare in un film d'azione o dell'orrore. Non avevo visto nessuno andare così veloce e infrangere il codice della strada, se ci avesse trovato la polizia se la sarebbe presa con me. Immaginavo già una multa e una sanzione.

Quando aveva finalmente parcheggiato, scesi prima che il motore dell'auto venisse spento.
- Non salirò mai più in macchina con te! Tu sei pazzo -sbraitavo per scaricare tutta l'ansia che avevo provato in quei lunghissimi minuti mentre lui guidava come un pazzo e io pregavo qualche santo in modo tale da non andare contro qualcosa o qualcuno.
Caleb era sceso qualche secondo dopo di me e sembrava calmo, forse anche troppo e mi fissava con uno sguardo interrogativo come se stessi dicendo cose senza senso: - Perché? A me questa guida è servita. Sto molto meglio -
Lo guardavo in cagnesco, aguzzando lo sguardo: - A me no! -. Almeno rischiare la vita è servito a qualcosa. Ora però mi girava la testa.
Dopo aver spostato da lui, vidi la macchina di Lucie parcheggiata a un isolato da casa mia. Non poteva vedere Caleb. Non sapevo come dirglielo, lei lo odiava, non aveva alcuna intenzione di perdonarlo per non aver accettato Julia, ora che aveva cambiato idea sarebbe stato difficile per lei, quanto lo era per me di lasciargli fare il padre? Solo lei sapeva tutto ciò che avevo provato in questi anni mentre crescevo mia figlia da sola, non avevo mai acconsentito al suo totale aiuto per il semplice motivo che dovevo essere autonoma.
- Visto che ti è servita, mettila tu nel garage, e fai con calma - "molta calma" pensai, quanto volevo che avesse la stessa pigrizia della figlia, ma non era così. Girai i tacchi e a passo svelto mi diressi verso l'ingresso di casa.

Mentre giravo la chiave nella serratura, ho preso un respiro profondo. mi sentivo le gambe molli e il cuore battere a mille, tutto questo per un incontro tra Caleb e mia sorella. Lucie poteva essere dolce e generosa con chiunque, ma quando si arrabbiava diventava rossa e balbettava urlando a squarcia gola. Ricordo, che quando ero piccola riuscivo a riconoscere quando era nervosa dallo schioccare di dita, che faceva soltanto quando era di cattivo umore. allora, le stavo alla larga, invece quando si arrabbiava con me per le solite litigate tra sorelle: vestiti rubati o oggetti che a volte le restituivo con qualche ammaccatura; correvo nella mia stanza e chiudevo a chiave per non farla entrare. Ora, però, eravamo cresciute, ma Lucie non era cambiata di una virgola. Anzi, era peggiorata, adesso gesticolava anche. A volte immaginavo le liti tra lei e Garrett e a me venivano i brividi.

Dopo aver chiuso la porta, come prima cosa, tolsi quelle maledette scarpe che avevano iniziato a farmi male e dopo andai nel soggiorno. Sul sofà, dandomi le spalle, Lucie e Julia erano intente a guardare uno dei tanti cartoni animati che trasmettevano in televisore. Mi sedetti sul braccio del divano aspettando che una delle due facesse caso al mio arrivo. Aspettai qualche minuto, ma nessuna sembrava notarmi. Guardai la porta d'ingresso ancora chiusa. Potevo ancora evitare la catastrofe!

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