29. Fuori dalla mia vita

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Camminavo avanti e indietro da venti minuti

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Camminavo avanti e indietro da venti minuti. Ero a casa da sola ad aspettare Ed. Caleb stava accompagnando Julia all'hotel di Garrett dato che Lucie stanotte la passava lì. Quindi, al suo ritorno, il mio ragazzo sarà fuori dalla mia vita. Questo ritardo interrompeva i miei piani. Non avevo messo nessuno al corrente di ciò che stavo per fare. Appena mi aveva scritto del suo ritorno a San Raphael ieri pomeriggio, avevo subito risposto dicendo di volerlo vedere dandogli un orario a cui venire a casa mia. Avevo proposto a Lucie di badare a Julia per tenerla lontana da tutto questo ma, lei pensava che fosse per fare qualcosa di indecente con Caleb. A quanto pare, aveva dimenticato anche lei dell'esistenza di Ed.
Continuai a ripetere quell'azione per altri dieci minuti e poi, finalmente, nel salone riecheggiò il suono del campanello.
Aprii la porta e vidi Ed con jeans che arrivavano al ginocchio e una maglietta bianca con sopra una scritta in cinese. La sua pelle era più scura, segno dell'abbronzatura e i suoi capelli erano leggermente schiariti dal sole. Chissà dov'era stato veramente.
Mi spostai per permettergli di entrare e appena lo fece, chiusi la porta.
Non mi guardava neanche, sembrava star ispezionando la casa.

-Ho una cena di lavoro tra un'ora, non posso restare - parlava dandomi le spalle, aveva la schiena dritta e le mani in tasca - dove hai lasciato il tuo amichetto? - non serviva che facesse nomi, sapevo già di chi stava parlando.

- E la tua di amichetta? - chiesi a tono incrociando le braccia e avanzando verso di lui. Finalmente si giró verso di me mostrando il suo sguardo confuso.

- Emily - precisai facendolo ridere anche se, non ci trovavo nulla di divertente.

- Fai sul serio? - chiese facendo una risatina divertita come se avessi raccontata una barzelletta.

- Si, Ed - risposi sedendomi sul tavolo con le gambe penzolanti, ero vicina a lui, potevo guardare da vicino e notare un segno violaceo sul collo - Chi te l'ha fatto? - sapevo la risposta, ero solo curiosa di sapere che scusa avrebbe usato.

- Tu, ovvio - sembrava così sicuro che, in un altro momento, ci avrei creduto.

-Non è vero, non te li ho mai fatti - la nostra vita sessuale non era normale, non c'era amore o altro, solo il suo schifoso bisogno di sfogarsi. Era sempre allo stesso modo: mi baciava, si abbassava i pantaloni ed entrava dentro di me; mi faceva sentire sporca. In quattro anni di relazione, non avevo mai provato quello che avevo provato con Caleb in una notte.

- Te li ha fatti Emily. So tutto. Mi hai chiamata per sbaglio e ho sentito quanto vi stavate divertendo - scesi dal tavolo piazzandomi davanti a lui, Ed sembrava appreso dalla mia affermazione. L'avevo spiazzato. Socchiuse le labbra e sgranò gli occhi.

- Non so di cosa...-

- Sai di cosa parlo, non negare. Mi hai tradita con la mia migliore amica e non so quante altre volte tu l'abbia fatto. Sono stata la tua pedina per quattro anni, mi hai fatto vivere nella paura  di farmi sfiorare da te. Mi meritavo un po' di rispetto, Ed - sbraitai indignata. Non ero ferita o triste per essere stata tradita dal mio ragazzo, non l'avevo mai considerato tale.

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