11. Si è arrabbiato

2.6K 127 36
                                    

Per mia fortuna, questa sera, Caleb doveva incontrarsi, improvvisamente, con Isabelle per  parlare del caso che lei portava avanti a nome suo e del quale non ero ancora conoscenza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Per mia fortuna, questa sera, Caleb doveva incontrarsi, improvvisamente, con Isabelle per  parlare del caso che lei portava avanti a nome suo e del quale non ero ancora conoscenza. Ci avevo pensato qualche volta riguardo a cosa avesse potuto trattarsi, ma non ho fatto domande.
Julia, invece, restava a casa nostra con Lucie e Garrett. Ero grata a mia sorella quando aveva accettato di restare a casa per badare alla nipote. Dopo che la nostra ex babysitter era tornata in Scozia, non sono riuscita un'altra in grado di sostituirla. Quindi, finché non avrei trovata un'altra persona in grado di occuparsi di Julia, avrei dovuto chiedere a mia sorella o, a volte, domandavo al mio vicino di casa.

Appena fui fuori da casa,  vidi sul marciapiede di fronte la sua macchina. Mi passai le mani sudate sul vestito nero che indossavo e la borsa nera sbatté contro la mia gamba facendomi male. Non era nulla di particolare, un semplice tubino abbinato a delle décolleté del medesimo colore. Mi avvicinai alla sua macchina sportiva grigia metallizzata con i vetri posteriori scuri.
Le mie gambe tremavano mentre avanzavo verso di lui, la voglia di fare marcia indietro e chiudermi dentro casa, era tanta.
Come ogni volta che ci vedevamo, feci un sorriso falso sul volto e aprii lo sportello per poi infilarmi nell'auto.
Chiusi lo sportello. Sentivo già l'aria mancarmi, non soffrivo di claustrofobia ma stare in macchina con lui mi faceva quell'effetto. Fissai la catenina con il ciondolo a forma di quadrifoglio posizionata sullo specchietto retrovisore interno. Si muoveva leggermente, Ed diceva che era un regalo del padre e ci teneva tanto, non sapevo se fosse vero dato che parlava sempre male di lui e poi accettava i suoi regali, la cosa non mi aveva mai convinto. Però, non avevo mai fatto domande. Non m'interessava veramente, qualunque cosa avesse a che fare con lui per me era insignificante.

Girai il capo verso di lui, aveva i capelli biondi lisci più corti rispetto all'ultima volta che l'avevo visto. Il ciuffo non era della stessa lunghezza e dovevo ammettere che stava decisamente meglio. I suoi occhi verdi mi scrutarono dal capo ai piedi. Si soffermò a fissarmi le gambe scoperte, senza nessun livido, per ora; e la scollatura del vestito, anche se non lasciava intravedere molto.
Mostrò un sorriso mostrando i suoi denti bianchi perfetti. Sembrava calmo, forse anche troppo.
Si sporse facendo scontrare le nostre labbra e quando entrarono in contatto sembrava quasi di sentire un conato di vomito.

- Sei stupenda - si complimentò posando una mano sulla gamba.

- Dove andiamo? -

- Qui vicino, in un posto in cui fare quattro chiacchiere - mi mostrò un altro sorriso. Sapevo io che tipo di chiacchiere che voleva fare, ero spacciata. Di solito, prima mi faceva fare un giro, cenare; insomma facevamo cose che ci mostravano come una coppia a tutti gli effetti e dopo mostrava il suo lato oscuro.

- Riguardo cosa? - tentai anche se avevo paura della risposta. Era difficoltoso mostrarsi in pace dopo una frase del genere, soprattutto se veniva detta da Edward Williams.
Non rispose, ovviamente non gli conveniva dirmi prima su quale argomento avremmo fatto "due chiacchiere".

Start AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora