09. Perchè sei tornato?

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Caleb's Pov

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Caleb's Pov

Continuavo a battere il piede sul pavimento del bar. Questo posto era talmente piccolo che nulla passava in osservato ai clienti ma, non avevo fatto in tempo a trovare nient'altro. Nonostante le dimensioni, era abbastanza accogliente: c'erano tavoli rettangolari in marmo e altri tondi; il posto era pieno di finestre accanto ai tavoli sistemati ai lati del bar. Su tutte le pareti erano appesi dei fogli che dicevano che era vietato fumare. Alle mie spalle c'erano due porte: una per il bagno e l'altra che portava al retro della cucina. Di fronte a me, invece, c'era il bancone dove servivano il caffè, c'erano in mostra i cornetti e altri dolcetti vari. Mentre aspettavo Ed, che come al solito, era in ritardo, presi qualche dolcetto al cioccolato da portare a Julia e Karina.

Era la prima volta che provavo un senso di colpa così grande, sì, perché se Karina aveva il corpo ridotto in quello stato era solo per colpa mia.
In questi anni ero rimasto in contatto con Ed ma, non mi aveva mai detto di essere impegnato con la madre di mia figlia. Era sempre stato geloso del sottoscritto, infatti, all'ultimo ballo del liceo facemmo una sfida a chi sarebbe riuscito a portare Karina James a letto. Questo dovette non essergli andato giù, perché voleva sempre superarmi. Forse per questo stava insieme a lei, perché si vedeva che non l'amava. Ero sempre stato migliore di lui in tutto: scuola, ragazze, carriera, sport; io il primo mentre lui il secondo.
Aveva sempre avuto un carattere particolare: lunatico, permaloso; infatti, quando si arrabbiava era meglio stargli lontano, si sfogava su chiunque e, adesso, ne subiva Karina. Avevo chiesto chi fosse il ragazzo a Julia, e quando aveva detto il suo nome con disgusto. Non ci avevo riflettuto due volte, l'aveva picchiata, non era caduta. Lo conoscevo, faceva sempre così.
Karina non sapeva del fatto che io fossi a conoscenza della sua relazione con Ed e non sapeva che il giorno in cui è tornata a casa con i lividi prima che Julia andasse con la zia per il weekend, io mi ero incontrato con il fidanzato proprio in questo bar lo stesso pomeriggio. Come non sapeva che durante questi anni, Ed era venuto a trovarmi spesso e non aveva detto nulla sull'essere fidanzato, infatti, andavamo insieme nelle discoteche per tornare a casa con una ragazza a testa, a volte anche due. Se gli piaceva cambiare ragazza, perché stava ancora torturando Karina? Cosa voleva da lei? Doveva lasciarla in pace.
Quel giorno, ci saremmo dovuti vedere per la prima volta dal mio arrivo; parlammo di tutto e quando gli avevo detto dove alloggiassi, era cambiato radicalmente. La mascella serrata e lo sguardo più duro mentre cercava di non rompere il suo cellulare. A quanto pareva, Karina non aveva parlato del mio arrivo a casa sua e ne aveva subito le conseguenze. Ora dovevo rimediare o potevo salutare il mio obiettivo. Dovevo conquistare la fiducia di Karina e aiutandola con questo caso umano, era la carta vincente.
Avevo altri piani sia con lei, sia con Julia e ciò che volevo ma, questa cosa aveva cambiato un po' il mio piano.

Lo vidi entrare e sedersi al mio tavolo. Aveva un umore nero, si poteva vedere dal fatto che non mi aveva proferito una parola, indossava un cappellino azzurro da baseball sui suoi capelli biondi , una maglia bianca con lo scollo a V e jeans. Mentre un paio di occhiali da sole coprivano i suoi occhi verdi. Incrociò le braccia. Non ci vedevamo da quel maledetto giorno e avevamo smesso di sentirci, neanche quando ero partito era rimasto così freddo.

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