21. Verità

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Da quando ero ritornato a San Raphael, non avevo visto Karina ridere così tanto

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Da quando ero ritornato a San Raphael, non avevo visto Karina ridere così tanto. Non che ci fosse qualcosa da ridere nel vedere qualcuno provarci con la mia bambina ma, andava bene così. Sembrava stare finalmente in pace e speravo che avesse iniziato a perdonarmi. Quindi, qualsiasi fosse il motivo per cui rideva, io ero d'accordo.

Quella mattina avevo promesso a Julia una cena per farla alzare dal letto e lei al rientro a casa, aveva proposto di voler cenare fuori venerdì dato che il giorno seguente non sarebbe andata all'asilo.
A quanto aveva raccontato, le piaceva la nuova scuola e i nuovi bambini. Tuttavia, non aveva parlato molto di colui che si era avvicinato a lei quando c'ero io davanti.
Sembrava un buon segno.
Ad ogni modo, arrivata l'ora di cena aveva chiesto o meglio, aveva insistito fino a quando Karina non ha ceduto per guardare "Rapunzel" per l'ennesima volta.
Ormai sapevo anch'io tutte le battute a memoria.
Prenotai le pizze e arrivarono dopo una buona mezz'oretta. Karina aprì la porta e un fattorino sui vent'anni le porse le pizze sorridente. Era talmente concentrato a fissarla che per poco non faceva cadere i soldi che gli stavo porgendo. Aveva il casco rosso della pizzeria che non mostravano neanche una ciocca di capelli , gli occhi neri sembravano brillare mentre ispezionava il corpo perfetto della ragazza accanto a me ma lei non ci badava molto.
- Ok. Grazie. Puoi tenere il resto- tagliai corto e gli chiusi la porta dopo che aveva preso i soldi.
- Che scortese -
- Per poco non cadeva la bava dalla bocca - le feci notare prendendo i cartoni dalle sue mani.
- Esagerato - rise e tornò a sedersi.
Davvero non si rendeva conto di quanto fosse bella?

Le mangiammo durante la visione del film sul divano ma, ad ogni commento, Julia cacciava un urlo forte. Tutto questo per farci zittire e quando la mamma la riprendeva di non fare quel gesto, lei annuiva tornando a concentrarsi su ciò che dicevano i personaggi . Dopo qualche minuto questo cerchio si ripeteva.

Alla fine del cartone, salimmo in camera di Julia in silenzio finché Karina si sedette sul letto della bambina spostando lo sguardo da me a lei: - Tesoro, io e Caleb dobbiamo dirti una cosa - annunciò anche se io non ne sapevo nulla a cosa si riferisse.

- Mi comprate la bambola che cammina? - chiese entusiasta battendo le mani.

- Quella cosa è spaventosa, hai visto gli occhi? - commentai disgustato. Ogni volta che guardavamo la televisione, usciva la pubblicità di quel giocattolo che:parlava, camminava da sola e quegli occhi che sembravano essere sul punto di uscir fuori.

-Guarda che è bellissima, si vede che non ti intendi di queste cose -

-Ne so più di te - la stuzzicai e lei incrociò le braccia arrabbiata . Era divertente provocarla,  le sue guance diventavano rosse e i suoi occhi sembravano diventare più scuri mentre si passava le mani sulle gambe.

- Non è vero - qualche ciocca di capelli le cadde sul viso e Julia la scostò per poi lanciarmi un'occhiataccia.

-Basta! Non è questo il problema - adesso, lo sguardo di Karina si posò solo su di me: - Nessuno che interrompa quello che sto per dire - ci riprese e  mi fece segno di sedermi accanto a lei. Lo feci.

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