15. Sono io il padre!

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Caleb's PovDovevo aspettare! Dovevo aspettare ancora un po' prima di chiederlo ma, non sono riuscito a tenere a freno la mia lunga lingua

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Caleb's Pov
Dovevo aspettare! Dovevo aspettare ancora un po' prima di chiederlo ma, non sono riuscito a tenere a freno la mia lunga lingua.
Sentire, peró, da Julia il desiderio che volere me come padre, mi aveva mandato fuori uso il cervello. Il mio piano era :avere la fiducia di Karina, chiederglielo quando sarei stato sicuro in una risposta positiva e quando sarebbe stato ufficiale il cambiamento di cognome e passare da "Julia James" a "Julia Smith", sarei andato da quel bastardo di mio padre e...
Il clacson del guidatore dietro di me, mi fece tornare alla realtà . Fissai il semaforo e vidi che diventa giallo. Sono stato immerso tra i miei pensieri così a lungo da non aver notato il cambio di colore da verde a rosso, e ora era diventato giallo.
Feci un respiro e ripartii. Dovevo andare a prendere Julia, non credevo che Karina me lo avrebbe permesso. Pensai, che come al solito, avrebbe chiamato la sorella. Quel giorno era rimasta a casa ma, era stata in giro tutto il giorno per fare la spesa o altre faccende. Dalla sera che avevamo avuto quella chiacchierata, cioè poco più di una settimana fa, e i momenti con la bambina erano diminuiti. Avrei voluto parlarle, dirle che non poteva farlo ma, ogni volta che chiedevo di parlarle, se ne usciva con una scusa e spariva. In più, Ed quando ieri era venuto a prenderla, mi aveva avvisato che sabato avrei dovuto partecipare ad una cena, non sapevo nient'altro. Avrei potuto chiedere a Karina al ritorno ma era corsa talmente velocemente in camera da averla a malapena guardata, forse era quello il suo intento per non farmi vedere cosa le aveva combinato quel bastardo. Infatti, se non fosse stato per il rumore della porta, l'avrei a malapena vista. Per fortuna, Julia si era appena addormentata sulle mie gambe mentre stavamo vedendo un film e non poteva notare quel gesto della madre. Era una bambina molto intelligente e, soprattutto, faceva parecchie domande. Quando sono tornato a San Raphael, non avrei mai pensato che mi sarebbe andata a genio quella peste dato che io odio i bambini. O così credevo.

Quando arrivai all'asilo di Julia. Scesi dall'auto ed attraversai il cancello arrugginito. La grande struttura era di un bianco, che ormai sembrava più grigio. Le finestre con alcuni vetri un po' crepati, avevano attaccati alcuni adesivi di oggetti o animali con occhi grandi e un grande sorriso. Alcuni di questi però, erano un po' sbiaditi.
Da quanto tempo non aggiustano questo posto?
Pensai entrando nella "Education Asylum" , dalla prima volta che entrai in questa struttura la prima volta, non mi aveva mai entusiasmato come non mi aveva mai convinto ma, Karina non mi dava ancora voce in capitolo.
Le pareti che un tempo dovevano essere celeste, ora sembrava un colore indescrivibile. Misi le mani nei jeans ed mi diressi verso l'aula di Julia, la numero 236. Bussai alla porta rossa in legno ed entrai. Lo sguardo di una ragazza che sembrava avere sulla trentina d'anni, sicuramente la maestra;  si posó subito su di me. Lasció un giocattolo dandolo a un bambino dai capelli biondi cenere appena sentì il rumore del mio pugno contro la porta. Il suo sguardo, si spostó su tutto il mio corpo, sembrava mi stesse scannerizzando. Si aggiustó gli occhiali grossi neri che facevano risaltare i suoi occhi azzurri. Avanzó verso di me con le braccia conserte. Indossava dei pantaloni neri che si intravedevano dal grembiule bianco che era un po' sporco di colore.

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