18. Hai fatto lo stesso con me?

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Sentivo caldo

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Sentivo caldo.
Non avevo sonno.
Mi mancava il respiro.
Basta! Dovevo togliermi quella proposta fatta da Caleb a Emily prima di sparire dalla mia vista. Dopo che aveva accettato, lui le aveva preso la mano, ci avevano salutato ed avevano sceso le scale con una velocità impressionante per poi camminare a grandi passi verso l'auto di Caleb
Scacciai il pensiero di quei due scuotendo la testa e sbattendo le palpebre più volte , non potevo passare la notte in bianco a ipotizzare cosa stessero facendo.
Scostai la coperta rigirandomi nel letto e mi misi a sedere. Accesi il cellulare che avevo poggiato sul comodino e guardai l'orario che segnava le tre e mezza di notte. Di Caleb nessuna traccia.
Avevo dovuto domandare io a Ed di portarmi a casa, altrimenti si sarebbe dimenticato di me. Sembrava anche lui furibondo per aver visto i due andare via. O forse era semplicemente sorpreso.

Non lo capiró mai quel ragazzo.

Per un momento avevo pensato che avrebbe sfogato su di me la sua frustrazione, invece nulla.
Durante il viaggio non mi aveva rivolto neanche una parola. Aveva accostato dinnanzi a casa, aveva aspettato che scendessi mentre se ne stava a fissare la strada davanti a lui e poi è ripartito subito. Se fosse tornato a casa o meno mi interessava ben poco.

Scesi dal letto sbuffando dato che non riuscivo a prendere sonno. Appena chiudevo gli occhi l'unica cosa che vedevo era Emily strappare la camicia a Caleb mostrando il suo scolpito e senza neanche un grammo di grasso e gli baciasse la fiamma tatuata sul suo petto. Ogni domenica, quando si alzava tardi e scendeva con solo i pantaloni della tuta, faceva colazione, mentre io l'osservavo di sottecchi; poi lasciava un bacio sulla fronte di Julia e tornava di sopra a cambiarsi.

Dopo aver aspettato un'ora seduta sul divano a guardare una saop opera spagnola, ero tornata in camera. Per dormire avevo indossato dei pantaloncini neri in raso con la canotta a bretelle del medesimo colore ma, ora iniziava a fare freddo. Non l'avevo mai messo quel pigiama ma quella sera avevo capito che sarei rimasta tutta la notte sola, che senso aveva nascondere i segni che segnavano il mio corpo?
Il percorso : camera, scale, soggiorno. L'avrò fatto almeno quattro volte. Alla quarta, a luci spente, entrai in cucina, aprii il frigorifero che mostrava un pò di luce, presi una bottiglia d'acqua fresca e mi riempio il bicchiere.
Quando posai il bicchiere vuoto nel lavello, sentii la porta aprire e chiudersi. I passi erano leggeri e la luce continuava a restare spenta. Trattenni il fiato socchiusi lo sportello del frigo e preso la prima cosa che trovai davanti: una scodella di plastica accanto al frigo che avevo usato per sbattere la panna per una torta al cioccolato fatta con Julia la mattina prima.
Mi fermai sull'uscio della porta che dava sul soggiorno e vidi una figura ferma con il cellulare in mano che illuminava semplicemente le sue labbra curve in un sorriso. Avanzai il più lentamente possibile con la mia inutile arma e accesi la luce dal pulsante che stava accanto alla porta della cucina. Aveva i capelli marroni arruffati, mi avvicinai velocemente e la figura si giró ma quando fece per parlare, era troppo tardi, lo avevo già colpito in fronte con la scodella. Riconobbi la figura che avevo colpito e trattenni il fiato. Non era un ladro.

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