38. Nuovo inizio

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Altri tre giorni e come direbbe Caleb, altre settantadue ore

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Altri tre giorni e come direbbe Caleb, altre settantadue ore.
Era il tempo passato dall'ultima volta che lo avevo visto.
Ero rimasta in camera finché mia sorella non mi aveva comunicato di essere andato via. Era stato un po' con Julia e dopo aveva lasciato la casa. Da allora, non l'ho più sentito, aveva smesso di chiamare me o Garrett o Lucie. Avevo avuto più tempo per pensare e arrivare a una conclusione.

-Arriva papà- sorrise Julia mentre scendeva dall'altalena e correva verso suo padre. Gli avevo dato appuntamento al parco giochi; questo posto mi metteva sempre un senso di pace e vedere Julia divertirsi era una descrizione difficile da descrivere ma mi faceva sorridere anche quando ero di cattivo umore. Capitava spesso che, dopo una lite con Ed, un momento negativo a lavoro o semplicemente una giornata no, portavo qui Julia e appena lei iniziava a divertirsi, io stavo meglio.

Caleb la prese in braccio e la salutò sorridente riempiendola di baci, continuò ad avanzare verso di me ma, arrivato a meno di un metro, lasciò andare Julia che tornò sull'altalena e si avvicinò prendendo posto al mio fianco.

Da quando l'avevo visto l'ultima volta, sembrava essersi messo in sesto: niente più barba, le occhiaie erano diminuite e addosso aveva vestiti non stropicciati.

- Ciao Karina - mi sorrise un po' imbarazzato. Sembrava così strana questa situazione.

Sembrava ancora più bello e per me era come essere tornati a respirare. Erano stati i giorni più lunghi della mia vita, ogni mattina mi alzavo sperando che tutto questo fosse un sogno e che, girandomi dall'altra parte del letto, avrei trovato Caleb mentre mi mostrava un sorriso proprio come stava facendo adesso.

- Ciao - ricambiai il sorriso.

- Ho chiamato mio padre. Gli ho detto di tenere fuori dal patrimonio Julia -

- Caleb- lo bloccai

Tuttavia, Caleb continuò a parlare: - No, aspetta. Ho fatto una cosa orribile e me ne vergogno ma in questi dieci giorni ci ho pensato, soprattutto negli ultimi tre in cui ti ho dato più spazio; di non avere bisogno dei suoi soldi. Posso fare quello che voglio da solo e e vorrà dare qualcosa a Julia va bene ma, non deve farlo per un altro scopo come l'idea di mettermi la testa apposto perché io sono così e deve accettarlo. Non lo voglio dare il mio cognome a Julia - mi guardò aspettando una risposta.

Feci per parlare ma mi interruppe per aggiungere: - Però lo rifarei, senza questa idea non sarei mai venuto da te e la mia vita sarebbe stata noiosa e senza senso. Alzarmi con Julia che si butta addosso addosso o tu che vai in giro per casa  con quei pantaloni grigi orribili-

- Criticare i miei pantaloni non ti farà avere punti - lo bloccai e trattenni una risata.

-Però è la verità - ribattè e mi fece un sorriso.

Risi e accavallai le gambe: - Comunque, a quanto pare hai già fatto di testa tua. Io avevo un'altra proposta ma ormai è inutile - mi ero preparata un intero discorso ma come al solito, mi aveva scombussolato tutti i piani.

- Voglio sentirlo lo stesso il tuo discorso- mi sorrise e si passó una mano tra i suoi capelli castani.

- Io ti volevo dire che voglio dare lo stesso il tuo cognome a Julia. Sei suo padre, perché non farlo? Ed è troppo facile non farlo così non otterrai nulla, se devo capire che dici la verità devi darle il tuo nome e farmi capire che non l'hai fatto per secondi fini ma solo perché dire e sentire "Julia Smith" è quello che vuoi -

- È un modo per dire che mi dirai un'altra possibilità? - sorrise speranzoso.

-In una coppia ci sono sempre i momenti negativi ed è facile lasciar perdere, mettendo tutto da parte e ricominciando come se nulla fosse accaduto. Noi dobbiamo superarlo insieme, abbiamo passato di peggio . Una relazione è come una strada, ad ogni problema ci sono due possibilità: andare dritto e vorrà dire cercare di superare l'ostacolo oppure prendere l'altra uscita e finirla -

Caleb mi prese la mano e spostò lo sguardo su Julia: -Allora sono fortunato, adoro le sfide e le cose complicate -

-Tuttavia, se farai un'altra cosa simile ti prenderò di nuovo a schiaffi - lo minacciai e Caleb scoppió a ridere fino a che non trattenne il fiato sentendo il rumore di un lampo: - Fin da piccolo ho la fobia dei fulmini - ammise e strinse la presa sulla mia mano.

- Da quanto? -

-Da sempre, nulla di preoccupante- sorrise leggermente e il cielo si illuminò prima di tuonare di nuovo: - Ma direi di andare-

Chiamammo Julia e lei iniziò a correre verso di noi: - Torniamo a casa tutti e tre- sorrisi e lei corse verso la mia macchina.

Guardai Caleb che sembrava senza parole e gli presi la mano: - Forza, Caleb Smith, torniamo a casa? -

Lui si alzò e sembrava rigido come se ci fosse un secondo fine e non volessi crederci. Gli accarezzai la guancia con la mano libera e gli diedi un bacio a stampo : - Nuovo inizio? - domandai.

- Nuovo inizio - confermò sorridente  e mi lasciò un bacio sulla fronte prima di avviarci verso la mia auto a passo svelto.

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