20. Due domande

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Quel giorno mi ero alzata con un mal di testa fortissimo al tal punto che potevo sentire le mie tempie stringersi sempre di più al lati della mia testa mentre mi staccavo dal cuscino

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Quel giorno mi ero alzata con un mal di testa fortissimo al tal punto che potevo sentire le mie tempie stringersi sempre di più al lati della mia testa mentre mi staccavo dal cuscino. Cercai di risolvere il problema preparandomi una tisana ma mi divenne quasi impossibile berla quando la rabbia nei confronti Caleb mi salì al centro del petto. Quella sera entrai nella mia stanza e presi sonno poco dopo. In questo periodo mi resi conto che ero più stanca del solito. Al lavoro Isabelle era sempre stanca e tutto lo stress che accumulava me lo trasmetteva. Avevo un' infinità di fascicoli da trascrivere al computer e il tempo non era dalla mia parte dato che avevo solamente la mattinata a mia disposizione. Dopo la pausa pranzo, tentavo di concludere la maggior parte del lavoro svolto in ufficio e, per il rimanente, me lo portavo un po' a casa, in modo da trovarmi avvantaggiata. Oltre a questo, non mi incontravo con Ed dalla cena e non sapevo se preoccuparmi o meno per quando riapparirà davanti a me. Decisi di bloccare la valanga di pensieri che mi stavano schiacciando la testa così, dopo essermi messa un tubino blu, mi diressi verso la cameretta di Julia per svegliarla ma, quando aprii la porta, vidi solamente il letto disfatto. In quel momento il panico si fece spazio dentro di me così tanto da sentire il cuore balzare fuori dal petto.Strinsi la presa sulla maniglia della porta per poi lasciarla quando scesi le scale di corsa con la speranza di vederla in cucina o in soggiorno ma di lei nessuna traccia .

Dov'era?

Pensai preoccupata, guardandomi intorno.Feci di nuovo le scale e tornai al primo piano per svegliare Caleb. Doveva aiutarmi a ritrovarla.Quando aprii la porta della sua stanza feci un respiro di sollievi e risi nel vederli in quella posizione.Lui era ancora addormentato a pancia in giù con Julia stesa sopra di lui e con la testa sulla sua spalla. Non si vedeva molto il suo viso ma soltanto la chioma dei suoi capelli. Presi il suo orsetto per terra. Era sempre quella la sua fine. Nel sonno Julia lo faceva sempre cadere perché non riesce a dormirci insieme. Le dava fastidio e lo scalciava via fino a farlo cadere.Mi sedetti sul bordo del letto e scostai leggermente i capelli mia figlia.Sembrava un angelo.Anzi lo era.

- Ragazzi! - urlai facendo sobbalzare entrambi. Julia cadde all'indietro andando a finire sul materasso mentre Caleb si mise a sedere, portandosi una mano sul petto per lo spavento. Sentii un'altra fitta alla testa.Non dovevo urlare così tanto.

- Spiegami. Lo fai per vendicarti? Perché non credo di meritare un infarto - disse mentre respirava affannosamente.

- In teoria sì, ma sei proprio esagerato. Era solo un urlo- risi e mi alzai: - Julia devi cambiarti-

- io ho sonno - si lamentó, tirandosi la coperta sopra la testa.- Ma devi andare all'asilo. Devi vedere i tuoi nuovi compagni, la tua nuova maestra e poi, hai quasi finito. Resisti ancora un altro po' - le privo di nuovo del lenzuolo, sperando di riuscire a farla alzare, invano.

- Dai, Julia - dissi muovendole il braccio.

- No -

- Julia!- la ripresi incrociando le braccia.-

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