28. Tornare a casa

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- Da capo. Rimetti da capo, mamma - urlò dal sedile posteriore Julia.
Era la terza volta che ascoltavamo l'audio libro di Cenerentola, se Karina avesse ceduto a quella richiesta ancora una volta, rischiavo di addormentarmi.
Saremmo dovuti essere a casa da un pezzo ma, c'era un traffico infinito, la macchina era ferma da almeno mezz'ora e la storia di Cenerentola non aiutava.

- Ma non hai sonno? - mi intromisi, posando la mano su quella di Karina per impedirle di rimettere da capo il racconto.

-Sono sveglia. Ho dormito benissimo- mi rispose stringendo il peluche: - E ora, ascoltiamo Cenerentola! - esclamò alzando le braccia in aria e il suo peluche sbattè contro il tetto della mia auto facendo un leggero rumore.
Forse era l'unica ad aver dormito e ad essere così pimpante, durante la notte pensavo solamente a Karina e a quanto sono stato bene con lei. Non avrei mai pensato che qualcuna potesse farmi sentire bene come lei. Quando stavo al suo fianco, sentivo solamente il desiderio di essere la persona che meritava. Durante la notte in quell'hotel, avevo capito di avere una possibilità.

C'era anche un altro motivo per cui non ho dormito: Julia scalciava. Quindi, non riuscivo a chiudere occhio e potevo scommettere che muoveva le gambe anche contro la mamma. Avrei voluto sapere cosa aveva pensato Karina sulla nostra serata romantica di ieri. Questa mattina, sembrava non esser successo nulla e non avevamo avuto modo di parlare con chiarezza su ciò che accadrà in futuro tra di noi e con Ed.

Avevamo pranzato con Lucie e Garrett. I genitori di Karina erano andati via in mattinata, ma, avevano promesso che avrebbero chiamato e io, speravo tanto per Karina che lo facessero veramente. Se lo meritava. Avevano abbracciato Julia rendendola entusiasta di quella conoscenza. Stranamente sembrava più attiva degli altri giorni, non aveva neanche dormito dopo pranzo (cosa che faceva sempre). Io avevo salutato solo mia madre, di mio padre non c'era traccia.

- Dai, basta, ascoltiamo qualche canzone in radio - mi lamentai pigiando nuovamente sul clacson. Nessun auto si muoveva e non capivo l'intoppo. Mi stavo innervosendo, volevo tornare a casa, andare nel letto e dormire il più possibile.

-Biiip - imitò quel rumore Julia ridendo il suono mentre torturava il suo giocattolo.

-Facciamo una cosa: ora ascoltiamo le canzoni e appena ripartiamo, rimettiamo la storia di Cenerentola - propose Karina girando il capo verso i sedili posteriori per guardare la bambina. Aveva un vestito nero scollato che mostrava le sue gambe e l'unica cosa che pensavo era a volerle toccare di nuovo mentre arrivavo con la bocca al suo punto più sensibile.
Adesso, avevo un bisogno disperato di una doccia fredda. Cazzo!

-Ma ci vuole tanto tempo -

- Non è vero, staremo giusto qualche altro minuto - rispose guardandomi. Sapevamo entrambi che di questo passo, saremmo rimasti bloccati per altre due ore.

- D'accordo- dallo specchietto la vidi annuire e guardare fuori dal finestrino mentre accarezzava le orecchie del peluche.

- Dopo questa promessa, sto davvero sperando che il traffico resti così - commentai a bassa voce per farmi sentire solo da Karina.
Lei rise e ciò, mi fece sorridere. Doveva essere di quell'umore più spesso, ma sapevo benissimo che, tornando a casa, avremmo fatto i conti con la realtà e il mio desiderio non si sarebbe avverato.

-Non é brutta la storia di Cenerentola-

- Ma la voce di chi parla si, é irritante - commentai, la donna che raccontava la storia, parlava in maniera meccanica e monotona come se fosse annoiata. Potevo percepire tutta la scocciatura in quella voce mentre, Julia, percepiva l'allegria e la parte positiva di quella voce.
C'era un problema, non esisteva.

-Non ti lamentare, tu hai ascoltato solo questa. Io, ho ascoltato anche la storia di: Cappuccetto Rosso, Biancaneve, la Bella e la Bestia e tutti i classici Disney registrati dalla stessa donna - quando smise di parlare, pensai a quante cose mi ero perso in soli quattro anni. Mentre Julia iniziava a camminare, io ero a fumare erba o a flirtare con qualche ragazza.

- Sembra un girone dell'inferno - commentai fissando la strada davanti a me. Karina rise, di nuovo, io dimenticai la voce che raccontava la storia che si era intrufolata nella mia testa e non voleva saperne di uscire.

-Ci farai l'abitudine- disse e fissai la macchina davanti a me, muoversi.
Non ora pensai sbuffando mentre rimettevo in moto l'auto.
Julia si spostò, mettendosi sul sedile centrale per guardare la strada: - Rimetti! Rimetti! - gioì indicando la radio e Karina, rimise l'audio libro, come aveva promesso.

****
Tornammo a casa dopo un'altra ora, nonostante il traffico avesse iniziato a muoversi, era stato tutto molto lento.
Dopo aver chiuso la porta della camera di Julia, che si era addormentata alla fine del racconto di Cenerentola; iniziai a sentirmi nel panico. Ora eravamo soli, solo io e Karina.

- Appena torna dall'Italia o ovunque lui sia, parlerò con Ed - fece lei poggiandosi contro la porta della stanza di Julia. La guardai sbalordito,  riuscivo a vedere la donna sicura che era diventata e non quella timida, insicura di quando ero arrivato in città.

- Potrebbe farti qualcosa di brutto-

-Lo fa già, Caleb-

- Qualcosa di peggio- precisai e le presi la mano facendo un passo verso di lei: - Non voglio che ti accada nulla. Starò al tuo fianco -

Karina portò l'altra mano sulla mia guancia, accarezzandola sorridendo: - Andrà bene e qualsiasi cosa accada, io l'accetto. L'importante é liberarsi di lui-

- Si può trovare un modo meno doloroso? -

-Non c'è e io posso sopportarlo -

-Io starò accanto a te e appena noto le sue mani su di te, mi intrometto - conclusi. Non volevo sentire obiezioni.
Voleva affrontarlo? Va bene ma, io starò al suo fianco.

- Non ser.. -

-Non cambio idea - la interruppi incrociando le braccia mostrando la mia sicurezza in quella decisione. Se sarà necessario affrontarlo fisicamente o meno, io sarò in grado di farlo. Sono più forte di Ed.

- Vediamo che succede quando tornerà in città, va bene? -

Annuii con il capo e i capelli ricaddero sugli occhi facendola sorridere, me li spostò avanzando ancora verso di me e, quando, il suo stomaco brontolò disse: - preparo da mangiare -

- Prenotiamo qualcosa, resta con me. Devi riposare un po' anche tu - non avevo fame ma, avrei mangiato anche una valanga di cibo scaduto solo per starle vicino. Non mi ero mai sentito così. Iniziavo a capire quelle persone che avevano solo occhi per una ragazza e voler stare attaccato a lei come una calamita.

- D'accordo ma, prenoti tu e andiamo in camera mia - sorrise, poi si voltò camminando verso la sua stanza e io la seguii volentieri, senza pensarci due volte.

Ci stendemmo entrambi sul letto e lei poggió la testa sul mio petto mentre io iniziavo ad accarezzarle i capelli dopo aver prenotato le pizze.
Non parlammo di niente, restammo in quella posizione per un tempo indeterminato. Quel silenzio non mi dispiace, non era imbarazzante o altro, ad entrambi piaceva stare così per bearci ancora un po' di questi attimi prima che tutto venisse rovinato ma, non da Ed. Da me.
Dovevo parlarle ma, non sapevo da dove iniziare, l'avrei ferita e lo sapevo fin dall'inizio. Il mio piano, però, non poteva essere interrotto, ormai, ero quasi alla fine. Dovevo solo pensare a come spiegare questa cosa e sperare che io stia solo ingigantendo tutto immaginandomi la ira della ragazza che aveva appena chiuso gli occhi. Aveva un leggero sorriso sulle labbra, era serena e detestavo sapere che sarò io la causa della sua infelicità.

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