Siamo semplicemente noi #66

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Saranno presenti delle parole leggermente spinte, non è comunque obbligatorio leggere
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Percorro il famoso corridoio della mia amata università.
Ho scoperto che Eva e Luke, Jocelyn ed Elia, Tessa e Jexson e infine Solange e Matt si sono presi ognuno una propria casa, andando via dal dormitorio del campus. Meglio così per loro. Ho notato sinceramente delle strane occhiate a casa mia da parte di Ryder a Cam. Strana come cosa, no?

Quando passo davanti la segreteria saluto con la mano e con un sorriso Mary, che ricambia affettuosamente. Mi imbatto nel bar della scuola, non ho fatto colazione e sto morendo letteralmente di fame. Mi fermo davanti ad una macchinetta e prendo una barretta al cioccolato. Quando mi giro per andarmene, una ragazza mi viene addosso, colpendomi con la mano la pancia. Mi piego in due dal dolore, oh no.

Alzo lo sguardo, e l'unica cosa che vedo di quella ragazza è la sua schiena. Si allontana a passo veloce, e indossa una felpa col cappuccio azzurro. Mi ha dato il pugno allo stomaco di proposito? Chi è?

Il dolore non passa, e non riesco a capire perché. E... se ha fatto del male al mio bambino? No, non potrei sopportarlo.
All'improvviso vengo circondata da ragazzi e ragazze che cercano di aiutarmi, ma una voce, quella voce, li fa fermare tutti.

"Spostatevi, ci penso io!!" mi raggiunge e senza neanche darmi il tempo di parlare, mi prende in braccio come se fossi una sposa, ed esce.

"Lasciami Kol, ce la faccio" mormoro appoggiando la testa sulla sua spalla.
Lui non mi risponde, guarda davanti a sé, mentre sicuramente si dirige verso l'infermeria. Sento gli occhi incominciare a pizzicarmi, non per il dolore allo stomaco, ma perché è la prima volta che lo vedo dopo un mese. Che sto avendo un contatto con lui. Vorrei gridare, vorrei urlargli contro quanto male mi ha fatto, quanto vorrei tenerlo lontano da me adesso, ma non ci riesco. Non ci riesco perché lo amo, lo amo troppo. Lo amo così tanto da prendermi la colpa di cose che non ho fatto, ma che ha fatto lui.

"Oh piccina mia.. cosa ti è successo?" chiede Melissa, l'infermiera più dolce che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Ha quarant'anni, capelli mori e occhi blu.

"Una ragazza mi ha dato un pugno allo stomaco. Mi fa male e...io...sono incinta" spiego tremando. Kol mi rivolge uno sguardo, che però non ricambio. Mi stende sul lettino e si appoggia la muro con le braccia incrociate al petto.

"Oh mamma mia" spalanca la bocca Melissa toccandomi la pancia. Inizio subito ad agitarmi. Perché questa reazione? Che significa?

"C'è qualcosa che non va? Non posso perdere mio figlio. Sta bene vero? Deve stare bene io..io non posso perderlo" le lacrime iniziano a scendere sulla mie guance.

"Lorena, tranquilla. Respira e espira. Il tuo bambino sta bene, ma ti consiglio di stare a casa a letto" mi rivolge un sorriso materno.

"Ma come faccio con l'Università? Io voglio frequentarla" ribatto un po' triste, mettendomi a sedere.

"Puoi riprendere gli studi una volta aver finito la gravidanza, perché così non va bene. Né per te e né per tuo figlio" annuisco scendendo dal lettino. Rivolgo un sorriso di gratitudine a Melissa, per poi uscire dell'infermeria senza aspettare Kol. Non può dopo un mese farsi vivo e aspettarsi che io gli salti addosso incominciando a baciarlo. Le sue ultime parole, sono ancora impresse nella mia mente, e fanno male ogni giorno di più.

"Avevo paura che tu non accettassi il figlio che ho in grembo"

"Ed è proprio così"

"Che vuoi dire?" 

"Io non l'ho accetto"

Fanno troppo male. Non riesco a togliermele dalla testa.

"Lorena!" mi chiama. Non rispondo e continuo a camminare per il corridoio. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, ma spero lo stesso che non mi raggiunga e che se ne vada.

"Lorena fermati cazzo!!" mi afferra il polso, girandomi verso di lui. Lo guardo negli occhi, con la mascella serrata.

"Cosa vuoi Kol" sbotto incrociando le braccia al petto.

"Scusarmi" sospira.

"Scusarti?? Secondo te basta questo per farti perdonare dopo quello che hai detto. Tu non accetti nostro figlio e secondo te un semplice scusa può ridurre la sofferenza che provo?? Io ti amo, eccome se ti amo ma cazzo!! Quello non dovevi dirlo Kol!!" lo sorpasso, dandogli una spallata, per poi uscire dall'università dalla porta d'emergenza.

Corro nel cortile piangendo, anche se non dovrei. Salgo sopra la mia macchina e sfreccio a tutta velocità verso casa. Singhiozzo, mi asciugo le lacrime con la mano. Tutto quanto è una merda, una merda assurda. Scendo dall'auto velocemente dopo aver parcheggiato di fronte casa mia. Ed entro di fretta, ma la porta non ha il tempo di chiudersi che si riapre di scatto. Mi giro sobbalzando. Kol, dovevo aspettarmelo.

"Kol vai via, non voglio sentirti" sbotto, stringendo me stessa come in un abbraccio per darmi forza da sola.

"No!" viene verso di me a passo deciso, mi prende dai fianchi, e mi mette al muro, sono in trappola. Una mano è sopra la mia testa, l'altra stretta sul mio fianco. Il suo viso vicino al mio, con il fiato sulle mie labbra. Non riesco più a resistere.

"Mi dispiace" mi guarda negli occhi, sono lucidi "Mi dispiace di essere sempre e il solito coglione. Mi dispiace se sono uscito fuori di testa a sapere del bambino. Mi dispiace aver detto che non l'ho accetto. Mi dispiace averti lasciata sola per un mese. Mi dispiace non esserti stato accanto. Mi dispiace per non essermi fatto trovare. Mi dispiace per il dolore che ti ho fatto provare. Mi dispiace se ti faccio solo soffrire. Mi dispiace per non esserci stato. Ma cazzo, non mi dispiace per niente di essermi innamorato di te, tanto meno non mi dispiace di diventare padre"

Porta una mano tra i miei capelli, mi sposta una ciocca, per poi baciarmi. Non oppongo resistenza, perché con lui non ci sono mai riuscita, ma anche perché le sue parole hanno toccato il fondo del mio cuore. Malgrado tutto, lo amo. Lo amo troppo per avercela con lui, lo amo troppo per lasciarlo. Lo amo troppo per dimenticarlo. Mi ha cambiata tantissimo, e lo sto notando solo adesso.

Allaccio le braccia al suo collo, portandolo più verso di me. E a quel punto mi prende in braccio portando le mie gambe attorno al suo bacino. Sale le scale con facilità, anche se qualche volta sbanda. Arriviamo nella nostra camera da letto. Mi ci sdraia sopra e da lì non capisco più nulla.

Le sue labbra sul mio collo. Le sue mani su di me. I vestiti ovunque.

È da tanto che non mi sento così con Kol. Mi è mancato, mi è mancato tutto di lui. Mi stringe contro il suo petto, mentre lascia un bacio tra i miei capelli, che accarezza con delicatezza.

"Non sai quanto mi sei mancata" mormora mettendosi di lato verso di me, così lo faccio pure io.

"Anche tu" ricambio sorridendo. Mi porta più vicino a sé. Mi ritrovo con un braccio attorno al suo bacino, la testa sul suo petto, e le gambe intrecciate. Un suo braccio attorno alle mie spalle, e l'altro sul mio fianco. Voglio restare sempre così, con lui, con il nostro amore.

Mi abbandono al sonno. E per la prima volta dopo un mese, sono sicura di riuscire a poter dormire bene. Senza nessuna preoccupazione, senza di niente. Perché adesso che ho di nuovo lui, tutto va bene, io sto bene. Il suo posto è qui con me, e il mio è con lui, sempre. Fa parte di me, è ossigeno. Non ne posso fare a meno, è peggio di una droga, perché lui è l'unico capace a riuscire a farmi dipendenza. Lui mi fa perdere la lucidità come la cocaina non riuscirebbe mai a fare.

È semplicemente lui.
Siamo semplicemente noi.

Il nostro amore Impossibile [COMPLETA] [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora