• Capitolo 2

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"Trova qualcuno che ti faccia dimenticare il tuo passato, la tristezza.
Trova qualcuno che ti cambi la vita, che la renda migliore, che sostituisca e riempia il vuoto di chi se n'è andato.
Trova qualcuno che ti sa tenere testa.
Trova qualcuno con cui valga la pena sorridere"

« Secondo te è viva? »
Cosa più stupida e inutile non poteva essere detta.
Gli occhi della ragazza si puntarono con sguardo di rimprovero sulla figura al suo fianco.
« Certo che è viva, cretino! Non vedi che respira? »
« Cosa ne so? Per quanto mi riguarda potrebbe anche rimanere tutto il suo soggiorno qui a dormire. Magari lo potessi fare io! »
Il rosso si stravaccò sulla sedia, stanco di stare ad aspettare che gli mostrasse i suoi occhi verdi-azzurri.
« Datele tempo, il sonnifero era molto forte. »
Le sue mani formicolavano all'idea che ci fossero una cinquantina di macchine pronte per essere manomesse, mentre lui era lì impaziente, seppur dimostrasse il contrario, al contrario del ragazzo rosso.
Infatti, nonostante la sua affermazione traspirasse pazienza e leggerezza, fremeva dalla voglia di vederla sveglia.
« Così forte da ucciderla? »
Era rimasto nell'idea che le avessero tolto la vita. Non lo preoccupava più di tanto, aveva ucciso molte persone e di sicuro non gli importava se quella ragazza, stesa nel letto dormiente, si svegliasse o meno.
Per lui era una perdita di tempo.
« La vuoi piantare? È viva e vegeta, anche se dorme! »
I suoi occhi, spettacolari, si alzarono verso l'alto, con uno sbuffo caratterizzato da una nuvola di fumo.
La spalla gli doleva per il troppo tempo passato appoggiata allo stipite della porta, ma non aveva voglia di cambiare posizione.
Era stanco di sentire i due ragazzi battibeccare da più di venti minuti, ma non era stanco di osservare la ragazza che era stata portata nel magazzino abbandonato poche ore prima.
"Chissà com'è." Pensava.
Un lungo respiro e un movimento improvviso portarono gli occhi del voglioso meccanico sulla figura stesa sul letto.
I due smisero di dialogare con frasi poco carine rivolte l'una all'altro.
La spalla era finalmente libera di tornare a muoversi naturalmente mentre le suole degli anfibi si avvicinavano al letto.
Due occhi, verdi-azzurri, vennero puntati sulla ragazza seduta affianco al letto.
Dovette sbattere ripetutamente le palpebre per capire dove si trovava.
Quel posto lugubre, ma comunque rimesso in sesto in parte, sembrava una stanza di un magazzino, ed era effettivamente tale.
La grandezza della stanza era dimezzata da pannelli di prefabbricato bianco, come il colore delle lenzuola del letto su cui era ormai seduta.
Si guardò attorno e poté osservare la figura poco sfocata di ben quattro persone.
Tastò sul materasso per cercare ciò che le permetteva di avere una vista appropriata per la sua giovane età, e la presenza della montatura degli occhiali sotto il palmo della sua mano la fece sospirare, ritenendosi fortunata, come tutte le mattine, di ritrovarla. Aveva il vizio di addormentarsi con gli occhiali ancora indosso, nonostante si ripetesse sempre di doverli togliere.
Il problema quel giorno, però, era che non aveva preso sonno da se.
Non ricordava di essersi addormentata nel suo letto, ricordava quelle tre figure che l'avevano costretta a vedere il buio.
Solo dopo essersi ricordata ciò che era successo balzò in piedi, indietreggiando fino a rabbrividire per il contatto tra la sua schiena e il prefabbricato, che fungeva da muro.
Erano i Ghosters, ne era estremamente sicura.
Ricorrendo ai racconti di Jake, doveva stare in guardia.
Tremava di paura infatti, soprattutto per il fatto che non sapesse cosa volevano da lei.
« Sta' tranquilla, non ti faremo del male. » La voce della ragazza che era seduta affianco a letto le giunse all'orecchio.
La guardò avvicinarsi a lei, come altre tre figure.
« Io sono Jade, tu invece come ti chiami? »
Il tono della ragazza, estremamente calmo e dolce, le faceva solo venire la pelle d'oca.
D'altro canto, cosa ne poteva sapere lei che non le avrebbero torto nemmeno un singolo capello?
Non poteva farsi vedere debole.
Sarebbe stata più vulnerabile.
« Cheryl. » Disse, rivolgendo però lo sguardo su una chioma di capelli rossi.
Poté riconoscere nei tratti spigolosi del viso il ragazzo che l'aveva presa con forza e portata nel vicolo cieco.
Solo allora capì che non era un rosso naturale, era ovviamente tinto: lo dimostravano le sopracciglia castane.
Le mèches della ragazza di fronte a lei, invece, la riportavano a poche ore prima, quando la spalla della stessa ragazza urtò la sua.
Guardò ancora più indietro, e scorse un ragazzo moro, dagli occhi celesti che spiccavano nel pallore del viso. Aveva un cappuccio in testa, quello della felpa, e la guardava curioso.
Il suoi occhi, però, non erano quelli che l'avevano guardata ben due volte.
Quelli li incontrò dopo, quando vide un ragazzo vicino a quello che doveva essere il suo letto, poggiato alla parete come lei.
Tutte le sue teorie vennero confermate alla vista di un paio di orecchini oro, che rappresentavano una piuma.
« Bene, Cheryl. Dal tuo sguardo terrorizzato sembra che sai già chi siamo. »
Il tono del tinto rosso sembrava che stesse parlando con una bambina a cui bisogna spiegare una cosa pressoché difficile.
Non era come quello di Jade, il suo era dolce, quello che si rivolgono due ragazze al loro primo incontro.
« Senti, Ron Weasley dei poveri, non sono una bambina di tre anni a cui bisogna spiegare che picchiare un proprio amico è sbagliato.
Puoi parlarmi come ti rivolgi ai tuoi amichetti. »
Gli disse, senza peli sulla lingua.
Lei era così, sincera e gentile, ma per un momento se ne pentì: se le avessero fatto del male? Tuttavia, non voleva farsi vedere debole, perché non lo era mai stata.
Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno ormai, non si fece scrupoli a rispondere a tono ad un Ghoster, dato che per quanto le riguardava si considerava già morta solo per il fatto che ce li avesse davanti.
Jade non riuscì a non prenderlo in giro gridando un "oh" prolungato.
Il ragazzo con il cappuccio dovette mettersi una mano sulla bocca per evitare che il rosso finto vedesse che stesse quasi per scoppiare a ridere.
Anche il ragazzo con le piume accennò un piccolo sorriso, tirato solo da un lato della bocca.
« Sei riuscita a far sorridere anche Irama, ti faccio i miei complimenti. »
La guardò divertito il ragazzo che era stato preso in giro.
Non sapeva perché, ma dopo che sentì quel nome si voltò automaticamente verso il ragazzo appoggiato al muro.
"Deve per forza essere lui."
« Piantala, Kyle. La pivellina ci ha dimostrato che sa rispondere a tono, ma deve ancora imparare tanto. »
Si diede una spinta con il piede per tornare in posizione eretta, poi gettò a terra il morsone di sigaretta, ormai finita.
Ebbe i brividi quando vide il ragazzo incrociare le braccia al petto e guardarla con uno sguardo indecifrabile, persino da Cheryl, che di sguardi se ne intendeva.
« Finiamo con le presentazioni.
Ron Weasley è Kyle, mister tutto motori e olio è Lori. »
Guardò il ragazzo con il cappuccio, le le rivolse un sorriso e un cenno con il capo.
"Un'altro sorriso sincero."
« Io sono Irama Plume, il tuo nuovo capo. Noi siamo i Ghosters, penso che ci conosci già. Sei la nostra nuova recluta, ma questo non ti permette di farci domande e prenderti la briga di fare tanti errori.
Sbagliare è umano, ma non per noi.
Un singolo passo falso e siamo tutti e cinque dietro le sbarre, al fresco.
Quindi ti consiglio di mantenerti sulle tue e ascoltare tutto ciò che ti dirà Jade, che ti farà da mentore. Tutto chiaro? »
Il tono che usò il ragazzo, Irama, contro di lei, le fece solo mandare i nervi a rovescio, e poi non stava capendo nulla: cosa c'entrava lei li? Cosa aveva fatto per essere rapita da quella gang?
Strinse i pugni e serrò gli occhi in due fessure: la paura si trasformò in rabbia.
« Ascolta, Acchiappa Sogni, io non sto alle regole di nessuno.
Io non ti ho di certo detto di farmi diventare la vostra nuova recluta, non capisco perchè siete venuti proprio da me!
Nonostante ciò, non sono una persona che fa la spia e so che se provassi a fuggire mi prendereste per i capelli e mi uccidereste.
Io ho una vita davanti, non posso rischiare di andare in mezzo ai guai perché sono stata prelevata da voi senza il mio consenso.
Quindi, mi potresti spiegare gentilmente perché mi trovo qui e non a vivere la mia normalissima vita? »
Jade sbarrò gli occhi, Kyle si portò una mano a grattare la fronte, Lori si schiarì la voce, spostando lo sguardo sulle sue sneakers.
Irama alzò il capo, la guardò dall'alto.
« Ringrazia il Signore Eterno che tu sia qui. Ti ho salvato la vita.
Dovresti baciarmi i piedi per il fatto che non ti abbia ucciso subito e che non lo farò per adesso.
Ho detto: niente domande.
Tu non puoi neanche immaginare che sforzo ho dovuto fare per portati qui, non era mia intenzione.
Quindi, pivellina, stai sulle tue, niente domande, segui le regole o vedrai solo il buio della terra che ti ricopre.
Chiaro? »
Sputò tutto in uno solo colpo, avvicinandosi così tanto che Cheryl si sentì ancora più piccola di quanto non lo fosse già.
Ebbe paura, ma non di essere uccisa o di lui, paura di non poter più vivere.
"Non potrò scappare, questo lo so già."

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora