• Capitolo 19

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"Sei bella perché prima di fare qualcosa pensi costantemente a tutti anche se nessuno pensa e te."

Quello era il momento più bello che potessero vivere, anche se gli argomenti che venivano messi in ballo non fossero dei migliori.
Era il momento in cui ognuno poteva dire la propria, in cui si era insieme, in cui si poteva capire che tutti fossero al sicuro, o quasi.
Ognuno assumeva una propria posizione, come per esempio Kyle era appoggiato al muro della grande sala, con un piede sopra una sedia.
Jade era seduta su una sedia, con una gamba piegata su di essa e l'altra tesa a terra.
Lorenzo, per quanto fosse possibile, piegava di tanto in tanto la gamba sinistra, mentre l'altra era appoggiata sul tavolo.
Filippo, come suo solito, era in piedi, con le braccia incrociate, e di tanto in tanto camminava.
Cheryl, invece, era seduta sul tavolo, volgendo le spalle a Kyle.
« Non hai visto chi erano? »
Filippo tentava in tutti i modi di scoprire chi avesse rapito Lorenzo.
« Si, Filippo, li ho visti, ma sono a me sconosciuti, e se lo sono a me, figurati a te. »
Filippo restò in silenzio, non perché non sapesse che cosa dire, ma perché dovette riflettere.
Non appena capì cosa avessero intenzione di fare coloro che avevano rapito Lorenzo la stessa mattina, Cheryl prese parola
« Non vogliono far capire chi sono, quindi hanno pagato dei mercenari per fare per loro il lavoro sporco.
Potrebbero essere gli stessi che ti hanno minacciato di ucciderci se non finirai l'incarico. »
Ancora una volta Filippo rimase in silenzio, con sguardo sorpreso, guardandola.
Era come se lei fosse entrata nella sua testa e avesse detto proprio quello che lui aveva pensato.
« Esatto. »
Disse, per non sembrare un ignorante.
« Quindi? Qual è il piano? »
Chiese Kyle.
Filippo rispose dopo solo qualche secondo
« Lori, puoi richiamare il numero? »
Lorenzo annuì, alzandosi e, zoppicando, arrivò al telefono, seguito da Filippo, che afferrò la cornetta dopo che il suo migliore amico digitò qualcosa.
Premette il tasto viva voce e poggiò la cornetta al lato del telefono, attendendo alla risposta.
« Irama Plume, quale buon vento ti porta a chiamarmi? »
Tutti ascoltarono con ansia ciò che si dissero, ma soprattutto il discorso di Filippo.
« Sai, io sono sempre stato molto metodico, odio le cose fatte a caso.
Pertanto ho sempre seguito tutti i miei incarichi, senza lasciarne nemmeno uno in sospeso.
Quindi, io mi chiedo, com'è possibile che mi chiami dicendo di finire il mio incarico altrimenti vedrò tutta la mia famiglia morta?
Con me gli inganni non funzionano, tantomeno le minacce.
Rapendo un membro dei Ghosters tramite mani che non ti appartengono mi hai fatto capire che sei solo un codardo, magari ricco e potente, ma rimani comunque tale.
Non credo che continuando a rapire a turno i Ghosters mi farai tremare le gambe, perciò arriva al punto.
Chi sei e cosa vuoi da me? »
Cheryl continuava a guardare le labbra di Filippo muoversi lentamente, e avrebbe pagato oro per avere la sua spigliatezza nel parlare così seriamente.
« Mi hai stupito Irama Plume, ma non credo che riuscirai a farmi avere ciò che desidero. »
Filippo sospirò dopo le parole di quella voce meccanica e profonda.
« Allora faccio io una proposta, oppure devo guardare dietro di me temendo che qualcuno rapisca un membro della mia gang? »
Il mittente ridacchiò, poi disse
« Ti piace scherzare, a quanto vedo.
Mi alletta sentire la tua proposta, ma se non mi piacerà ricorreremo alla mia. »
Filippo si passò una mano sulle labbra, respirando a fondo, dandosi forza per parlare.
« Dieci macchine modificate, senza prezzo. »
Tutti si guardarono con aria sbalordita, persino Cheryl che di affari non se ne intendeva.
« Fil, ti sei imp- »
Jade balzò in piedi dalla sedia e si avvicinò velocemente ad Irama, sussurrando.
Filippo allungò la mano verso di lei, fermandola senza neanche sfiorarla.
« Be', devo dire che è una bella proposta.
Accetto, ma ad una condizione. »
Filippo si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, attendendo che continuasse a parlare.
« Vuoi saperla? »
Il ragazzo con le piume assunse un'espressione scocciata
« Mai sentito parlare del proverbio "Chi tace acconsente"? »
« Io odio chi non mi parla. »
Affermò colui dall'altra parte della cornetta, poi si schiarì la voce
« Voglio quelle auto entro la prossima settimana: voglio provarle prima della corsa all'Infinity.»
Questa volta sbarrò gli occhi solo Lorenzo.
« Affare fatto. » Disse Filippo, per poi chiudere la chiamata.
Tutti rimasero in silenzio e lui fece per andarsene, ma venne bloccato dalla voce di Lorenzo
« Ti sei bevuto il cervello?
Non riuscirò mai a modificare dieci macchine in una settimana! »
Filippo si voltò e disse
« Ne prenderai alcune già pronte, ce la farai. »
« Hai scordato il fatto che ho una ferita alla gamba per una pallottola!
Vuoi farmi stare piegato su un cofano aperto giorno e notte? »
Il ragazzo, che aveva ricominciato a camminare, si bloccò e raggiunse a grandi falcate il suo migliore amico.
Con un palmo di separazione tra i loro visi disse
« Non credi sia meglio la fatica che la morte? Io l'ho fatto per voi, non posso vedervi morire davanti ai miei occhi.»
Lorenzo sembrò pensarci, ma poi disse
« Dovresti parlare con noi prima di prendere una decisione così importante. »
Filippo lo imbruttì, e quella fu la prima volta che Cheryl lo vide arrabbiato con uno della sua "famiglia".
« Fino a che non mi ritrovo due metri sotto terra, o direttamente steso sul terreno con una pallottola conficcata in testa o nel petto, sono io il capo e prendo io le decisioni di cui non si può discutere e devono essere prese immediatamente.
Fammi un fischio quando vuoi cominciare il lavoro, ti vengo a dare una mano, e come me tutti.
Io non ti abbandono e resto umile anche se non ti parlo prima di una decisione che mette in gioco la vita della mia famiglia. »
Rimasero tutti zitti, anche quando vennero guardati tutti da Filippo, che sembrava nettamente nervoso.
« Tra mezz'ora abbiamo appuntamento con un tipo alla vecchia discarica, tenetevi pronti. »
Dopo quest'ultimo intervento se ne andò, lasciando tutti senza parole.
Cheryl aveva capito solo in quel momento quale disgrazie dovevano sopportare tutti, nessuno escluso, neanche lei, che però non sapeva quale fosse la verità.

Potrebbe essere ripetitivo, un po' come il risveglio, ma era così: l'auto in movimento era popolata dal silenzio.
Le solite due persone sedute sui sedili anteriori, il solito silenzio imbarazzante.
In quel momento, però, una di quelle due persone non sentiva di mantenere quel tacito rumore, che era stato prolungato per più della metà del viaggio.
« Non pensi di essere stato un po' troppo scontroso con Lori? »
Gli occhi chiari del ragazzo si alzarono dalla strada al finestrino.
Sospirò, ritornando con lo sguardo sull'asfalto che scorreva veloce sotto le ruote della Ferrari.
« Non pensi che abbia avuto le mie ragioni per farlo?
Non ho bisogno della ramanzina, pivella. »
Era la risposta che meno si aspettava in quel momento.
Quel rapporto di quiete che stranamente si era instaurato in pochi secondi cadde.
Solo chi conosce bene Cheryl non si sarebbe sorpreso del fatto che immediatamente dovette dirgli qualcosa per metterlo fuori gioco, ma loro due erano uguali.
Pertanto, nacque il solito litigio.
« Oh, scusi Mister Piumino, ho urtato il suo sistema nervoso? »
Filippo inchiodò in mezzo alla strada deserta e si voltò verso Cheryl.
« Credi che quello che gli abbia detto sia insensato, fatto solo perché sono uno stronzo? Ho perso il contro delle mie bugie, non posso continuare a nascondere tutto a tutti.
Lorenzo, come Kyle, come Jade, come te, deve rimboccarsi le maniche per sopravvivere nella nostra vita schifosa.
È normale dire in maniera diretta le cose come stanno, e a volte bisogna essere anche abbastanza crudeli.
È così anche se è una merda, non mi importa di ciò che possono pensare. Loro mi conoscono e sanno come la penso.
Sono qui, devono fare ciò che dico io nella più sincera libertà.
Sembra incoerente, ma io non sono Hitler, tantomeno la regina Elisabetta.
Se non ti sta bene come si vive con me, puoi uscire dalla macchina ora o mai più. »
Cheryl, per la prima volta nella sua vita, era stata spenta.
Per la prima volta non sapeva cosa dire, rimase così, a guardarlo negli occhi.
I suoi, invece, si fecero lucidi.
L'aveva accoltellata con le sue parole, le aveva fatto capire com'era lui.
Le aveva fatto capire quanto fosse vero.
Questo l'aveva emozionata, poiché ciò che disse era la blanda verità.
« Bene. »
Ricominciò a guidare, con sguardo triste dopo averla vista sull'orlo del pianto.
Non pensò neanche un momento a scendere dall'auto, poiché sapeva che non poteva lasciarlo così: era triste, era fragile, era in difficoltà e lei lo aveva capito.
« In ogni caso, io sono qui per te. »
Fu l'ultima cosa che gli disse, lasciandolo completamente interdetto.
"Come faccio a rimanere distaccato da te, piccola rosa?"

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora