• Capitolo 6

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"Mi meraviglio di come sai stare vera in un tempo tutto artificiale."

« Perché sei così lenta? Muoviti! »
Aveva aspettato almeno dieci minuti prima di vederla ritornare con in mano cinque cartoni di pizza.
« C'erano molte persone, e invece di mettere sempre parola su tutto aiutami! »
Era una ragazza abbastanza impacciata per alcune cose, e in quel caso lo era nell'entrare in macchina senza far cadere la pizza a terra.
« Mio Dio, pivellina, hai preso a calci e pugni in maniera assurda un sacco da box al tuo primo tentativo e adesso non sai entrare in macchina con in mano cinque cartoni di pizza? »
Chiese retoricamente, afferrando la pila di cartoni dalle mani della ragazza, che entrò in macchina.
« Smettila, io non ho mica gli addominali, i pettorali e i bicipiti come i tuoi! » Riprese i cartoni dalle mani del ragazzo con uno scatto violento.
« Grazie per avermi fatto capire che ho dei muscoli strepitosi, ma comunque non servono per fare un'azione così banale. »
Cheryl si voltò verso di lui, guardandolo in cagnesco.
« Ascolta, Mister Piuma, te lo dico papale papale: devi smetterla di essere così dannatamente- »
Venne bloccata dalla voce del ragazzo, che aveva un ghigno sul volto, e la guardava intensamente parlare con gli occhi incollati nei suoi
« Bello? »
« Seccante, bastardo ed egocentrico.»
Concluse la sua frase precedentemente iniziata prima che lui la interrompesse.
« Infatti, basta fare il cretino. Dobbiamo andarcene da qui, siamo troppo allo scoperto. È sempre colpa tua, fai perdere sempre tempo. »
Cheryl alzò gli occhi al cielo, convinta che le stesse dando ragione, infatti disse infastidita
« Pensavo che mi stessi dando ragione. »
Sbuffò una risata come risposta, inserendo la chiave nel cruscotto.
« Come faccio a dare la ragione a te se è sempre mia? »
La ragazza non poté non ridacchiare a quelle parole e poi dire
« Già che dici così fa capire quanto lo sei, ma comunque te lo hanno mai detto che sei un idiota? »
Irama si voltò di nuovo verso la ragazza.
« A te lo hanno mai detto che sei logorroica ed estremamente stressante? »
« Non sai che le persone logorroiche portano una scintilla di felicità nella vita delle persone come te? »
Si mise sulla difensiva, ma lui rispose subito
« Nella stessa vita dove devi ancora imparare a vivere? Sei ancora piccola per questo! »
« Ti devo ripetere che sei stato tu a portarmi tra voi? A quest'ora avevo ancora la mia vita da ragazza normale e tu non avevi una "stupida ragazzina" che ti scompiglia i piani, ma tu hai rovinato tutto! »
Pochi istanti di silenzio si impadronirono dell'autovettura.
Irama non poteva che darle ragione, contemplando la tristezza che velava gli occhi della ragazza.
Gli unici occhi che erano stati capaci di sostenere i suoi in tutto quel tempo.
« Ragazzi? Ragazzi, mi sentite? »
La voce tecnologica di Kyle si espanse in tutto il veicolo, ponendo fine a quel silenzio colmato di sguardi.
« Si, Kyle, che succede? »
Rispose Irama, tornando con le mani sul volante e accendendo il motore ruggente dell'auto.
« Abbiamo bisogno di te.
Abbiamo ricevuto una chiamata alquanto strana, tornate subito, devi sapere tutto. »

« Com'è possibile?! Io ho- »
Sbraitò Irama, dopo aver ascoltato ciò che Lori ebbe da dirgli, ma dovette fermarsi quando si ricordò di un paio di orecchie che non potevano ascoltare ciò che aveva da dire, così si rivolse proprio a loro
« Pivellina, puoi solo un attimo lasciarci soli? »
Cheryl lo guardò interdetta
« Cosa? Perché? »
Irama stava per controbattere, ma Jade lo precedette, poggiando una mano sulla spalla della ragazza e dicendole
« Dagli ascolto. Aspetta solo cinque minuti, okay? »
Cheryl guardò prima male Irama, che invece sembrava così pensieroso che non aveva neanche più l'intenzione di iniziare un nuovo battibecco con lei, poi annuì, lasciando la stanza.
« Lei è qui, Moraldi mi ha detto che avrebbe saputo se avessi seguito il suo compito. »
Cominciò a parlare, tenendo un tono di voce basso per evitare che Cheryl lo sentisse.
« Forse non è Moraldi. »
« Cosa stai dicendo, Kyle? Sai benissimo che porto a termine tutti i miei compiti. »
« Ha ragione, Fil'. Potrebbe essere qualcuno che cerca di incastrarci. »
Lo appoggiò Jade, guardando il ragazzo con le piume.
« Senti, fratello, fai quello che senti di fare. »
Irama pensò alle parole di Lori, poi decise
« Okay, se chiama un'altra volta gli chiederò un incontro per capire chi è e cosa vuole. Cerchiamo di non pensarci e di non parlarne con la presenza della pivellina, okay? »
Tutti annuirono, poi Jade commentò ridacchiando
« Quando la chiamerai per nome? »
« Quando non indosserò più gli orecchini con le piume. »
Affermò, dirigendosi fuori dalla sala con una sigaretta in mano.
« Dove stai andando? »
Gli chiese Lori, osservandolo allontanarsi.
« A richiamarla. » Rispose, con un tono di voce di chi dice qualcosa di ovvio.

Non poteva starsene ferma e aspettare che la chiamassero per tornare insieme a loro.
"Dicono che devo diventare una Ghoster, ma come posso se non mi fanno partecipare alle 'riunioni' di squadra?"
Salì le scale, consapevole del fatto che si sarebbe persa.
La sera, infatti, aspettava che almeno un membro del gruppo, a parte Irama, andasse a dormire, così da seguirlo ed essere sicura di non perdersi.
Adesso, invece, aveva davvero bisogno di perdersi e pensare al fatto che Irama non avesse detto nulla dopo che si era praticamente sfogata, cosa alquanto strana soprattutto per il fatto che il battibecco iniziato in macchina aveva avuto come ultima battuta quella della ragazza.
Oltrepassò l'area delle loro camere fino ad arrivare alla fine del corridoio, dove c'era una porta, uguale a tutte le altre.
"È la stanza del volatile."
Si guardò intorno, contemplando il fatto che se l'avesse scoperta l'avrebbe come minimo imbottita di piume fino a farla scoppiare.
"Andasse al diavolo."
Aprì la porta, provocando un leggero cigolio che si poteva udire ogni volta che una porta di quel polveroso magazzino veniva spostata.
Si guardò intorno: era tutto estremamente normale se non si fossero notati i dettagli particolarmente evidenti di vari oggetti che rappresentavano piume, rose o serpenti.
Poi la vide.
All'angolo più remoto della stanza, abbastanza ordinata.
Fissò gli occhi su quella che doveva essere una chitarra, rigorosamente nera, che aveva incastrato tra le corde un plettro nero con una rosa stilizzata incisa in rosso.
L'ultima cosa che avrebbe pensato sul suo conto era il fatto che sapesse suonare, se effettivamente era così o se teneva la chitarra per arredare la stanza.
Era, però, abbastanza consumata, segno di un utilizzo costante.
Le si illuminarono gli occhi.
Non che non sapesse fare nulla, ma la musica e la medicina erano sempre state le sue doti migliori.
Si guardò di nuovo intorno, poi avanzò con passo lento.
Prese lo strumento come se fosse di cristallo, prima sfilando il plettro dalle corde.
Un fruscio di fogli che cadono le fecero voltare il viso verso di loro: erano caduti dalla base su cui la chitarra vi era perfettamente riposta prima che lei la spostasse.
Dalle note scritte sui fogli poté capire che fossero dei componimenti musicali.
Si chinò per raccoglierli e non poté non leggere le parole scritte sopra i vari pentagrammi.
Era lingua italiana, la riconobbe subito, sapendo parlarla alla perfezione.
Aveva capito dal suo marcato accento che Irama fosse italiano, come anche Lorenzo, ma non aveva mai chiesto nulla a riguardo a Lori, tantomeno ad Irama.
"Vidi un ragazzo in una sala d'attesa, con qualche rosa in mano come in un film.
Pensai che fosse una bella sorpresa, ma lui era ogni giorno lì."
Lesse le prime parole, poi non poté resistere alla tentazione di far scorrere le sue dita sulle corde della chitarra.
Non lo faceva da anni, ma il desiderio era sempre lo stesso, non era cambiato, nonostante fosse il pianoforte il suo strumento.
Seguì le note di quella canzone, che non aveva mai ascoltato prima d'ora.
"Il piumino scrive canzoni e suona anche."
Quella canzone le parve meravigliosa, soprattutto il testo.
Cercò di non far scendere le lacrime che popolavano i suoi occhi chiari.
Le parole la fecero riflettere molto, così tanto che il suo cuore non riuscì a non reggere l'emozione che le portò dentro.
Solo quando le lacrime le impedirono la vista delle note scritte sul foglio poggiò la chitarra al muro e si passò una mano sotto agli occhi, per raccogliere le goccioline salate che erano scese.
Prese un respiro e poi si voltò per uscire dalla stanza, ma sobbalzò, quando trovò la figura del proprietario della stanza fermo a pochi metri dalla porta.
La guardava, con occhi indecifrabili.
La sfumatura che presero in quel momento non gliela aveva mai vista prima d'ora.
Cheryl ebbe paura della sua reazione, comprendendo il fatto che aveva fatto irruzione nella sua stanza e aveva toccato una cosa che non le apparteneva.
« Scusa io... Vado via. »
Irama la guardò senza dire nulla, poi la vide oltrepassarlo e chiudere la porta dietro di se.
Abbassò gli occhi sulle punte dei suoi anfibi, poi si passò una mano tra i capelli
"Cosa mi stai facendo, pivellina."

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora