• Capitolo 33

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"Non guardare indietro, perché i ricordi tagliano come vetri."

Si guardava i tatuaggi sulle braccia e sulle mani, cercando di reprimere le lacrime.
"Irama non piange!"
Si ripeteva tutte le volte che tentava di farlo.
Non piangeva per le ferite sul sopracciglio e sul labbro.
Non piangeva per i tagli che aveva sullo zigomo sinistro, tantomeno per i lividi su tutto il torace.
Piangeva per quello che era successo poco prima.
Moraldi era vivo, l'aveva incontrato, ce lo aveva avuto davanti.
"Io gli ho sparato, lui era morto".

La porta della cella si aprì con uno scatto fulmineo, che non gli lasciò neanche pensare al perché quella maledetta porta si fosse aperta, soprattutto perché fece entrare la persona che meno si aspettava di vedere.
Moraldi era davanti a lui, vivo e vegeto, e lo prese per il collo e lo sbatté contro la finestra.
« Ora ti faccio pagare tutto quello che mi hai fatto: io sono Thomas Moraldi, e tu devi obbedirmi! Hai osato uccidermi per portarti via mia figlia!
Sei così insulso da non aver capito che fosse una messa in scena, che la polizia fa così schifo da essersi fatta pagare da me per prendere uno della stessa specie!
E non pensare che il sangue che sputerai qui dentro sarà l'unico dolore che ti farò provare, perché la tua amata sorella Jolanda, e la fidanzatina del tuo migliore amico sono con me.
Pensavi di vincere, ma adesso sei niente, e continuerai ad esserlo fin quando io non sarò in vita, e lei verrà con me. »
E nonostante tutti i pugni e i calci che gli diede gli fecero sputare sangue per davvero, le parole che disse lo ferirono ancor di più di mille schegge di vetro nella pelle.

Ciò che gli disse era rimasto senza parole: il suo piano, i suoi ostaggi.
Non aveva saputo cosa fare, gli sputò solo in faccia tutto quello che pensava di lui, senza filtri.
Moraldi, dal canto suo, non era stato in grado di lasciarsi scorrere le lancinanti parole di Filippo addosso, perciò aveva colto la palla al balzo e l'aveva ridotto il quel modo: con il viso ferito, il busto pieno di lividi e tutto il corpo dolorante.
Aveva sicuramente pagato tutto il carcere per entrare e agire illeso.
Sembrava tutto finito, ma non per lui, no, ma per quella ragazza di cui si era innamorato.
Sapeva che l'avrebbe cercata e l'avrebbe portata via dai Ghosters, che però non avrebbero potuto farci niente.
Non voleva, non poteva piangere, perché sapeva che gli sarebbe sfuggito tutto di mano a causa del suo crollo emotivo.
Si sentiva in colpa: senza di lui quella ragazza sarebbe morta per mano di suo padre, senza di lui i Ghosters sarebbero crollati.
"Non dovevo lasciare che mi prendessero, sono stato uno stupido".
Proprio quando chiuse gli occhi per fermare quelle goccioline salate che avrebbero fatto bruciare ancora di più ogni piccolo taglio sulla sua ferita, una voce, una sola parola lo risvegliò.
« Filo. »
Pensò che se lo fosse immaginato, sicuramente era abbastanza scosso per potersi immaginare un tale miraggio, ma solo per una soddisfazione personale aprì gli occhi e li puntò verso la porta.
Si alzò in piedi e corse verso la sbarra della porta, incredulo.

Lo guardava lì seduto sul suo letto, con la testa fra le mani tatuate, senza anelli, senza bracciali, senza neanche le piume.
La guardò e si alzò, sembrava stesse guardando un fantasma.
Corse verso la porta e le prese la mano che aveva allungato tra le sbarre della finestra della porta.
Le poteva guardare solo gli occhi, dato che aveva la maschera indosso, gli stessi occhi che sbarrò subito dopo
« Cosa ti hanno fatto? »
« Cheryl, tuo padre è vivo, è stato lui.»
Annuì, poi disse
« Lo so, per questo abbiamo anticipato l'intervento per tirarti fuori. »
« Muoviti, C! »
Sentì la voce di Kyle richiamarla dal fondo del corridoio.
Guardò un'ultima volta Filippo, poi gli lasciò la mano.
Il ragazzo poté osservare il suo cambio di sguardo: da dolce e spaventato, divenne serio e concentrato.
Tirò fuori dalla tasca del giubbotto uno strano attrezzo dalla punta lavorata, lo infilò dentro alla serratura e iniziò a farlo girare.
Sinistra, destra e viceversa.
« C, sta arrivando Moraldi, devi muoverti. »
Questa volta a richiamarla fu Jade, che sembrava parecchio agitata.
Filippo, da dentro la porta, guardava impaziente Cheryl.
I carcerati erano tutti in subbuglio, come anche Kyle, Lori e Jade, che cominciarono a spostarsi verso di loro, discutendo animatamente.
Cheryl chiuse gli occhi, poi urlò
« State tutti zitti! »
Il silenzio calò, e l'unica cosa che poterono sentire erano delle voci che si avvicinavano al corridoio.
Cheryl sospirò, poi girò l'ultima volta l'arnese nella serratura, ed uno scatto accompagnò il rumore dei passi veloci delle persone.
Filippo aprì velocemente la porta, ritrovandosela davanti.
Si guardarono attentamente: si erano mancati tantissimo, non sapevano se avrebbero resistito in quel momento.
Proprio quando Filippo le rivolse il più bel sorriso del mondo, la porta del corridoio si aprì.
« Figlia mia. »
Cheryl prese il polso di Filippo, ma venne coperta dagli altri tre.
« Suvvia, voglio solo spendere due parole con Cheryl. »
Disse, avanzando verso di loro, con due uomini che gli facevano da scorta.
« Cosa vuoi? »
Gli disse lei, con voce fredda.
« Mi chiedevo perché tutto questo non l'hai fatto per me. Hai fatto di tutto per salvare il tuo caro Filippo, perché non l'hai fatto anche per me?»
Lori, Kyle e Jade si spostarono per lasciargliela vedere.
« Forse perché mi hai quasi uccisa, forse perché hai tolto la vita ai miei fratelli e a mia madre.
Ti aspetti anche che io venga con te!
Sei fuori strada completamente. »
Moraldi tirò fuori le labbra e annuì, poi si rivolse a Filippo
« Ti avevo detto di non affezionarti a lei, ciò non vuol dire che dovevi lasciarla affezionarsi a voi. »
Filippo lo guardò così male che solo per un momento Moraldi si sentì piccolo come una formica, ma poi disse
« Sei un buono a nulla, non sai fare niente. Uccidi, rubi e minacci, ma non sai tenere sotto controllo una ragazzina.»
Filippo strinse le mani in due pugni, e avanzò verso di lui, senza avvicinarsi abbastanza.
« Dimmi pure che sono un buono a nulla, che non so fare niente, che dico troppe parolacce in un mondo pieno di perbenisti di 'sto cazzo. »
Ad avvicinarsi fu Moraldi, che gli piantò un pugno in pieno viso, che fece sussultare i Ghosters, facendogli fare uno scatto verso di loro.
Cadde a terra, sfinito, ma si rialzò, mentre la ferita sullo zigomo si era riaperta.
« Forza, dimmi che non ce la faccio, che sono solo. Dimmi che non ho il coraggio, dimmi che non sono un uomo.»
Moraldi aprì la bocca per parlare, ma Filippo lo precedette
« Sputami addosso il tuo odio, voglio sentire che tremi mentre ti accorgi che più attacchi più mi alzerò in piedi. »
Cheryl ebbe una scarica di brividi su tutto il corpo per ciò che disse Filippo, che cominciò a respirare profondamente.
« Guardami mentre mi alzo sulle braccia, mentre mi guardi il sangue che mi scorre sulla faccia.
Tanto una ferita passerà da se, tanto la mia vita cambierà con me. »
Moraldi cominciò a guardarlo quasi impaurito dal suo discorso.
Tirò fuori la pistola e la puntò sulla testa di Filippo, che doveva immaginarsi una reazione del genere.
Cheryl non ci vide più, avanzò verso di loro.
« No, Cheryl! »
Cercò di fermarla Lorenzo, ma lei non ne volle sapere.
Si mise davanti al padre e abbassò il suo braccio sulla sua di testa.
Filippo la guardò spaventato, suo padre, invece, la guardò stupefatto.
La pistola, in quel momento, non le faceva paura.
« Sai reagire soltanto tirando fuori la pistola? Non sai più neanche parlare?
Non ti credevo così immaturo, papà.
O forse non dovrei chiamarti così, non sei un padre per me.
Mi hai rovinato la vita, adesso che ne ho ricevuta una nuova, seppur per colpa tua: non portarmela via di nuovo.
Va' via, non voglio vederti più e scordati che io verrò con te. »
Moraldi non sapeva cosa dire, gli venne solo puntata la pistola contro da tutti i Ghosters, che cominciarono a correre via per il corridoio.
Filippo le aveva preso la mano e seguì i suoi compagni, ma si fermò.
Un colpo di pistola fece raggelare il sangue nelle vele di Cheryl.
Si voltò verso Filippo, che si era pietrificato.
Solo quando realizzò cosa era accaduto, le si riempirono gli occhi di lacrime.
Un altro colpo di pistola e si voltò verso suo padre, che però era già sparito.

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora