• Capitolo 3

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"Il bello della vita è proprio questo, la possibilità di trovare ogni tanto persone speciali. Come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendoci un regalo in grande stile"

Tutte porte uguali.
Tutte scale uguali.
Tutte stanze uguali.
Se le fosse stato chiesto di descrivere quell'enorme e polveroso magazzino avrebbe risposto con due sole parole: tutto uguale.
Era entrata per tre volte consecutive nella stessa stanza, quella nella quale si era svegliata e doveva aveva conosciuto i Ghosters.
Girovagava da più di dieci minuti in quell'edificio nella speranza di trovare Jade, la quale era già pronta a spiegarle la loro vita, che poi sarebbe diventata anche la sua, cosa di cui ancora non ne capiva il motivo, ma le parole di Irama l'avevano traumatizzata, e aveva paura di chiedersi addirittura delle spiegazioni mentalmente.
Non poteva credere ai suoi occhi quando videro una porta diversa dalle altre: era più grande, di metallo rosso, evidentemente vernice, dato che era scrostata in più punti.
"Spero che il piumino umano non sia come la Bestia ne 'La Bella e La Bestia', che proibiva a Belle, che sarei io, l'accesso all'ala ovest."
Pensò, guardandosi intorno.
Abbassò la maniglia della porta scarlatta ed entrò.
Auto, file e file di auto riempivano quello che doveva essere un complesso di più di cento garage.
L'odore di benzina e olio per motore le aveva fatto già venire la nausea, ma continuò a camminare verso un rumore sordo di metalli che si scontravano tra di loro.
Il suono era provocato da un ragazzo moro, inginocchiato davanti alla cassetta degli attrezzi nella quale rovistava per trovare un qualcosa.
Gli sarebbe di sicuro servita per maneggiare il motore nel cofano aperto dell'Audi bianca affianco alle loro figure.
Si voltò con scatto fulmineo dopo che Cheryl si schiarì la voce.
"Non mi resta che chiedere a lui le informazioni stradali di questo dannato magazzino."
« Mio Dio, sei più silenziosa di un motore di una macchina spento! »
Dallo sguardo del ragazzo, che si ricordava si chiamasse Lorenzo, detto Lori, capì che non era come gli altri.
Infatti era tranquillo, si sporcava delle mani solo di grasso delle carrozzerie delle macchine, non di sangue e tantomeno di soldi, ma quello era solo un pregiudizio dato dall'apparenza, chissà se fosse anche lui come gli altri.
« Scusami, non volevo spaventarti. »
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, dimostrando che il suo comportamento era la conseguenza di quello delle persone che si rapportavano con lei.
Lori aveva utilizzato un tono divertito, non di presa in giro, e neanche minaccioso.
Era pacifico.
« Cosa ci fai qui? » Le chiese subito dopo, cimentandosi insieme ad una chiave inglese nel motore dell'auto di lusso.
« Questo magazzino è molto dispersivo e per me, che ho il senso dell'orientamento pari a zero, è come un labirinto.
Devo raggiungere Jade nella sala principale, o almeno così mi ha detto il gufo. »
Gli spiegò, mentre si avvicinava cautamente alla vettura, come se potesse rovinarla solo guardandola.
Aveva visto come Lorenzo si impegnava nel suo lavoro, seppur abusivo, e non era di sicuro sua intenzione rovinare la sua "opera", anche se effettivamente non avrebbe potuto. Tuttavia: al momento era meglio rimanere sulle sue, considerando che erano tutti dei criminali.
Ridacchiò, mentre riponeva la chiave nella cassetta degli attrezzi, distrattamente, riproducendo quel suono che aveva condotto Cheryl fino a lui.
"Bravo, ma disordinato."
« Hai avuto un gran bel coraggio a tener testa Irama. »
Affermò, mentre rendeva il panno sporco ancora di più tale, pulendosi le mani su di esso.
« Sei la seconda persona che mi parla di coraggio da quando sono venuta qui a Chicago, ma non penso di averne, soprattutto ora. Poi, perché sarei stata coraggiosa? »
La figura di Jake le lampò davanti agli occhi.
« Lo scoprirai con il tempo. »
Le rispose, per poi colmare il silenzio con il rumore dell'acqua che sgorgava dal lavandino.
« Seguimi, ti porto io da Jade. »
Le disse, superandola.
Lei lo guardò solo un attimo avanzare davanti a lei, poi fu costretta a seguirlo se non voleva perdersi ulteriormente.
Attraversarono corridoi e scesero molti gradini, tutti differenti da quelli che avrebbe seguito Cheryl, che era nettamente fuori strada.
Guardò solo una volta il ragazzo affianco a lei, decisamente più alto.
Lo vide tranquillo, nonostante fosse in rapporti con i criminali più temuti di tutta Chicago.
"Se è tranquillo lui lo dovrei essere anche io."
D'altro canto, erano simili: erano entrambi estranei a quelle situazioni in cui si infilavano gli altri tre Ghosters, ma si erano ritrovati a convivere.
Cheryl, però, non conosceva Lorenzo come gli altri.
Non si assumeva compiti come quelli di Jade, Kyle o Irama, ma collaborava benissimo con loro.
Inoltre era l'ombra di Irama, il suo braccio destro, il suo migliore amico.
Cheryl non sapeva tutto ciò, quindi cercò di tranquillizzarsi nel migliore dei modi, paragonandosi a Lorenzo, che avanzava a grandi falcate.
Nonostante facesse fatica a stare al passo del ragazzo, non fiatò, ritenendo che lui avesse già sopportato la sua intrusione nel suo lavoro, perciò non poteva stare a sentire anche la sua proposta di rallentare.
Entrarono in una porta ancora più grande di quella del garage, e per di più nera pece.
Il suo colore spiccava sulle altre, che erano di metallo non verniciato.
Al contrario di quella scarlatta, questa non aveva nessuna crepa sulla vernice scurissima.
« Finalmente, pivellina- cosa stavate facendo voi due? »
Il tono di Irama cambiò nettamente nel corso della pronuncia della frase.
In principio sembrava scocciato, successivamente allarmato e, sembrò a Cheryl, quasi sconvolto.
Aprì la bocca per palare, ma venne fuori al posto della sua voce quella di Lorenzo
« Si era persa, te l'ho riportata. Jade, è tutta tua. »
Le poggiò la mano fredda sulla schiena, spingendola verso il ragazzo con le piume e la ragazza citata.
Ringraziò Lori, che aveva evitato di farle ricevere un'altra "sgridata" dal suo migliore amico, solo con un sorriso.
Irama continuava a guardarla, senza neanche rivolgere uno sguardo a Lorenzo, che si era già stravaccato sulla sedia del tavolo.
« Vieni con me. » Interruppe quello scambio di sguardi Jade, che si era accorta del fatto che si stessero entrambi guardando in cagnesco.
Si accorse anche che lei era stata la prima a riuscirlo a guardare in quel modo, negli occhi, senza paura, senza scrupoli.
Sia lei che Kyle non ebbero il problema di passare per lo stadio "nuova recluta", ma altre persone si: tutte ebbero paura di affrontarlo, di parlargli e, sopratutto, di tenergli testa, come aveva fatto Cheryl.
Le stesse persone non ce l'avevano fatta, chi per un motivo, chi per un altro.
« Mi raccomando, non spaventare troppo la pivellina con il racconto della nostra storia, non vorrei che se la dasse a gambe. Anche se fosse non potresti, ti ricordo, altrimenti sai che fine farai. » Mentre parlava si era rivolto ad entrambe, ma il messaggio lanciato dalla sua frase era diretto a Cheryl, che stinse i pugni, guardandolo male.
« Forse saresti più felice se scappassi dato che non mi sopporti, si vede benissimo. Ti ricordo però, che sei stato tu a volermi qui, ora mi dovrai sopportare. »
Gli disse, fissandogli le labbra e gli occhi. Solo questi ultimi ebbero una sfumatura di emozione: sfida.
Le labbra si mossero solo per dare una forma alla sua voce, ma rimasero piatte, senza sorriso, anche se aveva parlato per "sfidare" la ragazza.
« Basta così, andiamo. »
Jade prese per la mano Cheryl, che era già pronta a controbattere, ma Irama la guardava dall'alto, senza nessuna espressione, e la osservò fin quando non scomparve insieme all'altra ragazza dietro la porta dalla quale era entrata con Lori.
Quest'ultimo era rimasto ad osservare, senza spiccicare parola, ma si era battuto la mano in fronte quando Cheryl aveva risposto all'affermazione, dato che si era impegnato poco prima affinché non lo facesse.
Era sicuro di una cosa: ad Irama non piacevano le persone che lo sottovalutavano, ma non capiva che adorava le persone che gli tenevano testa.
« Temeraria, la ragazza. »
Commentò, guardandolo ancora osservare la porta, mentre frugava nelle sue tasche, alla ricerca delle sue amate sigarette.
« Moraldi mi aveva detto che nascondeva un bel caratterino schietto. »
Si sedette di fronte al suo migliore amico, con in mano la sigaretta, che era stata appena accesa.
Lorenzo annuì, osservandolo mentre faceva quell'azione che era sempre solito fare.
« Credi che riuscirà ad essere come noi? »
Si definiva "noi", anche se lui non faceva ciò che facevano gli altri, perché lui aveva intrapreso la via dell'illegalità come Irama, Jade e Kyle.
« Si vede che è determinata. Credo sia interessante vedere come si porrà davanti alle sfide più difficili. »
Tirò fuori una nuvola di fumo dalla bocca dopo che finì di parlare.
« L'hai osservata bene, a quanto vedo.»
Lo prese in giro, alzando e abbassando le sopracciglia ripetutamente, curioso della sua reazione, che fu pressoché comica.
Fermò la mano con la sigaretta, che stava portando in bocca, a mezz'aria per guardarlo in cagnesco.
« Ti faccio ingoiare tutto l'olio per motori che hai nel tuo garage. »
Gli disse, freddo, ma dal ghigno che tirò fuori si capì che stava solo scherzando, come anche Lorenzo, che ridacchiò.
Era da tanto che non vedeva il suo migliore amico sorridere veramente: aveva visto sulle sue labbra solo sorrisi forzati o falsi, in base all'occasione.
Gli sarebbe piaciuto rivedere il suo sorriso più sincero dopo tanti anni.

« Come fate a sopportarlo tutti i giorni? Gli farei ingoiare tutti gli orecchini a forma di piuma che ha! »
Disse arrabbiata, mentre Jade se la rideva mentre l'ascoltava.
« Ti ci abituerai, ma noi non abbiamo passato l'esperienza di "pivellina", come ti chiama lui, quindi non saprei darti consigli. L'unica cosa che posso dirti è: ci vorrà tempo. »
Cheryl alzò gli occhi al cielo, poi sospirò, rassegnata.
"Perché tutti mi dicono che dovrò aspettare? Non solo ho dovuto interrompere la mia vita, devo anche aspettare così tanto? Poi, quanto è questo "tanto"?"
« Cosa facciamo oggi? »
Le chiese.
Jade si sfregò le mani, poi disse allegramente
« Pronta a diventare una vera e propria Ghoster? »
La ragazza la guardò, poco convinta, ma poi, osservando il sorriso sulle labbra di Jade, annuì, sperando di convincendosi del fatto che forse non sarebbe stato male, ma lei non riusciva a non pensare a suo padre e alla vita che aveva: non voleva diventare come lui, quindi si prefissò che non lo sarebbe stata, anche se era ormai con la gang più temuta di tutta Chicago.
"Sarebbe tutto più perfetto se non ci fosse quel pennuto, se potessi scappare e, soprattutto, non avessi mai incontrato i suoi occhi due sere fa!"

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora