• Capitolo 12

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"Quando vuoi veramente bene ad una persona, l'ultimo tentativo che fai, in realtà, è sempre il penultimo."

La fame non le era mai mancata, sin da quando era piccola.
Nonostante mangiasse abbastanza, era divinamente magra, non eccessivamente, aveva anche delle belle curve, ma non si notavano molto.
La sua misera cena era composta da un piatto di insalata e del pollo arrosto che Kyle aveva provato a preparare.
Doveva ammettere che, forse, era il migliore tra tutti a cucinare, considerando il fatto che aveva assaggiato tutte le cucine dei membri dei Ghosters.
Avevano finito da un pezzo il loro piatto, tranne uno.
Era lì, poggiato sul tavolo davanti al posto che doveva essere il capotavola, destinato ad essere mangiato dall'unico che non era presente.
Si parlò molto durante la cena, ovviamente di chi potesse essere il mittente della minaccia, ma furono citate persone di cui Cheryl non sapeva nulla e dunque non parlò, cercando almeno di restare ad ascoltare e tentare di capire qualcosa.
Invece, la sua testa era piena di pensieri completamente estranei a ciò di cui i tre ragazzi stavano parlando.
Continuava a pensare al perché Filippo non si fosse fatto vedere da quando Jake era stato portato da parte per essere interrogato.
Era preoccupata per lui, anche se non ce n'era motivo.
I suoi occhi si puntavano molto spesso sulla porta nera della sala principale, nella speranza che si aprisse e mostrasse la figura di Irama, con la sua andatura, i suoi anfibi, i suoi tatuaggi e i suoi orecchini a forma di piuma.
« Non verrà. »
Non si era accorta che gli altri avevano smesso di conversare per osservarla assorta nei suoi pensieri, di cui conoscevano perfettamente il protagonista nonostante lei non l'avesse detto.
Guardò Lorenzo, che l'aveva risvegliata dal suo stato di trance ed era stato capace di farle portare gli occhi su di lui.
« Cosa? » Chiese Cheryl, confusa, non consapevole del fatto che loro sapessero a cosa, o meglio chi, stava pensando.
« Filippo non verrà a cena. Quando non riesce ad aiutare il gruppo cerca sempre di non coinvolgersi sempre tra di noi, forse per paura che noi siamo arrabbiati con lui. »
Spiegò Lorenzo, bevendo dell'acqua dal suo bicchiere di vetro prima di iniziare a parlare.
« Siete arrabbiati con lui? »
Chiese Cheryl, quasi sconvolta, ma non volle darlo a vedere, alzò soltanto le sopracciglia.
« Assolutamente no. »
Rispose Kyle, poi prese parola Jade
« Fa sempre così, nonostante sappia che noi non pensiamo mai che lui abbia sbagliato a far qualcosa. »
Cheryl, solo in quel momento, se lo immaginò come una persona insicura, con la paura di deludere le aspettative di qualcuno.
Improvvisamente le venne voglia di andare a parlare con lui, di confrontarsi di nuovo con lui e, magari, scoprire qualcosa di nuovo.
Si alzò, sotto lo sguardo curioso di tutti.
Afferrò il piatto ancora pieno e le posate, poi si incamminò verso la porta laccata di nero.
« Dove stai andando? » Chiese Lorenzo mentre, come anche gli altri due, la seguiva con lo sguardo.
« Deve pur mangiare qualcosa. »
Disse, chiudendosi poi la porta alle spalle.
"Cosa ti è preso, Cheryl? Stai andando a portare la cena a Filippo solo perché vuoi parlargli. Qual è il tuo problema?"
La scalinata non fu mai così lunga e ripida per Cheryl.
Ogni gradino che saliva la sua convinzione di star facendo una cavolata aumentava sempre di più.
Alla fine, tra un ripensamento e un auto-incoraggiamento, arrivò davanti la porta della camera di Filippo, insieme alla sua cena ed a mille paranoie nella testa.
Fermò la mano a mezz'aria prima di bussare quando sentì all'interno della stanza la voce del ragazzo che cantava.
Non riusciva a distinguere le parole, era quasi un mormorio, ma comunque la intrigava sentirlo cantare.
Si ricordò solo dopo il motivo per il quale stava per bussare alla porta, cosa che fece.
Strinse gli occhi in una smorfia, consapevole del fatto che non poteva sapere la reazione di Filippo.
Quest'ultimo aprì la porta, facendole guardare la sua figura in una canottiera bianca che mostrava perfettamente il suo costante allenamento fisico.
Aveva, come suo solito, una sigaretta tra le labbra.
Non parlò, la guardò solo, stupefatto dal fatto che lei fosse lì davanti a lui, con un piatto in mano ed un sorriso sulle labbra.
« Ti ho portato la cena. »
Disse la ragazza, spezzando quel silenzio imbarazzante che popolava il corridoio e la stanza di Filippo, la cui figura ne ostacolava la vista.
Filippo sorrise, ma non proferì ancora parola, in modo tale che fosse Cheryl a parlare.
« Ti va di parlare un po'? Sai, l'altra sera stavamo riuscendo a parlare senza litigare e come persone civili.
Puoi parlarmi di tutto ciò che ti turba.»
La ragazza mantenne il tono più gentile possibile, anche se si sarebbe accasciata a terra per lo spettacolare sorriso che le labbra di Filippo le avevano rivolto.
Il ragazzo scosse la testa, ridacchiando, poi disse
« Credi di arrivare così e risolvere tutti i miei problemi? »
Cheryl sorrise, imbarazzata, abbassando lo sguardo sul tatuaggio che Filippo aveva inciso tra le clavicole.
« Grazie per la cena. »
Le prese delicatamente il piatto dalle mani, portandolo poi sul tavolo affianco alla porta della sua camera.
« Il pollo di Kyle non può non essere mangiato. »
Affermò Cheryl, facendo ridacchiare Irama, che le disse successivamente
« Ti va di andare un po' sul balcone?»
Cheryl, naturalmente, capì che si stesse riferendo alla chiacchierata di qualche sera prima, o meglio notte, trascorsa sul balcone della camera della ragazza.
« La regola del cecchino è stata abolita? »
Gli chiese, arricciando il naso.
« No, ma a quanto pare solo Lori, Jade e Kyle la stanno rispettando. »
Dopo le parole di Filippo, la ragazza entrò nella stanza, che conosceva benissimo.
Riconobbe anche la chitarra che aveva suonato, e solo allora Filippo cominciò ad aver paura del fatto che gli potesse chiedere il perché del suo pianto, così raro per lui.
Accadde però, e per Filippo fu davvero una pugnalata al petto, ma comunque aveva un chirurgo lì accanto a lui, che l'avrebbe salvato, nonostante l'avesse messo proprio lei sotto i ferri.
« Posso farti una domanda scomoda?»
Gli chiese, dopo un po' di tempo passato appoggiati alla ringhiera del balcone.
Filippo sospirò, senza farsi né vedere né sentire, e disse
« Si. »
Cheryl si schiarì la voce, decidendo se fosse davvero opportuno chiederglielo.
Poi, però, la curiosità prevalse, ma soprattutto le importava conoscere anche gli scheletri nell'armadio di Filippo, non di Irama.
« Perché stavi per piangere dopo che ho suonato la tua chitarra? »
Filippo si guardò le mani, poi guardò gli alberi che si muovevano col vento, poi guardò in cielo.
Nel frattempo decise se rispondere oppure no, ricordandosi del fatto che lei era stata trasparente con lui, e con tutto il gruppo.
« Sin da piccolo scrivevo canzoni, ma io non so suonare, o almeno, non lo so fare alla perfezione.
Perciò ho incontrato una persona, e questa persona mi ha portato ad essere Irama, il capo dei Ghoster e tutto ciò che si dice in giro di me.
Questa persona, però, non fu soltanto il mio mentore, fu anche colui che scrisse per me delle sinfonie, su cui poi ci ho steso qualche strofa.
Divenne quasi un fratello, seppur molto più grande di me, ed io non potrò mai finire di ringraziarlo, non solo perché senza di lui adesso io sarei già in galera, ma anche perché mi ha cresciuto e mi ha educato. »
I suoi occhi chiari cominciarono a farsi lucidi, ma lui non pianse.
"No, Irama non piange."
Pensò, mentre tratteneva le lacrime.
Cheryl lo guardava, osservando quanto fosse puro mentre parlava e quanto si stava mettendo a nudo davanti a lei.
La ragazza non poté che esserne felice perché era riuscita a conquistare parte della sua fiducia.
« Come si chiama? » Gli chiese, dopo attimo di silenzio.
« Giulio, ma adesso non so se è ancora vivo, se è in galera o se è riuscito a fuggire. »
La sua voce era sempre più roca, e nonostante Cheryl lo trovasse davvero bellissimo in quel momento, dovette smettere di fargli domande, per evitare che piangesse, poiché sapeva che a lui non sarebbe piaciuto.
« Diamine, pivellina, sei stata la prima persona dopo anni che è riuscita a farmi ritornare in mente dei ricordi come questo. »
Le disse, voltandosi verso di lei.
Cheryl si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendo leggermente.
« Tu, invece? Perché hai pianto per la mia canzone? »
Le chiese, in modo quasi scherzoso.
« Be', mi ha fatto ricordare mia sorella. Lei era malata di leucemia e purtroppo non ce l'ha fatta.
Il ragazzo protagonista mi ricorda il suo ragazzo, che era un buon amico per me. Quando sono andata via da New York è stata davvero dura lasciarlo solo, ma ho dovuto. »
Spiegò in breve, cercando di non tornare tra le sue lacrime.
Filippo, per evitare che la ragazza piangesse, cambiò discorso.
« Sai suonare, quindi. »
Cheryl annuì, poi però ridacchiò
« So suonare gli accordi di pianoforte, chitarra e violino e non posso dire che sono stonata, ma sicuramente non sono una musicista. »
Filippo annuì, sorridendo e guardandola.
Improvvisamente si schiaffeggiò mentalmente.
"Irama, per l'amor del cielo, smettila! È l'incarico di Moraldi, non puoi affezionarti a lei!"
Nonostante si fosse scordato solo per un momento che era il suo lavoro, dovette rammentarselo.
I suoi occhi si incupirono, capendo il fatto che anche lui, come gli altri tre membri del gruppo, stava cadendo nella profonda pozza verde acqua che aveva nelle iridi.
Lo sguardo più sincero che lui aveva mai visto.
Scosse la testa e, per quanto gli facesse male e, soprattutto, per quanto volesse restare con lei a parlare per tutta la sua vita, dovette dire
« Non è ora che tu vada, pivellina? »
Il suo tono divenne freddo, nonostante i suoi occhi esprimessero dispiacere e pietà alla ragazza, che si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
« Qual è il problema? »
Gli chiese lei, ed era la cosa di cui era più spaventato: il fatto che fosse tremendamente sveglia e uguale a lui.
Le avrebbe volentieri detto
"Stavo scherzando, resta."
Dovette riprendere le sue vesti da capo della gang più temuta da tutto Chicago e guardarla con aria superiore, anche se lo sguardo tramandava tutt'altro.
« Il mio problema è che tu stia qui da già troppo tempo. È tardi, è ora di andare a nanna per te. »
Forse quelle parole fecero più male a se stesso che a Cheryl.
La ragazza lo guardò sbalordita, inclinò la testa da un lato e guardò il ragazzo dagli occhi chiusi in due fessure
« Mi pare che ti abbia già detto che sei incoerente.
Stavamo parlando come due persone civili e mi sembravi anche piuttosto a tuo agio.
Improvvisamente sei ritornato a prendere in mano le redini della tua parte cattiva, sei ritornato Irama Plume, quello che mi trattava come un oggetto fino a poco più di una settimana fa. »
Fece una pausa, per attendere una sua reazione, ma l'unica che ebbe era l'indifferenza.
Filippo, dal canto suo, era tutt'altro che indifferente, stava soffrendo più di quanto Cheryl si potesse immaginare.
Non poteva di certo sapere che Filippo stava cominciando ad affezionarsi a lei, cosa che non doveva assolutamente accadere, o almeno per lui, considerando il fatto che era il suo incarico di lavoro.
« Perché devi sempre rovinare tutto?»
Concluse così, in modo alquanto diretto, quasi come una freccia scoccata per arrivare dritta al cuore.
Ecco, quelle parole furono come una freccia nel cuore per Filippo, che si sarebbe rimangiato tutto volentieri pur di non vedere la delusione negli occhi di Cheryl, che lo aveva lasciato lì, fermo, mentre si allontanava da lui.
Sbatté la porta e camminò, a passo svelto, verso la sua di camera.
Non voleva vedere nessuno e non avrebbe sprecato lacrime per lui, anche perché non ne aveva in serbo per Filippo.
Le aveva già sprecate tutte dopo aver suonato la sua canzone, non lo avrebbe fatto di nuovo.
L'unica cosa che si limitò a fare era chiudersi in camera sua, a fissare il soffitto, nel suo pigiama e sotto le coperte e non chiudere occhio fino a tarda notte, passata interamente a pensare che fosse stata una stupida a credere che avrebbe potuto avere una speranza di cambiare rapporto con Filippo.
"Non è più Filippo, per me è solo Irama."
Inutile dire che non sarebbe stato in realtà così, poiché si era ripromessa di non pensare a lui, ma poi passò la notte con l'immagine della figura del suo capo in mente.
Filippo passò la notte esattamente come lei, ma non era arrabbiato, era solo triste per il fatto che avesse conosciuto quella ragazza, così simile caratterialmente a lui, come un incarico di lavoro, e non come una nuova e semplice recluta.
"Mio Dio, piuma, se potessi tornerei indietro per non accettare quell'incarico e conoscerti.
Almeno adesso non mi incasineresti così tanto la mia vita."

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora