• Capitolo 40

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"Nessuno è te, è questo il tuo potere."

Lo sentiva, percepiva che era lì, ma non riusciva a spostare il suo sguardo da quel punto fisso del tavolo.
Sentiva che tutti erano lì e sentiva che provava un'immensa gratitudine, ma niente e nessuno le avrebbe strappato la parola in quel momento.
Stava lì, seduta, con Filippo accanto a lei.
Non la toccava, ma era come se lo stesse facendo, dato che era così vicino a lei che riusciva a percepire il suo profumo.
Sapeva che stavano parlando tra di loro: ringraziando la fortuna, Jolanda e Marta abbracciavano gli uomini di cui erano innamorate.
Cheryl anche avrebbe voluto farlo, ma era ferma lì, con i gomiti sul tavolo e la testa fra le mani.
Lasciava scorrere le lacrime, consapevole che era inutile placarle.
La giacca di Filippo sopra le sue spalle la faceva sentire protetta dalle braccia del ragazzo, che in realtà gesticolavano leggermente per parlare con i suoi compagni.
Non riusciva a non pensare che il suo cuore era nelle mani di un marchingegno meccanico per colpa di suo padre, che avrebbe poi dovuto scontrare Filippo.
Le lacerava ancora di più il cuore e la mente e cercava in tutti i modi di non pensarci.
Ritornò tra i suoi amici solo quando sussultò dopo le parole di Filippo
« Perché le ha rovinato la vita!
Non posso non battere quel figlio di puttana. »
Avrebbe voluto sorridere se solo si fosse trattato di un'altra persona e non di suo padre.
Non parlava da ore e non lo avrebbe fatto subito.
Cheryl prese un grande respiro e cambiò la posizione, mantenuta da più di due ore ormai.
Quell'azione della ragazza scaturì un sussulto nel cuore di tutti, che la guardarono appoggiarsi alla seduta che aveva preso.
Filippo si voltò verso di lei e la guardò, come per capire se stesse bene.
« Sei sicuro che riuscirai a batterlo? »
Chiese Emma, appoggiata al petto di Biondo.
« Devo, non posso lasciarla andare. »
Cheryl spostò di poco un solo angolo della bocca, lasciando scorrere altre lacrime.
« Come facciamo per le auto? La polizia avrà già sequestrato tutto. »
Kyle sembrava tanto preoccupato per Cheryl: le si era seduto di fronte e cercava di captare ogni movimento della ragazza, che si era mossa solo pochi istanti prima.
« Torniamo dai Wolves. »
Affermò Filippo, sporgendosi per afferrare una Lucky Strike.
« Sei impazzito? »
Jade lo guardò interdetta: dopo tutto quello che era successo con i lupi, sbarrare gli occhi era il minimo.
« Non mi importa, loro sono l'ultimo dei miei problemi ora che c'è Moraldi. »
L'odore di fumo penetrò le narici di Cheryl, segno che Filippo aveva iniziato a fumare la sua sigaretta.
« Quando andremo? »
Chiese Lori, consapevole che non sarebbero mai riusciti a cambiare l'idea del suo migliore amico, che era più determinato che mai.
« Prendiamoci tre giorni per riposare ed escogitare un piano, poi andremo. »
Affermò, lasciando gli altri rilassarsi per un po'.
Lasciarono la cucina, sparpagliandosi per la casa e lasciando Cheryl e Filippo soli.
La guardò voltarsi verso di lui, che aveva finito la sua sigaretta.
« Sai che mio padre è imbattibile, vero?»
Filippo non diede a vedere che era rimasto stupito dal fatto che Cheryl avesse parlato, ma si voltò completamente verso di lei.
« Non mi importa, devo salvarti. »
« Devi salvare anche te stesso, però. »
Era vero: avrebbe perso la vita se non avesse vinto.
« Hai la precedenza, Cheryl. »
Scosse la testa: non voleva che il ragazzo di cui si era innamorata perdesse la vita per una stupidata fatta per lei.
Si susseguirono attimi di silenzio e Cheryl non riuscì a tenersi tutto dentro, cosa che Filippo sapeva benissimo, infatti aspettava che lei cominciasse a parlare.
« Ho sempre avuto problemi durante le attività più movimentate: il cuore mi batte troppo forte e poi comincia a rallentare di colpo, lasciandomi quella sensazione che tutto sta per finire da un momento all'altro. »
Guardava di fronte a se, stringendosi nella giacca di Filippo, lasciando libero lo spazio sul viso per far scendere le lacrime.
Filippo cominciò a sentirsi male per lei, non voleva neanche immaginare la sofferenza che stava provando la ragazza in quel momento.
« Sento che i miei polmoni non possono fare più di tanto, così mi ritrovo a respirare così forte che comincio a perdere i sensi. »
Si voltò verso Filippo, mostrandogli gli occhi colmi di lacrime
« Ora ho capito il perché. »
Il ragazzo continuava a parlarle in silenzio, con solo uno sguardo di compassione
« È sempre tutta colpa sua. »
Sussurrò,  per poi asciugarsi le gote dalle lacrime.
« Non posso assicurarti che dimenticherai tutto, perché chi ha sofferto non dimentica, puoi solo condividerlo se incroci un'altra strada. »
Gli sorrise: sapeva che era un paroliere, e le sue migliori frasi gliele aveva dedicate a cuore aperto.
« Non preoccuparti, perché sei la ragazza più bella del mondo con il cuore di latta, ed io ci sarò, comunque vada. »
Sorrise per come aveva definito il suo cuore con il pacemaker, ma allo stesso tempo pianse, commossa dalle parole di Filippo, che le sorrise leggermente.
Non poteva credere che quelle parole gliele aveva dette così dolcemente, soprattutto per il fatto che era iniziato tutto con insulti e parole poco carine.
« Grazie, Filo. »
Gli disse, lasciandosi prendere la mano dal ragazzo.
« "Filo" mi piace. »
Le sorrise, facendola alzare insieme a lui, per poi abbracciarla.
Cheryl non si aspettava questo gesto, ma lasciò da parte i pensieri e lo abbracciò anche lei
« Ovvio, l'ho inventato io. »
Appoggiò le labbra sulla base del collo della ragazza e poi disse
« Il mio soprannome per eccellenza è Irama. »
Si allontanò, quel poco che bastava per guardarlo negli occhi
« Fanny ti chiama Irama, quindi basta con questo soprannome. »
Filippo non poté non lasciarsi andare ad una risata e poi disse
« Ti rode che è venuta più volte di te a letto con me. »
Lo guardò male, per poi dirgli
« Grazie al cavolo, è una troia. »
Glielo disse in italiano, con il suo accento romano che Filippo riconobbe subito, così le rispose con il suo accento lombardo
« Mi ero scordato che parli italiano. »
« Guarda che io studio anche se non ho dei libri in mano, perciò mi ricordo le cose. Ho fatto l'università, io. »
Gli disse, sempre in lingua italiana, con un piccolo sorriso.
« Per ridere non serve mica un laureato!»
Controbatté Filippo, guardandola con aria divertita e con un po' di sana sfida.
« Tanto il mondo in tasca mica ce lo siamo comprato, giusto? »
Lo punzecchiò, sapendo benissimo che in realtà era il contrario: era un criminale che lavorava con i soldi, perciò era normale che il mondo che aveva lui era tutto comprato, non se l'era di sicuro guadagnato.
« Stronza. »
Ridacchiarono insieme, poi Cheryl decise di lasciargli un bacio sulle labbra che sorridevano, poggiandogli delicatamente e quasi per niente le mani sul viso.
Lo abbandonò quasi subito, ma non volle sciogliere quell'abbraccio che si era formato.
Solo guardandolo negli occhi e realizzando cosa era appena accaduto si ricordò che lei era innamorata.
Non riusciva a pensare che dopo tre settimane si sarebbe scontrato contro suo padre, rischiando la sua vita per salvare lei.
Si rattristò in pochi secondi, cosa captata immediatamente da Filippo, che la guardò parlare cupamente
« Non voglio lasciarti andare. »
Il ragazzo scosse la testa e la baciò nuovamente.
Cheryl aspettava una risposta, ma non credeva potesse essere quella, difatti le disse subito dopo
« Non preoccuparti, non accadrà.
Escogiteremo un piano anche nel caso che perda. »
Quelle povere parole le diedero quel pizzico di speranza per sorridere al ragazzo di fronte a lei.
« Ora va', pivellina. »
Le disse, scherzando sul loro passato, lasciandola ridacchiare
« Quanto ti odiavo. »
Scosse la testa, poi parlò
« Io ti odiavo di più perché sapevi tenermi testa. »
Cheryl arricciò il naso
« So ancora tenerti testa, quindi dovresti odiarmi anche ora. »
Filippo alzò il capo e la guardò abbondantemente
« Non credo proprio. »
Il cuore di Cheryl perse un battito, e non perché il suo pacemaker doveva funzionare ancora una volta, ma perché le aveva detto qualcosa che voleva sentirsi dire da tanto tempo.

Criminals  { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora