Nel Villaggio dei Giochi

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«Dove mi sdai pordando?» chiese Tarak mentre seguiva l'Orco attraverso le pianure.

«In un posto in cui possano sistemarti quel labbro» replicò Slurtzo stanco di dover decifrare ogni parola che il Goblin dicesse, «è il secondo Villaggio Orchesco dei Giochi. Ho alcuni conoscenti lì.»

«Wow! L'Isola di Rocruz?» esclamò Tarak estasiato da quella risposta, «non sono mai endrado in un Villaggio dei Giochi. È vero che ci sono abidandi di tutte le razze?»

«Sì» sbuffò Slurtzo, «sono villaggi misti e sicuri, dato che i Giochi sono sacri, ogni ostilità tra popoli è bandita.»

«Quindi saremo al sicuro lì dendro?» chiese Tarak speranzoso.

«Tu penso di sì, io quasi certamente no...» disse l'Orco con un mezzo ghigno.
«Devi esserti faddo molti nemici in quesdi anni.» Tarak sembrava quasi dispiaciuto, ma poi si ricordò dei suoi fratelli e comprese il motivo di tanto odio.

«Già,» ammise Slurtzo tentando di scacciare il pensiero dalla testa agitando una mano come si fa con una mosca fastidiosa, «ma ormai ci sono abituato.» e senza dire altro accelerò il passo dirigendosi ad un sentierino che si snodava lungo una collina.

I due continuarono a camminare a passo spedito per diverso tempo, incuranti della fatica, durante il quale il Goblin aggiornò l'Orco su tutto ciò che sapeva della guerra e delle scelte strategiche di Re Saviorcr, mentre l' Orco insegnò al Goblin i rudimenti della maglia e della preparazione di bevande energetiche, come la tisana ai vermi di fiume o il distillato al sangue di troll.

Fu solo dopo aver scollinato che Tarak interruppe l'Orco dai suoi discorsi con un sonoro "wow!".
Di fronte a loro infatti, ai piedi della collina in mezzo alla pianura, scorreva placido un fiume che si andava a biforcare all'altezza di un gigantesco terrazzamento sopra il quale sorgeva una piccola cittadina.

«Eccoti l'Isola di Rocruz,» disse Slurtzo indicando con mano la cittadina, «è in continua crescita come puoi vedere dai cantieri presenti oltre la piccola cinta muraria.»
Tarak non ci aveva fatto caso subito, ma Slurtzo aveva ragione, la cittadina si stava espandendo così tanto che era stata costruita una seconda cinta di mura lungo le rive dei due corsi d'acqua che formavano la biforcazione.

«È moldo bella, non sembra neanche una città delle Derre dei Pelledura.» ma poi guardando verso il corso d'acqua la faccia di Tarak si incupí, «Ma come fanno se il fiume è in piena?»

«Ingegneria Nanica, ecco come, da monte del fiume in giù sono stati disposti dei sistemi di controllo che tramite galleggianti e contrappesi regolano il flusso in canali secondari, che possono essere usati per irrigare campi e o boschi. È bello che per i Villaggi dei Giochi tutti vogliano contribuire alla costruzione.» Slurtzo per la prima volta sembrava contento di parlare.

«Ingegnoso, e mi piace questa collaborazione dra popoli. Ma perché le hanno dado il nome di duo Padre? Sdrano che sia sdada dedicada ad un eroe di guerra.» Tarak stava apprezzando la chiacchierata e voleva saperne di più.

«Mio Padre prima di essere Generale è stato un grande atleta dei Giochi, e Saviorcr ne ha seguito le orme fino a superarlo diventando Re.» la voce dell'Orco era leggermente incrinata dall'emozione, ma non si capiva se nel bene o nel male.

Ma Tarak non potendo trattenersi chiese «Una carriera invidiabile, non drovi?»

«Non lo so» Slurtzo scosse la testa, «Saviorcr è un ottimo Re, ma so che come fratello ha dovuto sacrificare tanto. Non credo vorrei essere al suo posto.»

I due presero quindi a parlare sulle responsabilità di un Re e di ciò che comporta per la sua persona e per la sua gente fino a quando non giunsero in vista del portone della prima cinta muraria dove c'erano due guardie armate: un orco e un uomo.

Slurtzo fece cenno a Tarak con la mano, «Li conosco, lascia parlare me,» poi rivolgendosi ai due soldati: «Grug, Ivhar, come va?»

«Per ora tutto bene, Slurtzo» disse il giovane Orco con un ghigno, «tu vedi di non finire come sempre, che ogni volta che torni se ne accorge tutta la città.» e nel dire ciò scoppiò a ridere.

«Fra un paio d'ore noi stacchiamo, ti va se ci troviamo nell'arena più tardi?» anche Ivhar sembra contento di vedere l'Orco e insieme all'amico fece spazio ai nuovi arrivati per farli entrare.

«Vi raggiungo lì al massimo, ma non vi prometto nulla, devo far un po' di cose prima.» replicò il Berserker facendosi strada oltre la porta

«Conti in sospeso da saldare, eh?» Grug rise, «attento Slurtzo, sai che c'è gente che non scherza lì dentro.»

«Vieni, per di qua» disse Slurtzo, guidando il Goblin attraverso la prima cinta di mura.

Tarak si accorse che c'era molta gente per le strade, provenivano da tutti i popoli proprio come aveva detto l' Orco. Si rese conto inoltre che molti conoscevano Slurtzo: chi gli faceva cenno con la testa sorridendo, chi lo salutava a voce o con mano, altri invece si muovevano rapidi passandogli di fianco velocemente come a non volersi far vedere con lui o a farsi trovare vicino a lui, tanto che il Goblin non poté che rammentare la frase delle guardie di poco prima "Deve aver nemici pericolosi." pensò tra sé e sé.

Mentre stavano avanzando lungo la strada principale Slurtzo si bloccò di colpo, come se all'improvviso fosse diventato una statua di pietra.
Tarak non riusciva a vedere nulla a causa dell'enorme schiena del compagno di viaggio, ma quando vide l'Orco scattare in avanti la mano del Goblin scivolò sul coltello pronta ad intervenire, ma accadde qualcosa che Tarak non si aspettava: Slurtzo si era inginocchiato e stava abbracciando qualcuno che non si riusciva ad identificare.

Poi sentì delle urla di gioia: «Pa-pà! pa-pà!» e fu solo allora che Slurtzo si fece di lato.

Tarak si inchiodò: in mezzo alla strada c'era Slurtzo in ginocchio che teneva su una gamba un piccolo Orchetto vestito di una corta tunica marrone che con una mano stringeva l'indice dell'Orco mentre con l'altra si infilava un pollice in bocca. Il piccolo guardò Tarak con i suoi occhioni marroni, tolse il dito di bocca e indicò il Goblin: «Pa-pà, cane?» chiese con un' innocente voce orchesca.

«No Slurtzino, quello è un Goblin, non un cane, vieni che te lo presento.» e si avvicinò a Tarak seguito dal piccolo Orco che zampettò ondeggiando sulle proprie gambe fino ad abbracciare le ginocchia del Goblin.

Nel frattempo Slurtzo aveva messo una mano sulla spalla di Tarak e indicando il figlio aveva detto: «Tappo, lui è Slurtzino mio figlio, tu come ti chiami, che non ricordo?»

Tarak anziché rispondere al Berserker si inginocchiò di fronte al piccolo, e guardandolo in quegli occhioni tondi si presentò: «Ciao Slurdzino, io sono Darak, un Goblin»

Slurtzino sentendo sull'ultima parola scoppiò a ridere: «Gob-lin, gob-lin cane.» Ma il Goblin sembrava non demordere: «no, non sono un cane, mi chiamo Darak.»
E a quel punto l'orchetto iniziò a trattenere il fiato e a gonfiare le guance, strinse con una mano il naso del goblin e si volse verso Slurtzo indicando Tarak ed urlò: «Pa-pà, cac-ca.»
«Non mi chiamo cacca, mi chiamo ...» disse il Goblin quasi esasperato, ma non ebbe tempo di finire la frase che il piccolo Orchetto lasciò sui sandali dell'avventuriero una quantità di escrementi grandi quanto la propria testa.

Tarak era sconvolto, sia per l'accaduto che per la quantità: "come può un esserino così piccolo contenere così tanta roba marcia".

Slurtzo invece rideva e, nel vederlo allegro, anche il piccolo Orchetto scoppiò a ridere anche lui al grido di «cac-ca, cac-ca, cac-ca.»

Ma tutto ciò non durò molto, dalla folla si sentì provenire una voce, dapprima indefinita, poi via via sempre più chiara: «Slurtzo? So che sei tornato, se arrivi qui con le buone non succede nulla, altrimenti...»

Slurtzo sbiancò come un cadavere e corse a nascondersi dietro il Goblin, Slurtzino allo stesso modo si nascose dietro il polpaccio del padre.

«Che c'è? Pericolo?» chiese Tarak preoccupato cercando di ignorare l'odore che saliva dalle sue scarpe.

«Peggio!» esclamò il Berserker, «mia moglie.» e venne seguito in coro dal piccolo Slurtzino che esplose in un «mam-ma, paura, cac-ca» e espletò il proprio timore sugli stivali del padre.

Slurtzo - Il BerserkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora