Ormai l'atmosfera tra di noi si sta facendo particolarmente imbarazzante e spero che il custode arrivi il prima possibile.
Cameron mi fissa incuriosito e lo spazio di noi si sta annullando, per l'ennesima volta.
<<Che c'è?>> dico perplessa
<<Non lo so, è che non mi aspettavo potessi essere anche comprensiva con me>>
<<Sei stato tu a partire con il piede sbagliato, senza alcun motivo>>
<<Avevi affrontato Ashley>>
<<E ti sembra un buon motivo? Semplicemente non mi sono fatta mettere i piedi in testa. Non pensavo dipendessi così da lei>>
<<Non è così infatti>>
Credo di aver colpito nel fondo quando si volta nella direzione opposta e assume un'espressione turbata.
È stato lui ad iniziare ad assumere un atteggiamento saccente e irriverente con me, senza neanche conoscermi.
Fortunatamente i lunghi e interminabili minuti di silenzio vengono interrotti dall'arrivo del custode che ci libera e ci permette di tornare a casa.
Comincio ad intraprendere la strada verso casa sperando di riuscire a tornare prima che si faccia buio, ma Cameron si posiziona davanti a me impedendomi di passare.
<<Dove vai?>> chiede serio
<<A casa (?)>> rispondo come se non fosse ovvia come alternativa.
<<Non è il caso, è buio e sei ancora con la caviglia dolorante e hai fatto abbastanza sforzi>>
<<Da quando in qua ti preoccupi per me?>>
<<Da quando il tuo caro cuginetto ha deciso di lasciarti tornare a casa da sola, sapendo in che condizioni ti ritrovi. O non lo hai detto che saresti rimasta in punizione con me?>>
È vero, non l'ho detto. Ma semplicemente perché non mi va di chiedergli ogni giorno di essere il mio autista personale, ogni tanto dovrei imparare a cavarmela da sola. Non l'ho fatto perché temevo la sua reazione, infondo abbiamo deciso di superare il problema Cameron, no?
<<Aveva..da fare. Accetto comunque, perché non ho voglia di fare a piedi quella strada>> dico e lui sorride particolarmente compiaciuto.
Mi ritrovo sempre intenta a fissarlo ogni volta che guida ma mi costringo a distogliere lo sguardo per evitare che se ne accorga. Avrei potuto chiedergli delle ripetizioni per spezzare il silenzio, ma preferisco sia lui a farlo dopo l'ultima volta.
Sono sollevata nel trovare nessuno in casa, non che mi aspettassi il contrario, ma dopo una giornata lunga preferisco la solitudine.
Vorrei tanto chiamare mia madre, non la sento da un po' e mi piacerebbe tanto sapere come se la stiano passando lì. Ovviamente non le ho fatto accenno a quello che mi è successo negli ultimi giorni, ha fatto diversi sacrifici affinché io potessi ricevere quest'opportunità e se lo dicessi, credo che resterebbe parecchio delusa.
Mando via i brutti pensieri e controllo il telefono e quasi come se mi avesse letta nel pensiero, ecco che trovo una telefonata di mia madre.
Digito nuovamente il numero per richiamarla, e come sospettavo risponde al primo squillo.
<<Nicole, amore finalmente, come va? È tutto okay?>>
Beh sì, a parte il fatto che mi sono inimicata una ragazza, ho litigato con Luke più volte in un mese che in un'intera vita e ho un rapporto strano con un ragazzo strano, sì, direi che tutto è al suo posto.
<<Sì..me la passo bene. E voi, come sta Chase? E John? È a lavoro?>>
<<Stiamo tutti bene..questa sera a tuo fratello è venuta in mente l'idea di andare al cinema e ci tocca portarlo, visto che John non è impegnato>>
La sua voce è spezzata e il tono è particolarmente basso. Conosco fin troppo mia madre per non sospettare che ci sia qualcosa che non vada.
<<Mamma, sei sicura che sia tutto okay?>> chiedo, sperando in una risposta positiva
<<Nicole, senti, promettimi che non ti arrabbierai appena sentirai quello che ho da dirti>> risponde e io rimango in silenzio, per farle capire che dovrebbe continuare
<<Mi ha chiamata tuo padre..e sì, lo so cosa starai sicuramente pensando, che per te la questione è chiusa e che tra te e lui ci sarà sempre un muro invalicabile, ma ritengo tu debba pensarci. Abita in una zona vicina a Miami, e vorrebbe tanto che prima o poi tu gli dia la possibilità di parlarti>>
Che cosa? Perché dovrei volere una cosa del genere? Mio padre è sempre stato assente, tornava a casa ogni sera non propriamente sobrio, e quando abbiamo scoperto del suo tradimento, non ci ha pensato due volte a sparire completamente non solo dalla vita di mia madre, ma anche dalla mia.
Adesso starà sicuramente vivendo la sua vita perfetta, con la sua nuova moglie e chissà anche qualche figlio, ignorando totalmente la persona che è stata.
<<Perché me lo chiedi? Mamma.. lo sai come la penso, non..>>
<<Nicole, ascoltami, hai tutte le ragioni del mondo per non volerlo vedere, ma se potessi pensarci, mi farebbe piacere. So che è stato una persona ignobile, ma questa non è la prima volta che chiede di vederti, e mi dispiace avertelo detto solo adesso>>
<<Cosa? Quante volte ha chiesto di vedermi? E quando soprattutto?>>
<<Ultimamente, spesso. Prima si limitava a una chiamata al mese per sapere come stessi. Lo so, sono stata un'egoista, ma ero troppo provata per quello che aveva fatto e forse ho cercato di infondere in te la mia rabbia. Devi darti una possibilità>>
Non posso credere a quello che mia madre sta dicendo. Sicuramente una chiamata è un passo avanti, ma questo non cambia assolutamente nulla. Avrebbe potuto cercare di instaurare un rapporto con me, di venirmi a trovare, di essere presente alla mia prima gara di ballo, o alle mie recite scolastiche, o ancora meglio, ai miei compleanni.
<<Ci penserò>> dico e dopo i convenevoli chiudo la chiamata per evitare di continuare la conversazione assai scomoda.
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Holding on to you
Teen FictionNicole è una 16enne di origini americane, con una passiona smisurata per la danza. La sua vita è sistematicamente perfetta: ottimi voti a scuola, discreta popolarità, amiche sempre presenti e uno dei ragazzi più gettonati di tutta quanta San Francis...