Capitolo 1

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Jocelyn's pov

Il mio sogno è sempre stato lo stesso che ho a memoria.
Mi sarei laureata in architettura, così da riuscire a realizzare la casa dei miei sogni, sia per me, che per la mia famiglia.
Avrei trovato l'uomo della mia vita, e sarei diventata mamma di quattro bellissimi bambini.
Sì, ce l'avrei fatta, perché ci credevo...ora invece non più.
Ho lasciato l'università per colpa delle mie condizioni mentali, che ultimamente non aiutavano più con lo studio.
Da quando Noah è morto, un anno fa, la mia vita si è fermata, distruggendo tutto.
Nessuno vuole perdere le proprie speranze a ventitré anni, ma quando una parte di te viene a mancare, a cosa ti aggrappi per tornare sui tuoi passi?
Ho perso la mia strada, il mio equilibrio, e per un anno persino la mia anima.
Ho cercato in tutti i modi di tornare a galla dal tunnel nel quale sono finita, ma non ci sono riuscita.
Se ora le cose sono cambiate, è grazie alla volontà di mia madre.
Mi ha seguita ogni giorno, a ogni ora, sgridandomi quando necessario, e aiutandomi nelle notti in cui la mia mente riviveva quella dannata tragedia.
La sua forza, la stessa che ha usato per crescermi da sola, è stata fondamentale.
E chi più di lei poteva trovare le parole giuste, dopo aver perso il marito per una brutta malattia? Avevo solo tre anni, e nonostante i miei ricordi verso mio padre sono sfuocati, è riuscita a non farmi mancare l'affetto che avrei dovuto avere da entrambi.
Lo devo a lei se sono qui ad accettare una vita in cui Noah non c'è più.
Per qualche strana ragione, quella sera il destino ha deciso per noi, dividendo le nostre strade in un modo troppo tragico, ed io devo solo imparare a convivere con questo pensiero, e con il magone che torna a farsi sentire solo pronunciando il suo nome.
"Tutto bene tesoro?" Mia madre entra in salotto senza neanche farsi sentire.
Ha questo modo strano di apparire quando vuole parlarti, e sinceramente non ho mai capito il motivo.

"Sì mamma, stavo guardando la TV." Borbotto con un sorriso, spegnendo la televisione per ascoltarla.

"Questo lo vedo amore, ma volevo parlarti di una cosa." Sussurra guardandomi negli occhi.
Io e mia madre abbiamo un rapporto bellissimo, basato sulla fiducia reciproca, sa tutto di me.
Quando ho bisogno di un consiglio, è l'unica persona capace di rimettermi sulla strada giusta.
Mi sistemo sul divano con le gambe incrociate, e mi giro nella sua direzione.
Mi raggiunge sedendosi accanto a me.

"Ecco volevo proporti una cosa."
Annuisco, aspettando la sua domanda.

"Che ne dici di riprovare con l'università? Mi ha chiamato il signor Bolton, chiedendo tue notizie, e ha specificato che i tuoi esami sono registrati nel loro archivio, puoi tranquillamente finire l'ultimo anno senza dover recuperare qualcosa. " Sussurra titubante, consapevole che questo per me è un tasto dolente.
Non è stato facile abbandonare gli studi, e tanto meno sapere che mentre i tuoi amici realizzano i propri sogni, stai cercando di venire a galla, di riemergere insieme a un’anima che è rimasta bloccata nel passato.

"H-ho bisogno di cercare altro in questo momento mamma, s-scusami." Balbetto nervosa, non voglio dargli un altro dispiacere, ma non sono pronta a questo, non è più forse quello che voglio.
Mi guarda sorridendo, prima di arricciare il labbro in modo malinconico.
So che sta cercando di capirmi a fatica, nonostante i suoi progetti che per me sono molto lontani.

"Nessuno dimenticherà mai Noah tesoro, ma è giusto abituarsi a una vita dove lui non c'è più. Vorrebbe vedere tutti i suoi cari felici, non nel modo che stiamo dimostrando noi. La morte porta dolore e a volte rancore, bisogna imparare a seppellire il vuoto che colma il lutto, altrimenti a poco a poco ci spegniamo anche noi." Mi rassicura dolcemente spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
So che gli costa una fatica enorme parlarmi di questo.
Mi ha cresciuto da sola, e solo Dio sa come ha imparato a diventare forte, per me.
Se mia madre è riuscita a superare tutto, posso farcela anch'io.
Nessuno muore veramente, finché vive dentro di noi.
Ed è così maledettamente vero.

"Tutti hanno reagito in modo diverso, perché l'unica a doverci rimettere così sei te? Pensi che sia sbagliato? È del tuo futuro che stiamo parlando Jocelyn." Mi guarda con occhi seri, con la fronte corrucciata.

"Mamma c'ero io quella notte, ero io la persona che tentava di riportarlo in vita, che sentiva i suoi ultimi lamenti! Credi che sia facile? Mi sto riprendendo, ma d-devo ritrovare me stessa, è come se una parte di me fosse morta insieme a lui." Mi blocco subito, un dolore atroce alla testa mi costringe a non continuare, a lasciare che i ricordi sfreccino in modo veloce nella mia mente.
Sono come imprigionata dentro una bolla, quella notte ha lasciato un segno indelebile dentro di me.

"Sappi che sono fiera di te, a prescindere dalla tua decisione, ma porta con te i tuoi valori, quelli che ti ho insegnato, non dimenticarli." Sussurra dolcemente, stringendomi in un abbraccio pieno d'amore.

"Ti voglio bene mamma." Gli regalo a mia volta un sorriso sincero, anche se non ha bisogno di questo, lei sa leggermi dentro, non attraverso i miei gesti.

"D-devo preparami, Denise sarà qui fra poco." Taglio il discorso come se questa conversazione avesse il potere di squarciarmi in due.
Salgo al piano di sopra, raggiungendo la mia camera con un peso enorme al petto.
Mi tolgo di fretta il pigiama, rimanendo per qualche minuto davanti all'armadio.
Stasera andremo in una discoteca qui vicino casa mia, dietro agli ex magazzini generali della città, conosciuta per le sue gare clandestine che si svolgono nonostante la polizia continui a intralciare le loro strade.
Scelgo una maglietta bianca semplice appena scollata sul davanti, e un paio di jeans neri a vita alta.
Mi avvicino alla scarpiera, prendendo senza pensarci le mie vans che mi ha regalato mia madre per il mio compleanno qualche mese fa.
Rimango davanti allo specchio, ravvivando con le dita le onde che cadono morbide quasi vicino all'ombelico.
La mia immagine riflessa non rispecchia ciò che sento dentro.
Il senso di colpa continua a mangiarmi viva, come se non avessi il diritto di uscire e di divertirmi insieme alla mia migliore amica.
Scaccio via il pensiero, altrimenti rischierei di mandare tutto all'aria, com’è già successo in passato.
Finisco di prepararmi mettendomi un po' di matita nera all’interno dell’occhio, e il mascara.
Aggiungo un rossetto viola sulle labbra per contrastare la mia pelle chiara anche durante la notte, e controllo il tutto ancora una volta.

"Puoi farcela Jocelyn.” Sussurro a me stessa, guardandomi come se non fossi io.
E' la stessa frase che m’impongo di dirmi quando esco, come se fosse una preghiera rivolta a chissà chi.
Vengo distratta dal suono del mio cellulare, e con la coda dell'occhio leggo il nome della mia migliore amica.
Prendo la borsa, scendendo le scale per raggiungerla.

//spazio autrice.

Buongiorno cari lettori,
Voi quando finite la scuola?
Io la finisco il 6/06, ovvero fra 2 giorni! Non vedo l'ora.

Oggi subito dopo scuola vado dalla my best friend e passerò l'intera giornata with her (sorry ma amo l'inglese e adoro i mischiare qualche parola con l'italiano :))

E nulla, vi auguro una buona giornata e spero vivamente che questo primo capitolo vi piaccia e vi intrighi nel continuare a sapere come prosegue la storia (se è così lasciate una stellina e magari anche un commento).

Accetto nei commenti critiche costruttive su quello che potrei migliorare / eventuali errori di scrittura.

Kiss, Giulia

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