Capitolo 33

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Caleb’s pov

Trovo sempre eccitante da morire il rumore della carne che si scontra tra loro, quando due corpi sono sudati e si uniscono lì sotto, nelle parti più proibite.
Ho perso la concezione del tempo da quando Diana ha iniziato a stuzzicarmi mettendosi un corpetto rosso di pizzo, e ha iniziato ad accendere le mie voglie più proibite.
Dovremmo dormire, domani mattina partiremo per Boston, e invece stiamo trascorrendo la notte in questo modo, entrambi siamo insaziabili.
È una donna focosa, più di quanto mi ricordassi.
È sexy e attraente.
Ma non romantica e irresistibile.
Profuma di cocco.
Ma preferisco la vaniglia.
È bruna e sempre con la piega mossa.
Ma non castana e liscia.
Ha i suoi occhi che sono particolari.
Ma non sono ipnotici, non mi leggono dentro.
È Diana.
Ma non Jocelyn.

Mentirei se dicessi che non penso a lei, perché non è così.
Dimenticarla è impossibile, devo vivere abituandomi alla sua assenza.
Sto bene con la mia ragazza, ma non ne sono innamorato, e lei ne è consapevole, non mi mette pressione per questo.
Vivo tranquillo perché mi ha lasciato lei, e non ho potuto fare niente per tenerla stretta a me, ho solo accettato l'evidenza, anche se ho fatto fatica, tanta.

"Ti amo Caleb." Ansima su di me, riportandomi alla realtà.
Ancora qualche spinta e arriverò al limite, ormai sono esausto.
Stringo le mie mani attorno ai suoi fianchi, ondeggiando brutalmente così da farla impazzire, proprio come voglio.
La sento tremare e imprecare frasi senza senso, ed è in questo momento che mi lascio andare anch'io.

"Credo di poter crollare di sonno da un momento all'altro." Sussurra mettendosi accanto a me, stesa.

"Domattina dobbiamo svegliarci presto, sarà un lungo viaggio." Esclamo sbuffando, ho paura di affrontare di nuovo tutto, ma sono pronto a prendermi due schiaffi dal mio migliore amico, dopo averlo abbandonato senza preavviso.

"I nostri genitori vogliono che ci sposiamo Caleb quando torniamo, è meglio se iniziamo a organizzare tutto." Mi ricorda Diana, riprendendo il discorso fatto qualche giorno fa dai nostri padri, nel bel mezzo di una cena in famiglia.
Per alcune faccende legali è meglio se Diana diventi mia moglie, altrimenti se dovesse succedere qualcosa, rischio grosso.
Non ho ben capito il motivo, sono stati molto vaghi al riguardo.

"Non credevo di sposarmi senza una richiesta, e un anello come si deve." Provo a scherzare nervoso, perché non è così che sognavo il giorno più importante della mia vita, e ogni volta che ne discutiamo, finisco sempre per avvertire un senso di angoscia.

"A me basti tu. Mi trema il cuore solo al pensiero di diventare tua moglie, e di avere tanti bambini in giro nella nostra futura casa." Mormora piena di gioia, abbracciandomi su un fianco.
E tutto questo mi riporta indietro, molto indietro.

Siamo fermi da qualche minuto in una stradina buia della città.
Jocelyn mi cinge la vita con le sue gambe, mentre le mie sono impegnate a sorreggere la moto, uno davanti all'altro.
Aveva bisogno di bere, così ci siamo fermati qui, e ancora non siamo ripartiti.
Amo poter guardare il suo sguardo, e mentre io fisso i suoi lineamenti girati verso sinistra, mi fermo a buttare un occhio anch'io, e la sorprendo a sorridere a un bambino che gioca dall'altra parte del marciapiede con la sua famiglia.
Mi sono innamorato di lei senza neanche accorgermene, e come un codardo non riesco a dirglielo ancora, forse per paura che per lei non sia così.

“Sogni anche tu di sposarti un giorno?" Domando al suo orecchio, aspettando una sua risposta.

"S-sì..." Sussurra imbarazzata, ed è ancora più bella con le guance rosse.

“Come l’hai immaginato?” Domando nuovamente, curioso di conoscere la sua risposta.

“A me basta che lo faccia l’uomo che amerò con tutta me stessa, il modo non ha importanza.” Sussurra prima di darmi un bacio tenero, che mi toglie il fiato.

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