Capitolo 21

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Jocelyn's Pov

Mi sento vulnerabile, esposta a qualsiasi tipo di dolore.
Me ne sto seduta su una misera panchina di legno qui alle fiere di Chicago, guardando i volti familiari dei ragazzi del posto prendere le loro moto per gareggiare.
Questa sera non ho intenzione di farlo, il mio fisico non regge, e la mia mente uguale.
Sono passati pochi giorni, e ancora il mio stomaco è chiuso in una morsa, il mio cuore batte pesante, e il mio cervello rivive attimi che mi distruggono.
È stato più duro il confronto con Denise, che subito non ha accettato la verità, ma poi è riuscita a calmarsi e a perdonare sia me che il suo ragazzo.
Avrebbe fatto la stessa cosa, così mi ha detto, ma chissà se veramente qualcun altro si sarebbe lasciato abbindolare dalle minacce, invece di reagire e dire subito la verità.
Non so se crederle, molte volte è disposta a mentire per rassicurarmi, non ho ribattuto per questo.
Tutti quanti mi stanno vicino, e sono davvero grata a ognuno di loro, ma la mia sofferenza non si placa, aumenta e basta.
Vorrei vederlo, prenderlo a pugni, e urlargli contro tutto il rancore che provo, ma non posso farlo, perché non ho la minima idea di dove si trovi.
Non chiama, non si fa sentire.
Con che forza aspetto il suo ritorno? Mi sembra di affrontare di nuovo un incubo a ciel sereno, tutte le notti.
Ho dovuto confessare a mia madre molte cose, per riuscire a raccontargli della sua partenza improvvisa.
Non mi ha giudicato, mi ha solo consigliato il meglio per me, anche se è rimasta delusa nel sapere in quale posto sono finita per cercare un po' di felicità, proprio qui.
Lo accetterà, sono grande, e ho bisogno dei miei spazi, dei miei bisogni, e di lui.

"Ecco Jocelyn, ti ho portato un cocktail." Esclama Denise, porgendomi un bicchiere di plastica con un colore azzurro al suo interno.

"Devo fidarmi a bere questa cosa? Non sembra molto invitante." Tento di sdrammatizzare, assottigliando le labbra.

"Si chiama Angelo Azzurro, non chiedermi perché, ma è molto buono, fidati." Interviene Derek, sedendosi accanto alla sua ragazza.

"Chissà se mi aiuterà a spegnere un po' i miei pensieri." Farfuglio in totale panico, con lo sguardo rivolto altrove.

"Dobbiamo andare lì da lui, e riportarlo qui." Esclama Denise all’improvviso.

"Credi che non ci abbia già pensato? Non ho idea di dove si trovi, e se ho il coraggio per farlo." Ribatto poco convinta.
Non mi spaventa la sua famiglia, né il viaggio, ma la paura di prendere un'altra delusione sì, non so neanch’io in che modo.

"Per il luogo non c'è problema, ho un amico che potrebbe entrare nel telefono di Diana attraverso il numero di cellulare, una volta scoperto avremo la nostra meta.” Spiega Derek, stringendo la mano alla sua ragazza.
La mia testa sta per scoppiare dopo quest'affermazione, l'idea di riuscire a vederlo prende subito il sopravvento.

"Hai il suo numero? Non ti hanno chiamato con il privato?" Domando confusa, guardandolo attentamente.

"Una volta si è dimenticata di farlo, l'ho salvato per sicurezza. Caleb non lo sa perché mi avrebbe costretto a darglielo, e sarebbe finita male da quanto era arrabbiato. Mi basta chiamare il mio amico e nel giro di qualche giorno avremo la risposta. Tu ci stai o no?” Domanda pensieroso, stringendo la mano alla sua ragazza.

"Cosa aspetti a farlo allora?" Ribatto con un sorriso nervoso, ma sicura di me. Riesco quasi a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel nel quale sono finita.

"Volevo essere sicuro che tu fossi d'accordo, dobbiamo solo avere pazienza." Sussurra diretto.

Quanta ne ho avuta in passato, e quanto ancora ne dovrò avere.
Ma lotterò, per te, per noi.
Anche quando l'energia per farlo mi verrà a mancare, penserò ai tuoi baci, e lì ancora mi rialzerò più forte di prima.
Tu aspettami, perché arrivo.
Anche se ci metterò un po', però fallo, perché è l'unico modo per tornare insieme.
Nel frattempo continuo solo a sperare che non sia troppo tardi.

*

Apro gli occhi a fatica, sentendo subito le palpebre pesanti, dopo aver passato un'altra nottata in bianco, con i pensieri che hanno continuato a girare nella mia mente.
Il sole illumina la mia camera come un flash a ciel sereno, costringendomi ad alzarmi dal letto.
Tra un'oretta Denise mi passerà a prendere insieme al suo ragazzo, e partiremo per riportare Caleb qui a Chicago, o almeno è quello cui aspiro.
L'amico di Derek ci ha impiegato cinque lunghi giorni per arrivare a darci una risposta, e scoprire l’indirizzo di Caleb nella casa che possiede a Boston.
Apro l'anta dell'armadio, tirando fuori il borsone che ho preparato ieri sera, così da non ritrovarmi incasinata all'ultimo minuto, l'unica cosa che mi resta da fare è una doccia fresca, sperando di riuscire a svegliarmi meglio, e a lavare insieme al mio corpo tutta la frustrazione che sento crescere dentro di me, ormai fa parte del mio essere.
Sento dei colpi provenire dalla porta.

"Posso entrare?" Chiede mia madre.

"Sì, sto per prepararmi." Sussurro, mettendomi seduta in fondo al letto.

"Hai dormito bene amore?" Domanda con una voce rassicurante, appoggiando sulla scrivania la colazione pronta, brioche appena sfornati e un succo d'arancia.
"Questa ti servirà per darti un po' di energia." Aggiunge sorridendo, sedendosi sopra la sedia.

"Grazie mamma, ne ho bisogno. Stamattina mi sento uno straccio." Ammetto più a me stessa che a lei.

"Questa frase l'ho sentita giusto un paio di volte negli ultimi giorni." Mi rimprovera dolcemente, ricordandomi tutte le volte in cui mi sono lamentata, e devo dire che non sono poche.

"Ormai sono diventata una bisbetica, ma la verità è che mi manca molto, è successo tutto alla sprovvista mamma, ancora una volta." Sussurro amaramente, abbassando lo sguardo come per difendermi da qualcosa che potrebbe colpirmi.

"Tesoro, hai conosciuto troppo presto i grandi problemi che a volte la vita ti sbatte in faccia, ma sei sempre uscita dal tunnel, più forte di prima, succederà anche questa volta." Sembra facile sentire queste parole, la difficoltà sta nel metterle in atto.

"Non ne sono sicura, ma ho bisogno di risposte, quelle che credo di meritare da parte sua. Se dovesse andare male, me ne farò una ragione, ma pretendo una spiegazione." Spiego sicura.

"Devi amore, dovrà fare una bella parlata anche con me nel caso dovesse varcare questa porta, non mi è piaciuto questo comportamento." Assume un’aria contrariata, non ha mandato giù l'amaro che ha causato non solo a me, ma anche alla mia famiglia.
Gli ho raccontato una verità scomoda, omettendo che suo padre è un criminale, e che è scappato da casa per questo motivo. Non mi avrebbe mai fatto partire altrimenti, come qualsiasi genitore sano di mente.
Non l'ha presa bene, mi ha ripetuto più volte che non merita neanche una mia lacrima, perché l'unica cosa che vuole è vedermi felice, e quando questo viene a mancare, non c'è scusa per lei.

"Vedremo come finirà, ormai ho dato sfogo a non so quante ipotesi possibili, sono curiosa di sapere quale si avvererà." Esclamo sorridendo, cercando di sdrammatizzare il discorso.

"Anch'io lo sono amore, ma sono anche sicura che il più bello sarà sicuramente il vincitore. Cerca di ricordarti di tua madre mentre sei via, non farmi preoccupare." Mormora, avvicinandosi al letto.
Non sono mai stata fuori casa a dormire per più di una notte, e considerando i tempi, non abbiamo idea di quanto staremo via.

"Non devi neanche dirlo mamma, ti chiamerò ogni giorno, promesso.
Spero solo che vada tutto bene, che torni con me." Rispondo evasivamente.

"E sarà così, ma dovrà dimostrarmi che non rifarà una cosa simile, altrimenti interverrò io." Scherza affettuosamente, accarezzandomi la guancia.

"Passerò dal cimitero prima di partire, mi sono fatta prendere troppo dai sentimenti ultimamente, e ho dimenticato il mio passato, che però non merita questo." Butto fuori tutta l'aria che sento nei polmoni.

"Lui capisce tutto tesoro, ma è giusto che lo vai a salutare." Mi sposta una ciocca di capelli dal viso, mettendola dietro l'orecchio.

"A proposito, a che ora parti?" Aggiunge confusa.

"Tra quaranta minuti, devo ancora farmi la doccia! Mangerò la brioche mentre esco mamma, sono in ritardo!" Mi affretto a trovare dei vestiti comodi per il viaggio, e corro subito in bagno.

"Chissà come fai a trovarti sempre in ritardo tesoro." La sento bisbigliare mentre entro nella doccia, ormai manca davvero poco.

//spazio autrice.
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Kiss, Giulia

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