Capitolo 23

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Caleb's pov

Continuo a sentirmi come un leone chiuso in gabbia, che ha perso tutto il suo potere.
Devo continuare in questo modo, perché prima di agire e spaccare queste sbarre, ho bisogno della certezza che tutto vada per il meglio, altrimenti fuggirò solo per poco, prima di ritornare in questo stato.
Mi ritrovo a vivere la mia vecchia vita, in modo diverso, ma la sostanza e le persone sono le stesse.
In questi giorni ho rincontrato un mio vecchio amico, il più furbo di tutti, che in questi anni è rinato, lasciando la nostra compagnia di sbandati, e dedicandosi alla sua carriera da avvocato, riuscendo nel suo intento.
E così mi ritrovo in questo bar del centro, con gli occhi di molti ragazzi puntati verso di noi, un po' per la fama che grazie a mio padre ha invaso anche il mio essere, e un po' perché i loro occhi mi dimostrano stupore nel vedermi ancora qui in zona.
Tutti hanno scoperto la verità, dopo che sono partito, almeno così mi ha raccontato Austin.
La polizia ha indagato su mio padre, e quello di Diana, ma per mancanza di prove non ha potuto fare niente, e così è rimasto libero di continuare i suoi sporchi affari.

"Caleb ormai non ha senso continuare a opporti, tuo padre è troppo potente qui in città, stai rischiando troppo." Mi ricorda, appoggiando due bicchieri pieni di vodka sul bancone.

"Tu cosa faresti al mio posto?" Ormai parlare di questo è diventata parte della mia routine.

"Questo, mi divertirei e basta. Almeno cerchi di scappare dalla realtà, e magari mi scoperei la mia ex, solo perché la carne è debole ormai, non per altro." Sorseggia il cocktail, sorridendo per la sua affermazione.
Rimango in silenzio, rifletto sulla sua risposta, senza un vero motivo.
Siamo arrivati al locale da un paio di ore, ma non sono riuscito a conoscere nessuna ragazza, ho rifiutato educatamente qualsiasi domanda o approccio.
È scontato dire che penso solo a Jocelyn?
Che cerco i suoi occhi ovunque?

"E dai Caleb, sei innamorato di una ragazza che in questo momento si trova a dieci ore di distanza, non ti sei fatto sentire, lo sai come finiscono queste cose, è probabile che ti abbia già dimenticato, che ti odi.
Diana è stata il tuo primo amore, se ti trovassi in camera con lei, nuda, non credo che non ti si alzi." Esclama sfacciato.

"Dopo quello che mi ha fatto mi fa schifo solo l'idea di toccarla." Ribatto corrugando la fronte.

"Allora che intenzione hai? O agisci, o rimani in questo fottuto bar a piangerti addosso." Cerca di spronarmi come farebbe Jeremy se fosse qui.
E anche lui come la mia ragazza, è solo una vittima del mio passato.
Nell'ultimo periodo era così felice di aver trovato lavoro in un call center, che con i ritmi che ha incassato non ci siamo visti.
Non ho voluto raccontargli niente per telefono, e ho lasciato anche lui in balia del mio egoismo, mi chiedo cosa penserà di me.

"Tu cosa faresti al mio posto?" Domando sfacciato, sperando di riuscire a saltarci fuori.

"Tuo padre fotte le persone, tu fotti lui Caleb. Ne sei capace." Ribatte scrollando le spalle, come se per lui fosse facile.
Qualcosa scatta in me, d'irrefrenabile.
Finisco il liquido amaro nel bicchiere, lasciando che l'alcool mi bruci in gola, annullando per pochi secondi la mente che ha iniziato ad elaborare la mia risposta, senza che me ne accorgessi.

"Grazie Gus, ora so cosa devo fare. Devo andare." E mi affretto a correre in mezzo al parcheggio, in cerca della mia macchina.
Il mio amico troverà sicuramente un passaggio, e sono troppo preso dal l'attimo per preoccuparmi di questo.
È incredibile come una sola frase possa aver risolto una parte dei miei problemi, almeno spero.
Mi butto, vada come vada.
Con le immagini che scorrono veloci, l'asfalto che brucia con il tocco delle gomme, che sfrecciano senza sosta verso una meta soltanto.

*

La strada è deserta, perfetta per sgasare un po' con la moto, e liberare la mia mente che rischia di scoppiare da un momento all'altro.
Dovrei essere abituato a questa sensazione, ma la verità è che non ci riesco, ogni volta è sempre il solito strazio.
Mi sento spaesato, vuoto.
Rivedere Austin ha scatenato qualcosa d'inspiegabile dentro di me, e quest'uscita improvvisa mi ha fatto capire cosa è giusto fare, per riuscire a liberarmi da questa galera che ormai mi sta opprimendo.
È bastato un suo consiglio a farmi cambiare idea su tutta questa situazione, che sia la decisione giusta, o sbagliata, non torno più indietro.
Rallento di botto quando riconosco la casa della mia ex, accostando la moto sul marciapiede.
Faccio un respiro profondo prima di scendere e avviarmi verso la porta d'ingresso, sperando con tutto me stesso che tutto vada bene.
Busso senza sosta, senza preoccuparmi dei suoi genitori, e dell'orario.
Sono le due di notte, ma non potevo aspettare fino a domani, per una volta voglio seguire il mio istinto.

"Caleb? Cosa ci fai qui?" Apre la porta stropicciandosi gli occhi, devo averla svegliata.

"Tuo padre è in casa?" Domando di getto.

"N-no, sono fuori città fino a domani, p-perché?" Ribatte confusa, incrociando le braccia al petto.

"Posso entrare o mi lasci qui fuori?" Chiedo di rimando, sforzandomi di sorridere.

"Certo, entra pure." Ribatte confusa, aprendomi la porta.
Conosco a memoria la casa, non faccio fatica a ricordarmi dove si trova il salotto, infondo al corridoio, l'ultima stanza a destra.
E non mi sbaglio, così mi ritrovo al centro della sala, appoggiato allo schienale del divano, con la mente che viaggia.
Rivedo il mio passato, gli attimi trascorsi proprio in questa stanza, a ridere e scherzare come se niente potesse distruggerci, a fare l'amore per ore fuori controllo, è tutto così sfocato, eppure è fermo lì, nella mia testa.
Alzo di nuovo lo sguardo, scontrando i nostri occhi.
Diana è a pochi passi da me, con le spalle contro il muro, e il respiro affannato.
Dio, non riesco a credere che siamo arrivati a tanto.
Ci conosciamo da quando siamo piccoli, com'è possibile che ora non ci parliamo più?
Come hai fatto a ingannarmi dopo tutto quello che è successo tra noi?
Ci siamo amati, sì, ma non c'è stato solo amore in tutti questi anni.
Siamo cresciuti insieme, e ora mi sembra che quegli anni non siano mai esistiti.

"Non è cambiato niente, è rimasto tutto com'era." Osservo serio, guardandomi in giro.

"Già, proprio tutto. Sei tu che non sei più lo stesso, e non ti riconosci in ciò che vedi." Si avvia i capelli dietro l'orecchio, rimando ferma nella sua posizione.

"Tu dici? Dovrei tornare indietro con il tempo allora, ma nessuno mi assicura che sia la cosa giusta da fare, se così non fosse, mi distruggerei da solo, con le mie mani." Mi lascio sfuggire.

"Se non ci provi, non lo saprai mai Caleb, io sono disposta ad aiutarti."
Avresti dovuto farlo in passato, quando esisteva ancora un "noi".
In quel momento avevo bisogno di te.
Speravo di vedere la sincerità che cercavo nei tuoi occhi, invece tutto il contrario.

"Cos'è disposto a fare mio padre per far sì che rimanga qua? Dimmelo cazzo, me lo devi!"
Si prende qualche secondo per riflettere.

"N-non posso farlo, rischierei di finire anch'io nei casini." Risponde tentennando.

"Volevi farti perdonare giusto? Ho trovato il modo, devi solo aiutarmi, sempre che tu voglia ancora farlo." Cerco di convincerla con tutte le mie forze.
Mi limito a vedere la sua espressione cambiare, diventare più sollevata, anche se non conosce ancora il mio patto, e cosa sono disposto ad arrivare per averlo.

"Lo farò solo se anche tu mi aiuterai a voltare pagina." Sussurra appena, avvicinandosi verso di me.

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