Capitolo 35

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Caleb’s pov

Non è difficile trovare la casa di questa Rebecca, ci sono molte macchine parcheggiate lungo la via, e riesco a sentire la musica provenire dall'interno, considerando che ho i finestrini alzati.
Lascio la mia Audi, che non usavo da tempo, in una via appena lontano dalla folla, fare due passi mi aiuterà a schiarirmi un po' le idee, e a scaricare la tensione che stringe ogni muscolo del mio corpo.
Sono agitato, parecchio, devo trovare un modo per calmarmi, se non voglio rischiare di impazzire.
Passo dopo passo, eccomi qui, in mezzo a questa gente scatenata, con i ricordi che scorrono, quando fino a un anno fa, c'ero io a fare la stessa cosa, con il mio migliore amico, e con la mia ex ragazza.
Riconosco molti volti, si fermano a salutarmi, ma non gli do peso, il mio obiettivo è un altro, trovare Jeremy.
E poi lo vedo, a bordo piscina con una ragazza che a primo impatto mi sa di familiare, ma dopo rimango sconvolto.
Jocelyn, cazzo.
Immaginavo di trovarla qui, ma nonostante questo, non sono pronto ai sentimenti che prendono vita dentro di me.
Che ci fanno loro due insieme? Da che ricordo non si frequentavano quando io non c'ero, è davvero cambiato qualcosa da quando sono partito?
Non è quello che mi sconvolge, ma il modo che hanno di guardarsi, come se non volessero stare lì in mezzo alla gente, ma soli.
Non come due amici che ballano insieme, conosco quell'atteggiamento, e conosco il mio migliore amico.
Ridono, ballano, e si parlano all'orecchio.
Nessun bacio, nessun tocco in parti che mi farebbero partire il cervello.
Ho questa fottuta paura che mi costringe a rimanere nascosto con gli occhi fissi su di loro.
No, non può essere, Jeremy sa cos'è stata per me Jocelyn, gli ho parlato di lei fino allo svenimento, non mi farebbe mai una cosa simile.

Seguo Jeremy da dietro non appena si allontana per raggiungere il bancone formato da un tavolino di cristallo, con la ragazza che da come parla sembra la padrona, Rebecca.
Continua a lamentarsi per il casino che la gente sta combinando in giro, urlando a squarcia gola che ha chiuso tutte le porte a chiave.
Devo allontanarmi subito se non voglio che Jocelyn mi veda.
"Jeremy..." Gli tocco una spalla incerto su cosa dire. Vedo i muscoli irrigidirsi, riconoscendo la mia voce, si gira sorpreso.

"Caleb? Cosa ci fai qui?" Domanda spiazzato, e dal suo sguardo non sembra provare rancore per me, ma devo ancora constatarlo.

"Sono venuto per parlare con te, andiamo via di qua...ho visto Jocelyn." Ribatto sperando che capisca il concetto.
Annuisce senza proferire parola, e insieme usciamo dal retro della casa, per raggiungere la mia macchina al parcheggio, lontano da tutti.

"Sono tornato appena ho potuto..." Inizio il discorso, guardando il terreno che mi rassicura dal suo sguardo.

"Non provo rancore per te." M'interrompe prima che possa continuare la frase, con il tono della voce calmo, implacabile.
In questo "scontro" siamo diversi, molto.
Ci sono io che mi porto a dietro i sensi di colpa per non aver avvisato il mio migliore amico della situazione, e poi c'è lui che non ha fatto niente, e sa che l'unico ad aver sbagliato sono io.

"Una cosa che mi tartassa da tempo è il perché io ero all'oscuro di tutto. Lo sai come sono venuto a sapere di Diana, di tuo padre e tutto questo casino? Grazie a Jocelyn. Potevi andartene Caleb, io ti avrei sempre appoggiato, ma non così. Eri la mia famiglia mentre mi sono ritrovato a combattere contro i miei problemi da solo, da un momento all'altro." 
Continua a sfogare tutto ciò che si è portato dentro da troppo tempo.
Ha la voce di chi non c'è fa più a trattenere, e vuole solo capire, e sono qui per farlo.

"Se hai parlato con Jocelyn dovresti sapere che mio padre mi ha minacciato fino a poco tempo fa! Rischiavo di fare del male a lei se avessi parlato. Devi credermi, non sono uno stronzo." Sussurro affranto.

"Neanche io sono un coglione però, una telefonata non potevi farla? Un modo per contattarmi lo trovavi, se volevi. Comunque non ha più importanza, ora abbiamo due vite separate, senza rancore." Fa per andarsene, iniziando a camminare per tornare alla festa.

"Stai mandando a puttane la nostra amicizia perché ho sbagliato? Appena ho potuto sono tornato, mentre tu non perdi tempo vedo. Preferisci la compagnia di Jocelyn alla mia?" Domando preoccupato.
Nel pronunciare il suo nome riesco a percepire il fastidio che gli ho provocato, e dall'espressione, c'è qualcosa che non mi torna.

"Non metterla in mezzo, lei non c'entra nulla. Ci siamo conosciuti poco dopo che è tornata da Boston, con il cuore a pezzi. Mi ha raccontato tutto, e da lì siamo diventati amici." Non mi guarda neanche in faccia mentre risponde.

"Solo amici?" Domando dubbioso, e con la paura di sentire la risposta.
Perché non potrei sopportarl vio.
Jocelyn non sarà più mia, ma non può appartenere al mio migliore amico, lo ucciderei.
Non riesco a capire cosa sta succedendo tra noi due, eravamo come due fratelli, cazzo.

“Jocelyn è speciale, avevi ragione quando mi parlavi di lei.” Interrompe i miei pensieri uscendo con questa frase che mi sta divorando il cervello.

"Stagli lontano Jeremy, non puoi farmi una cosa simile." Sussurro su di giri, come se fosse la mia rabbia a parlare, non io.
Non ho più alcun diritto su Jocelyn, ma non posso sopportare che si fidanzi con qualcuno, tantomeno con lui.
Anche se a casa c’è Diana ad aspettarmi, e il mio futuro è già stato scritto da un destino che si diverte a prendermi in giro.

"Devo andare, ho bisogno di tempo per capire cosa fare, mi faccio sentire io."
E mi lascia così, con mille dubbi nella mente.
Con la paura di perdere tutto, anche se in realtà non ho più niente.
Vorrei tornare indietro, ma sono troppo buttato in avanti per vedere una soluzione a tutto questo, perché non c'è.

//spazio autrice.
Un altro capitolo ancora e si conclude la storia.
Come andrà a finire?

Kiss, 𝓖𝓲𝓾𝓵𝓲𝓪

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