Capitolo 26

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Jocelyn’s pov

Cammino verso questa villa enorme, così diversa da come mi aspettavo.
Sapevo che la famiglia di Caleb è benestante, conoscendo il lavoro del padre, ma davanti a tanto lusso rimani sempre di stucco.

“Jocelyn noi ti aspettiamo su quella panchina, è meglio che non ci vedano tutti insieme." Denise indica il prato dall'altra parte della strada, dove mi aspetterà con il suo ragazzo.

"Okay, spero solo di sopravvivere." Sta davvero diventando reale?

Mi avvicino sempre di più, fino a fermarmi davanti alla porta.
La mia mano si posa sul campanello, anche se non sono pronta a voler sapere cosa mi aspetta da qui a pochi secondi.
Mi apre il maggiordomo, invitandomi a togliere la giacca di pelle per posarla nel guardaroba.
Faccio come mi dice, e chiedendo di Caleb mi dirigo verso un enorme salotto, trovandomi una scena surreale davanti ai miei occhi.
Caleb è in ginocchio davanti a una ragazza, con un anello tra le dita.
Sono girati nella direzione opposta alla mia, non accorgendosi della mia presenza.

"Diana, credevo di aver trovato una ragazza a Chicago, ma la verità è che ho sempre amato te, da sempre. Da quando ti ho rivisto, ho capito che il mio posto è qui, vuoi diventare mia moglie?" 
Diana.
La verità è che ho sempre amato te, da sempre.
Vuoi diventare mia moglie?
La terra mi viene a mancare sotto i piedi, il respiro diventa accelerato in un istante, perché il mondo attorno a me si sgretola.
Non posso credere di essere arrivata in un momento come questo, tutto mi aspettavo, ma non di trovarmi morta dentro, senza speranza.

"S-sì, certo che voglio. Ti amo anch'io." Risponde lei, e non capisco come faccio a rimanere immobile, davanti a una scena così.
Non ho le forze per scappare, sono pietrificata.
I genitori iniziano ad applaudire, finché uno di loro si accorge di me.

"Abbiamo visite, chi è che è venuto a cercarci?" Domanda quello che sembra essere il padre di Caleb, i lineamenti sono i suoi.
Non m'interessa degli sguardi altrui, né delle voci in sottofondo che sento, ma che non comprendo.
Mi soffermo solo su di lui, che lentamente si gira, incatenando i nostri occhi.
Non posso vedere i miei cosa dicono, ma i suoi sono terrorizzati, spenti, sorpresi.

"Jocelyn." Sussurra senza fiato, visibilmente scosso.

"Oh è la famosa ragazzina di Chicago? Direi che sei arrivata troppo tardi, mio figlio si sposerà presto con la sua fidanzata, vuoi forse venire al matrimonio?" Domanda ridendo il padre di Caleb.

"Sta zitto papà." Continua a sostenere il mio sguardo, e sta cercando di parlarmi così, ma i miei sono spenti, come il mio cervello, e il mio cuore.

Cos'è che vuoi dirmi Caleb? Parlami perché non riesco a capire.
Non vedi che mi hai uccisa? Che sono venuta fino a qui sperando di poterti abbracciare? Che cosa stai facendo? Perché non vieni qua a dirmi che quello che ho visto è un incubo e non la realtà? Ho solo bisogno di sapere che mi ami, perché non lo fai?

"Non sarei mai dovuta venire, scusate." Sono le uniche parole che riesco a dire, prima di aprire la porta e scappare, lontano.

*

I miei occhi si concentrano a guardare la coppia felice e spensierata sulla panchina, ormai sono abituata ad ammirare l'amore, quello vero.
Dovrei chiudere le tende dalla finestra, così da non vedere l'amore che alleggia nell'aria tra le strade di Boston, ma continuo a farmi del male.
Nella mia mente rivivo gli attimi trascorsi a casa di Caleb.
Credevo di tornare a respirare in modo regolare una volta incrociati i suoi occhi, e così è stato, finché non mi sono resa conto di quello che stava facendo.
Le lacrime tornano a scendere frenetiche, mentre mi stringo forte le braccia al petto, per reprimere il dolore che sento nel cuore, ormai in mille pezzi.

"Perché non siamo già in macchina? Voglio tornare a casa, non c'è niente che mi appartiene qui!" Urlo contro la mia migliore amica, seduta accanto a me sul letto.

"Jocelyn te l'ho spiegato il motivo. Derek vuole vederci chiaro, ci ha chiesto solo un giorno in più, dopo torneremo a casa e ci lasceremo questa storia alle spalle." Sussurra accarezzandomi una spalla per tranquillizzarmi.

"Se fosse facile, non sarei qui a piangermi addosso. Ho perso il mio primo amore in un incidente stradale, sai quanto è stato difficile innamorarmi ancora? Eppure è successo, ora cosa mi è rimasto? Che ricordo ho di entrambi? Noah non c'è più, e Caleb ha chiesto alla sua ex di sposarlo!" Ogni muscolo si paralizza a pronunciare queste parole così amare.

"Non riesco a credere a questa storia, c'è qualcosa sotto Jocelyn, non può essere così." Il mio sguardo saetta verso Denise, ma non riesco a comprendere le sue parole, rischia solo d'illudermi.

"Per un attimo l'ho creduto anch'io, ma sai quando ho smesso? Quando mi sono girata, e ho capito che lui era ancora in quella maledetta casa, non mi ha seguito capisci?" Ribatto con una risata amara, come se non credessi alle mie stesse parole.

"Noi non possiamo sapere se la sua famiglia lo tiene in pugno!" Scuoto il capo, abbassando lo sguardo.

"Anche se così fosse, non c'è speranza in tutti i modi. Lui si sposerà con lei." Pronuncio quella frase sentendomi il petto pesante, e il cuore che batte all'impazzata. Sento la testa girare, mi siedo per un istante, chiudendo gli occhi.

"Hai bisogno di riposare, ti lascio da sola." Sussurra Denise, ma prima che possa alzarsi, veniamo interrotte nel bel mezzo del discorso, sentendo dei rumori provenire dalla porta. 
Mi alzo a fatica, dirigendomi verso l'entrata.
Apro la porta sbuffando per il fastidio, credendo di trovarmi davanti al personale dell'hotel, ma non è così.
Lascio lo spazio ai miei sentimenti di prendere vita, esplodendo impazziti dentro il mio corpo.
Questo è troppo per me, non so se riuscirò a superare ancora un'ultima delusione, ma devo farlo per me stessa, prima di voltare completamente pagina.
Sono forte, cerco di ricordarmi.
Sono una roccia, e ora più che mai devo dimostrarlo.

//spazio autrice.
Ecco il capitolo che tanto aspettavate.
Volete che il prossimo sia dal punto di vista di Caleb?

Domanda del giorno:
Cosa avete mangiato oggi a pranzo?
(io) torta salata con prosciutto e funghi

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