Capitolo 31

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Caleb’s pov

Continuo a camminare, ma non so bene dove mi trovo.
Riconosco le vie, ma la mia mente è altrove.
Sento chiamare il mio nome, o forse sto impazzendo, probabilmente è così.
Infondo il mio umore è a pezzi, il mio cuore non è mai stato così rotto neanche quando ho scoperto il tradimento di Diana, e sì che è stata una botta tremenda anche quella, ma non così forte.
Ho scoperto solo ora quanto potere ha su di me Jocelyn, ne ho avuta la certezza.
Vederla parlarmi così, senza motivo, mi ha lacerato. 
Dovrei disperarmi come fanno tutti quando una storia finisce, ma quei tempi ormai sono andati.
Tempo al tempo si dice, e ho deciso di trascorrere i miei giorni aspettando di stare meglio, ma non come si aspetta lei.
Ci ha messo poco tempo a liberarsi di me, e non vedo perché passare i minuti a rimpiangere il suo ritorno. 
La mia vita cambierà, e se questo è segno di sconfitta, se ha vinto veramente mio padre, lascerò che sia così.
Mai contro cuore, ma neanche coglione. 
Non smetto di amarla, ma scelgo di adattarmi alla vita che mi aspetta, che non avrei voluto intraprendere, ma che mi dà delle certezze.
Jocelyn mi ha deluso in una maniera lancinante, mai e poi mai mi sarei aspettato di ritrovarci così, non ora almeno.
Il telefono squilla, il numero non è salvato nei miei contatti, ma riconosco i tre numeri finali.
Devo buttarmi a capofitto in qualcosa di nuovo per riuscire a scordarmi in parte che ho perso una persona troppo importante, che in poco tempo è diventata fondamentale.
E poi il modo in cui ci siamo conosciuti, quello non potrei dimenticarlo neanche dopo un'amnesia, neanche se perdessi la memoria.
Mi serviva solo del tempo per riuscire a gestire tutto, ma sarei tornato, e quel giorno avrei messo fine alla nostra sofferenza, per sempre.
Non è stata così paziente come speravo, e ora l'ho accettato.
Prima parlerò con mio padre, e poi con Diana. 
Metterò entrambi al corrente della mia decisione, così da capire se il mio futuro sarà come ho stabilito, o ancora una volta verrà stravolto.

“Stavo seriamente pensando che non tornassi più.” Esclama mio padre non appena varco la porta d’ingresso.

“Ho smesso di contare le volte in cui ci ho provato.” Li sputo in faccia la verità, notando i suoi lineamenti diventare sempre più seri.

“Non ti sei ancora abituato a tutto questo?” Domanda avvicinandosi a me con il suo solito bicchiere di liquore tra le mani.

“Ci sto provando, ma non è facile quando sei costretto a doverlo fare.” Aggiungo duro, allontanandomi da lui.

“Farai un sacco di soldi Caleb, te ne rendi conto?” Vorrei chiudere la sua bocca per non sentire le sue stronzate, se solo potessi.

“Forse è l’unica cosa positiva in tutto questo, perché del resto hai scelto tutto tu.” Lo scruto attentamente, aspettando ansioso una risposta che mi possa aiutare in qualche modo, ma so per certo che non succederà.

“Vuoi continuare a importi o decidi di accettare di far parte della tua famiglia?” Ha completamente ignorato la mia richiesta d’aiuto, costringendomi ancora una volta a scegliere.

“Accetto, ma lasciami libero di decidere d’ora in poi.” Scandisco bene la frase, sottintendo che non voglio nessun rapporto con lui.

*

Questa mattina mi sento un po' troppo frastornato, sarà perché non riesco a dormire la notte, lascio che la mia mente viaggi in ricordi che non voglio toccare, almeno non più.
Sto seriamente pensando di prendere un calmante, così da riuscire a chiudere occhio, se non voglio ritrovarmi ogni volta in questo stato.
È passato un anno, un fottuto anno.
Sono successe troppe cose durante questi mesi, e ne sono cambiate tante altre.

"Buongiorno signorino Caleb, cosa preferisci stamattina?" La nuova governante mi sta sulle palle, non riesco a capire perché continua a chiamarmi in questo modo.

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