Prologo.

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Non ho mai vissuto nell'oro e non ho mai avuto una vita facile ma in un modo o nell'altro me la sono cavata e sono andata avanti.
Non sono una ragazza che si fa molti scrupoli, odio ripetermi e non mi piace stare al centro dell'attenzione ma con il lavoro che faccio mi è impossibile passare inosservata.
Vivo in un appartamento insieme ad una mia collega nonché migliore amica Cassandra. Siamo molto simili caratterialmente: entrambi testarde, romantiche, curiose e a volte un po' sfacciate.

Ogni mattina vado a lavorare nel bar del 'Boss' come cameriera, durante la sera invece la mia vita cambia leggermente piega. Da una normale cameriera di 19 anni, mi ritrovo vestita e truccata come una sensuale prostituta pronta a soddisfare i clienti della discoteca "HotGold" del Boss.
Vi spiego subito perché continuo a chiamare il mio capo con il nomignolo 'Boss', no, non è per amicizia o per enfatizzare il suo potere. È perché il mio capo è un vero e proprio mafioso.

La prima volta che lo vidi avevo l'età di 7 anni. Ero in cucina insieme ai miei genitori, mio padre leggeva il giornale e io giocavo con una bambola. Suonarono al campanello un paio di volte, mia madre andò ad aprire e fece accomodare dei signori in salotto, poi tornò ai fornelli per preparare del tè caldo da poterlo servire agli 'ospiti'.
Me ne restai in disparte insieme alla mia bambola mentre mio padre parlava con i signori, a me faceva paura anche solo la loro voce, quindi quella di restare il più lontano possibile da loro mi sembrò una buona idea.
Iniziarono ad alzare la voce "Ci devi dei soldi John, lo sai bene che non ci piace aspettare" disse uno di loro puntando un dito contro mio padre. "Per adesso ho solo questi, giuro che tra qualche giorno potrò darvi l'intera somma" disse mio padre disperato. "No, no" disse l'altro ghignando "per adesso ci dai questi, la prossima volta voglio il doppio, qui in mano. Ti è chiaro?" Disse con aria minacciosa picchiettando un dito sul palmo della mano. Quello era il Boss, ovvero Anthony. Dopo quella volta le sue visite a casa si fecero più frequenti, passarono i giorni, i mesi, gli anni, ma lui non smise mai di tormentarci, neanche dopo la morte dei miei genitori.
Non ebbe pietà, anzi colse l'occasione in pieno. Subito dopo il funerale dei miei genitori venne a farmi visita. "Sai, tuo padre ha ancora un debito non saldato con me" lo guardai incredula "che cosa?" chiesi portandomi una mano sulla bocca. Non ci potevo credere, ero al verde e senza un lavoro e dovevo ancora superare la morte così improvvisa dei miei genitori.
"Hai capito bene biondina. Voglio i soldi e subito" disse con aria superiore e minacciosa, mi tremavano le gambe per la paura.
"Di quanto è?"
"Cinquecentomila dollari, ma tu non hai tutti questi soldi e a me non piace aspettare e visto che sono soldi miei - calcò bene la parola 'miei'- ci tengo ad averli quanto prima" rise, ma con una risata macabra e priva di divertimento. Mi guardò in faccia serio mostrando i suoi denti gialli in un ghigno. "Quindi ti offro un accordo" disse.
Non mi fidavo di lui e tutt'ora non mi fido per niente.
"Che tipo di accordo?"
"Ho molte proprietà in giro per Manhattan, a dire il vero, quasi più della metà della città appartiene a me" rise "E oltre a case, condomini, bar e altri edifici che non starò qui ad elencare, ho anche in possesso molti casinò e discoteche, in queste ultime, molto gettonate, ci lavorano le mie ragazze, ovvero le mie prostitute. Nelle mie discoteche, in particolare nella HotGold, si svolgono molti incontri con gente molto importante:senatori, poliziotti corrotti, mafiosi e tutti i ricchi sfondati che vivono qui. Le mie ragazze vengono pagate profumatamente per intrattenerli, sai? Come prostituta mi faresti guadagnare un botto di soldi.
Per farla breve, tu vieni da me a lavorare come prostituta, una volta raggiunta la somma giusta, ovvero cinquecentomila dollari, mi darai quel che mi devi e poi te ne andrai per la tua strada." Disse notando che avevo perso il filo del discorso.
"Io non sono una puttana" dissi a denti stretti ormai incazzata nera.
"Abbassa i toni bionda, o così o vai a fare le elemosina e credimi, facendo le elemosina non ti rimarrà altro che un piccolo gruzzolo di soldi e a me serve molto di più. E dato che perdo la pazienza molto facilmente, ti conviene prendere una decisione e anche alla svelta."
Accettai la sua proposta perché non avevo realmente scelta. Un uomo come lui che ha potere su tutto, basta un solo schioccare di dita e mi spezza in due come un grissino insieme ai suoi scagnozzi. E mi sarebbe successo una cosa del genere se avessi scelto di fare di testa mia.

Clarissa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora