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Bussano alla porta e il mio cuore sembra esplodere dalla cassa toracica, il sangue circola gelido nel mio corpo e lunghi brividi pervadono le mie gambe ormai molli come gelatina per la paura.
Abbasso la maniglia e tiro l'asse di legno verso di me, lasciando entrare in casa Travis Winkler.

"Ciao" saluta Cassandra cercando di rompere il silenzio.
Il ragazzo si piega per prendere la valigia che ho lasciato accanto al divano, ignorando Cassandra.
"Fermo, la prendo io" dico avvicinandomi a lui, non mi serve la finta galanteria.
"Suppongo sia ora di salutarci?" Dice sotto voce Eddie, mi giro a guardarlo e noto che ha gli occhi lucidi "Penso proprio di sì, Eds". Corro ad abbracciarlo e mentre trattengo le lacrime che minacciano di uscire sussurro un "prenditi cura di Cassy, Eds".
Cassandra fa un piccolo colpo di tosse per attirare la mia attenzione. Mi fiondo su di lei e le scompiglio i suoi capelli rossi "Cassy su, non ti si addicono le lacrime! Calmati, ci rivedremo presto." Cerco di rassicurarla non molto sicura delle parole che ho appena detto.
Rivedrò mai i miei due migliori amici? Questa domanda mi frulla nella testa da ieri sera ormai. Una volta che metterò piede a casa di Travis, cosa ne sarà di me? Che cosa mi succederà? Anthony proverà a fare del male ad Eddie e a Cassandra? Penso mentre sciolgo l'abbraccio con Cassy.
"Direi che è ora di andare" dice Travis facendomi tornare con i piedi per terra.
Annuisco sconfitta e dopo aver salutato i miei due migliori amici seguo il ragazzo entrando nella sua auto.
"Ti devo bendare" prende dal cruscotto una sciarpa nera e l'avvicina a me. Porto le mani in avanti per difendermi "No, perché?" Quasi urlo.
Mi guarda e con fare ovvio dice "Così, semmai ti passasse per la mente l'idea di scappare non saprai dove andare, anche se dubito che riuscirai a scappare da casa mia."

<°•°•°•°>

Finalmente dopo ore la macchina si ferma. Sento il rumore dello sportello che viene aperto e Travis che scende dall'auto, viene ad aiutarmi a scendere dalla macchina tenendomi saldamente per un polso. Sento un lieve 'click' segno che ha appena chiuso con la sicura l'auto.
"Non mi stringere così forte, mi fai male" mi lamento ma lui sembra non avermi neanche sentita perché continua a tirarmi con la stessa forza di prima.
Dopo una manciata di minuti si ferma e riesco a sentire una serratura scattare.
"Siamo arrivati" scioglie la benda e mi spinge dentro una stanza, con fare fulmineo esce e chiude la porta a chiave dietro di sé.
"Travis? Travis!" Urlo sbattendo i pugni contro la porta.
Cado di peso e mi porto le ginocchia al petto mentre calde lacrime iniziano ad uscire copiosamente dai miei occhi.
Dove mi trovo? Stiamo ancora a Manhattan? Mi farà mai uscire da qui senza però farmi del male? Penso proprio di no.

La stanza è grande e completamente bianca riempita da un letto sulla sinistra e un piccolo comodino nero. Sulla destra invece c'è una porta, suppongo che lì ci sia un bagno.
Una piccola finestra dà sul giardino e posso notare che questa non è altro che una misera stanza piantata lì in mezzo, forse usata come garage o come magazzino, un tempo, e adesso improvvisata come camera da letto. O forse è la stanza riservata alle sue puttane?
Scaccio via questo pensiero e decido di andare a vedere com'è il bagno: un classico bagno da servizio con un piccolo box doccia e mentre apro i cassetti del mobile che vi è accanto al lavandino, noto che è completamente vuoto, a parte il primo cassetto dove vi è un asciugamano bianco.
Esco dal bagno e mi siedo sul pavimento pensando a come poter scappare da questo posto.

<°•°•°•°>

Travis Pov's.
"Non ti devo dare nessuna spiegazione, Ethan" bevo tutto d'un sorso il whisky portandomi il grosso bicchiere di cristallo alla bocca.
Mi dà un'occhiata di fuoco.
Alzo gli occhi al cielo infastidito.
Perché non si fa mai gli affari suoi?
"Portali da mangiare, piuttosto" dico mentre poso il bicchiere sulla mia scrivania.
"Ah, devo anche farli da cameriere?" Sbotta "È solo una puttana, perché devo andare a portarli io da mangiare? Abbiamo una cameriera per questo, sai?" Urla indignato.
"Giuro che un giorno di questi ti pianto una pallottola in bocca". Rispondo scocciato.

Clarissa Pov's.
Entra nella stanza un ragazzo di colore con i tratti duri, alto circa un metro e novanta, i capelli rasati e gli occhi dello stesso colore del miele. Un piercing brilla dalle sue labbra carnose.
Mi alzo di scatto spaventata "E tu chi sei?"
"Ethan" fa un sorriso sghembo e poggia sul comodino un vassoio.
"Cos'è quello?"
"Fai troppe domande ragazza" dice e se ne va chiudendo la porta a chiave dietro di se.

Alzo il coperchio curiosa e una nuvola di vapore si dissolve nell'aria.
Il profumo di ravioli al formaggio mi prende subito alle narici e mentre sto per addentare un pezzo, rimango con la forchetta a mezz'aria sentendo un pensiero insinuarsi nella mia mente facendomi chiudere lo stomaco.
Chi mi dice che questo cibo non è stato avvelenato?

<°•°•°•°>

Travis Pov's.
"La ragazza non ha mangiato nulla" Ethan porta il vassoio sul tavolo della cucina.
"Dice che sicuramente è avvelenato" ridacchia.
"Porta qui quella stupida" dico serio.

"Signore, io ho finito"
"Vai pure Bernadette".
Guardo l'anziana cameriera mentre esce via dalla cucina lasciandomi solo nella stanza.

Clarissa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora