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Noah Pov's.
Faccio un lungo tiro dalla mia sigaretta, la ragazza non si è ancora svegliata.
Non è la prima volta che Travis ha un attacco d'ira. In quei momenti non riesce a controllarsi e non collega le mani con il cervello, non riesce a pensare alle conseguenze delle sue azioni e diventa una bestia.

"Ti prego non lasciarmi!" Urla battendo i pugni sul letto "Ho bisogno di te!"

Inizia a sudare e il suo viso pallido si contorce in una smorfia di dolore. Mi avvicino spaventato e cerco di svegliare Clarissa.
Si sveglia poco dopo in lacrime.
"Ehi, era solo un'incubo" provo a rassicurarla.
"Fa così schifo, fa così schifo Noah" biascica cadendo a peso morto sul cuscino con i capelli che le ricoprono il viso. Gli sposto una ciocca portandola dietro l'orecchio scoprendo i suoi occhioni verdi.
Sento una morsa al petto ma provo a sorridere ignorando il ricordo che mi attanaglia la mente ogni volta che la guardo.
"Che cosa?"
"La mia vita. Fa così schifo andare avanti e portarsi questo fardello addosso. Sentire un'inferno dentro e fare finta di niente. Ho una rabbia che mi divora lentamente lasciandomi in pasto ai miei pensieri che non fanno altro che torturami, giorno e notte. Persino quando dormo non riesco a stare tranquilla."
"Cosa stai dicendo? Lo dici per il lavoro che sei costretta a fare?"
"No, dico che non è facile andare avanti così. Tutti che sorridono, tutti sembrano essere così spensierati. Io non mi ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che ho sorriso per davvero senza fingere o per cercare di compiacere gli altri. È brutto, sai? Il novanta percento del tempo penso di essere sbagliata per questo. Non merito anch'io di essere felice?"
"Meritiamo tutti di esserlo"
"Ecco, questa secondo me è una stronzata"
"E perché?"
"Perché sì. Lo dite tutti solo per cercare di tirare su il morale, secondo me non è così. Io a quanto pare non merito di esserlo"
"Perché dici così?"
"Perché ricevo solo del male sin da quando ero solo una bambina e quando mi capita qualcosa di bello tra le mani, per paura di non meritarlo o per timore che sia solo un'altra presa in giro, finisco per rovinare tutto da sola facendomi ancora di più del male".

Mi avvicino a lei, capendo come ci si sente. L'abbraccio forte ma lei mi allontana.
"Noah, no. Lasciami sola"
"Perché? Non credo sia una buona idea lasciarti sola in questi momenti. Sei così vulnerabile"
"E cattiva" aggiunge "vulnerabile e cattiva. Lasciami da sola"
Annuisco abbandonando la camera.

Clarissa Pov's.
Noah mi lascia sola nella stanza e dopo essermi assicurata che se ne sia andato chiudendo dietro di se la porta, soffoco delle grida sul cuscino affondando il viso sulla fodera. Chiudo gli occhi respirando a fondo, passerà, passerà anche questa volta mi ripeto ignorando il peso sul petto.
Passerà.
Dico sentendo le lacrime rigarmi il viso.

Cassandra Pov's.
Mi risveglio su un lettino, mi guardo intorno non capendo dove mi trovo.
Sono in una camera completamente spoglia. Le pareti bianche, vuote e una piccola finestra che lascia intravedere il cielo scuro. Eddie è accanto a me, su un'altro lettino e con la gamba fasciata.
"Ben svegliata"
Una voce risuona nella stanza spezzando il silenzio. Mi volto e noto una dottoressa dai lunghi capelli neri e dalle labbra carnose tinte di rosso.
La ignoro voltandomi dall'altra parte chiedendomi come starà Clarissa.
"Come ti senti? Io sono la dottoressa Melanie Robinson" si presenta.
"Bene, grazie"
"Uhm, ok. Ho disinfettato le tue ferite e ci ho messo qualche punto, alcune erano parecchio profonde"
"Grazie" dico mentre tiro un sorriso forzato.
"Non devi ringraziarmi, è mio dovere prendermi cura dei miei pazienti"
Alzo un sopracciglio e sposto lo sguardo ad Eddie preoccupata.
"Tranquilla, sta riposando e sta benone, per fortuna la sua ferita non ha fatto infezione"
Tiro un sospiro di sollievo.

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