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"Sei sicura?" chiede Cassandra dall'interno della discoteca mentre io l'aspetto fuori.
Guardo il cellulare e scuoto la testa in segno di negazione, lei sbuffa rassegnata.
"Va bene allora, arrivo, ti porto i vestiti e  poi farai quello che devi fare anche se non mi sembra una buona idea" dice.
Lo so che non è una buona idea ma d'altronde non ho molta scelta.
Anthony mi ha 'proposto' di incontrare il ragazzo che è entrato da poco nel cerchio della mafia e di venire a conoscenza anche nei minimi dettagli del suo passato, per chi ha lavorato e vorrebbe capire quanto lui sia maturo e affidabile.
Potevo scegliere se incontrarlo in discoteca o in periferia, dove Anthony ha comprato apposta vari appartamenti per le sue prostitute, tanto per avere bene la propria mercé sott'occhio.
Ho scelto di andare nell'appartamento mio e di Cassandra, lungo la periferia.
Non mi piace l'idea di avere intorno Anthony e i suoi scagnozzi pronti ad analizzare ogni mia mossa con sguardo minaccioso e indagatore.
"Grazie". Chiudo la video chiamata e metto il cellulare nella tasca posteriore dei jeans.
Poco dopo arriva Cassy con un borsone nero in mano.
"Apri bene gli occhi" consiglia e se ne va tornando a lavorare.
Apro il borsone per vedere cosa c'è dentro: una gonna nera in pelle, se gonna si può definire dato che gli stracci che uso per pulire a casa sono più lunghi, una  fascia rosa fluorescente come top con ricami floreali in pizzo, dell'intimo nero e delle scarpe con tacchi alti minimo 20 cm argentate.
'Che schifo mi tocca mettere' penso disgustata.

"Ti starebbero proprio bene"
Sussulto riconoscendo la voce. Anthony.
Mi volto di scatto spaventata.
"Lo scoprirò molto presto a quanto pare" sputo acida.
"Peccato che mi perderò lo spettacolo" ridacchia. Alzo gli occhi al cielo infastidita.
Tiro un sorriso forzato "Ti serve qualcosa, Boss?"
"Sai già cosa mi serve e vedi di non sbagliare questa sera perché questo lavoro ti frutterà un bel po' di soldi e più soldi riesci a darmi, prima il debito verrà saldato." Risponde serio.
"Lo so bene"
"Adesso va' e preparati, non ti voglio tra i piedi" mi da una sonora pacca sul sedere e se ne va ridendo.
Lo odio. Odio lui, odio questo posto, la mia vita e odio persino me stessa.

‹°•°•°•°›

Mi guardo allo specchio con aria schifata, questi stracci mi fanno apparire come una vera prostituta. Più guardo il mio riflesso, più mi sento sporca, sporca dentro. Mi si chiude lo stomaco e mi viene da vomitare, perché? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Scuoto la testa per scacciare via i pensieri e guardo il soffitto per mandare via le lacrime che minacciano di uscire.
Suonano al campanello. È lui, è arrivato.
Il mio cuore batte a mille e l'ansia mi divora da dentro.
'Calmati' ripeto a bassa voce cercando di  darmi una calmata.
Apro la porta malandata, quello che vedo mi lascia esterrefatta.
Lui sarebbe un ragazzino? Cioè, il ragazzo che ho davanti sarebbe un ragazzo? No cioè okay, sto facendo un minestrone.
Quanti anni avrà? Minimo una trentina buona, certo non sono molti ma io credevo, anzi, speravo che questo misterioso 'ragazzino' fosse un mio coetaneo. Sarebbe stato più facile per me.
Mi acciglio e lo guardo dalla testa ai piedi, avrà davvero trent'anni? Che intenzioni avrà? Mi farà del male? Penso mentre osservo la sua possente figura: è alto, pelle olivastra, capelli corvini e ricci, occhi azzurri e fottutamente seri, non lasciano trapelare nessuna emozione, il che mi intimorisce e non poco, labbra carnose e una fottuta miriade di tatuaggi invadono il suo collo alto, il petto scoperto dato che la camicia ha i primi bottoni sbottonati e i bicipiti muscolosi. La camicia bianca fascia perfettamente i pettorali e la tartaruga, gli skinny neri strappati invece fasciano alla perfezione le sue lunghe gambe che sembrano quasi di acciaio, tanto sono grossi e scolpiti quei muscoli.
"Vuoi una foto?" Domanda serio.
Sbatto le palpebre tornando in me.
"Ah-ah entra pure" dico sarcastica.
Li faccio segno di accomodarsi su una poltrona.
"Posso offrirti qualcosa? Un tè, un caffè?"
"Non mi sembra di stare a casa di mia nonna"
Ah ma che simpatico.
"Va bene, io mi chiamo Clarissa" rispondo.
"Travis"
"Allora, Travis... Cosa facciamo?" Domando titubante "di dove sei?" Proseguo sedendomi su una poltrona accanto alla sua.
"Sono Spagnolo"
"Ah, bella la Spagna! Di dove precisamente?" Più cose saprò su di lui, meglio è per me.
"Non sono affari tuoi" risponde spazientito. Si alza di scatto e si avvicina a me.
Oh no, no, no no! Non puoi mandare il mio piano a rotoli!
"Piuttosto, cerchiamo di arrivare dritti al sodo" dice con voce sensuale e lo è davvero. Mi ci vuole un po' per capire dove vuole andare a parare e io non mi sento pronta per quel passo, assolutamente.
"Sodo... Tipo uova sode? Sono buone a colazione, sai?" Balbetto nervosa.
Ma cosa diavolo sto dicendo?
Torna in te Clary, riprenditi.
Si avvicina a me è mi mette con le spalle contro il muro. Annusa il mio collo, il suo profumo mi invade le narici, profumo di pino e pioggia.
Inizia a baciarmi sulla spalla, un bacio, due baci, tre baci e così via fino a scendere sul mio petto scoperto a causa della scollatura del top.
Lo scanso e mi allontano il più possibile da lui.
"Ma sei impazzito?" Chiedo imbarazzata  al massimo.
Mi guarda incredulo.
"Come scusa?"
"Non ti avvicinare" provo ad assumere un aria da dura ma il rossore sulle guance rende il tutto ridicolo quindi rinuncio subito.
"È una minaccia?" Chiede serio
"Sì, una cosa del genere"
Scoppia a ridere. "Questa è buona, non sono mai stato minacciato da una prostituta".
Gli occhi iniziano a bruciare.
'da una prostituta' ormai è questo che sono.
"Ti ho detto che mi chiamo Clarissa" rispondo seria e a tono.
"Una Clarissa che come lavoro fa la prostituta. Una prostituta che arrossisce per un bacio, chissà cosa succede se invece ... - si avvicina a me e mi tira i capelli all'indietro, il cuoio capelluto mi fa male e una lacrima riga il mio volto. Mi da un bacio sulle labbra, preme le sue labbra sulle mie e morde il mio labbro inferiore con forza. Urlo per il dolore e cerco di staccarmi da lui, ma Travis coglie l'occasione e infila la sua lingua nella mia bocca costringendomi a baciarlo con la sua stessa foga dopodiché si stacca come se niente fosse- verginella" scoppia a ridere.
"Ma va' al diavolo" me ne vado in cucina, mi sciacquo la bocca con dell'acqua fresca.
"Senti, tu adesso sei di mia proprietà e di conseguenza io posso fare di te tutto quello che voglio. Ti é chiaro?" Domanda serio senza far trapelare nessuna emozione dal tono della sua voce.
"Che cosa?" Domando incredula.
"Sì, un piccolo regalo di benvenuto da parte del Signor Smith."

Clarissa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora