Capitolo 37

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Dopo quella breve conversazione io e Jace ci siamo messi in salotto a guardare la tv.

Nessuno dei due parla, entrambi ogni tanto ci lanciamo qualche occhiata, che non sfugge all'altro, e poi torniamo a fissare lo schermo. Non so neanche che film sia, ma non è tanto male. Dovrebbe parlare di due amici che si separano e che continuano a tenersi in contatto tramite lettere, scoprendo di esser innamorati l'uno dell'altra. O forse erano fidanzati già da prima, non lo so.

Già, non lo sto seguendo molto. Non riesco a far altro che guardare Jace, pensare a Jace, desiderare un maggior contatto con Jace, ricordare ciò che ha fatto Jace al Jay's. Come potete notare Jace non è per nulla dei miei pensieri.

Ma chi voglio prendere in giro. Non sopporto questa situazione, questo essere amici un secondo e tornare ad essere distaccati quello dopo. Dal baciarci allo stare a tre metri di distanza. Dal desiderarci all'ignorarci. So che il problema è mio, che lui sta solo facendo quello che gli ho chiesto e mi sento una schifezza per questo. Non sono l'unica a soffrire, lo sta facendo anche lui. E per cosa? Per una torretta che ci ha provato con lui?

Trattengo uno sbuffo iniziando a mordermi nervosamente il labbro. Sento Jace sospirare.

«Dobbiamo continuare così per molto?», chiede subito dopo.

Sospiro anch'io. «No»

Mi giro verso di lui, trovandolo già a guardarmi. Si avvicina a me, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Ti chiedo scusa. Scusa per non averla fermata prima che tu scappassi. Scusa per averti dato motivo di dubitare. Scusa per averti fatto soffrire. Scusa per averti fatto piangere. Scusa per tutto»

Trattengo il respiro e le lacrime. Coscienza, spero di non pentirmi di ciò che sto per fare.

« Ti chiedo scusa per non averti dato il tempo di spiegare. Ti chiedo scusa per aver dubitato di te. Ti chiedo scusa perché anche io ti ho fatto soffrire. Ti chiedo scusa per gli schiaffi», entrambi ridacchiamo. «Ti chiedo scusa, scusa per non aver avuto fiducia in te, in noi», continuo, per poi prendere di nuovo il respiro. «La prima volta siamo andati troppo veloci. Non abbiamo avuto il tempo di conoscerci che ci siamo subito baciati e poi messi insieme. Ma non me ne pento, non avrei voluto che andasse diversamente perché ogni momento con te è stato unico, speciale. Per l'intensità, per la passione, per le risate, per tutto.» Alzo lo sguardo, che avevo portato sulle mie mani, e lo punto sul suo viso. «Ti va di riprovarci? Questa volta senza malintesi, senza bugie», gli domando.

Lo vedo sorridere così intensamente da scaldarmi il cuore. Un secondo dopo sento le sue labbra sulle mie. «Sì, sì, sì, certo. Questa volta non te ne pentirai, te lo prometto», esclama entusiasta.

Sorrido anche io. «Non me ne sono mai pentita», affermo.

Proprio in questo momento suona il campanello. Mi alzo e vado ad aprire, trovandomi John davanti. Lo guardo un attimo e devo trattenere le risate: ha i capelli verdi.

«Sì, certo, ridi pure, tanto non sei tu quella con i capelli tinti!», sputa entrando in casa.

«Cosa è successo?», gli domando.

Dio, tra poco gli scoppio a ridere in faccia. Intanto ci raggiunge anche Jace, che spalanca gli occhi.

Mio fratello si gira verso di me fulminandomi. «Cosa è successo? Chiedilo alla tua amica, piuttosto!», urla prima di lasciar cadere il mio e il suo borsone e correre di sopra.

Mi scambio un'occhiata con Jace e neanche due secondi dopo scoppiamo entrambi a ridere.

«Oh mio Dio, era ridicolo! Dovrò fare una statua a Camille!», esclamo tra le risate.

Città Dei Mondani || Clace (Prima versione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora