Capitolo 13

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Il giorno dopo abbiamo la certezza che mamma abbia superato l'intervento. Nonostante sia ancora sotto l'effetto dell'anestesia i medici ci dicono che non c'è più traccia di tumore nel suo organismo e che con tre cicli di chemio avranno la certezza che tutto questo sarà solo uno spiacevole ricordo. Due giorni dopo torniamo a scuola, mentre nostra madre inizia il primo ciclo di chemio. Quando il pomeriggio l'andiamo a trovare il suo viso è verde, ma lo sguardo è fiducioso, fiducioso di poter presto tornare a stare bene.

Gli allenamenti di calcio, intanto, procedono bene. Tra poco più di un mese inizierà il campionato e sono eccitata alla sola idea.

Dopo gli allenamenti, andiamo tutti a casa nostra, non prima di essere passati in ospedale per vedere come sta mamma, che domani pomeriggio verrà dimessa, finalmente.

Le ragazze ed io ci dirigiamo di sopra per metterci il costume, visto che abbiamo deciso di fare un bagno in piscina.

«Finalmente, vi avevo dato per dispersi! È più di un ora e mezza che state in quella camera!»,esclama mio fratello quando li raggiungiamo in giardino.

«Esagerato», borbotto. «Avete ordinato le pizze?», gli chiedo sedendomi sul bordo della piscina affianco a lui.

«Sì, arrivano alle otto», risponde.

Annuisco andandomi a stendere su un lettino. Incrocio lo sguardo di Jace, che sta uscendo adesso in giardino. Il sorriso, irritante e presuntuoso, che mi rivolge fa fare una capriola al mio stomaco e la voglia di baciarlo qui, davanti a tutti cresce dentro di me.

Eppure, ripenso alla conversazione di stamattina con Jonathan. Quando mi ha detto di essere felice che stessi iniziando a "farmi andare a genio" Jace avrei voluto dirgli la verità, mi sono sentita in difficoltà. Poi, ho pensato a come si era arrabbiato quando mi aveva visto baciare Queen e la voglia, così come mi era venuta, mi è passata.

So bene che dovremo trovare un modo per dirglielo, prima che lo scopra da solo, eppure ho paura delle conseguenze.

Salto dal lettino quando dell'acqua mi arriva addosso. Mio fratello e Maia ridono.

«Consideratevi morti», ringhio. Ed inizia la guerra.

Dopo mezz'ora ci ritroviamo tutti dentro per asciugarsi, le pizze arriveranno a momenti e noi abbiamo deciso di guardare un film nella sala cinema.

Iniziamo subito a discutere sul film da vedere. Le ragazze continuano a insistere per Nothing Hill e anche io sarei propensa, nonostante muoia dalla voglia di vedere The King 3, dalle recensioni che ho letto dovrebbe essere il film dell'anno e anche gli altri la pensano così. Gli unici che non dicono nulla sono Alec e Magnus, che continuano a lanciarsi strano occhiate. Cosa sarà successo tra quei due?

Alla fine le ragazze hanno la meglio e, nonostante le proteste di Steve, Hugh Grant e Julia Roberts compaiono sullo schermo. Dopo dieci minuti dall'inizio il campanello suona, segno che, finalmente, sono arrivate le pizze.

Con venti minuti di ritardo, aggiungo mentalmente.

Vedendo che John non ha assolutamente voglia di alzarsi lo faccio io e, una volta recuperato il portafogli, vado ad aprire le porta.

«L'aiuto!», sento dire da Jace, che a metà corridoio mi raggiunge lasciandomi un bacio sulla guancia.

«Vai a prendere le bibite!», esclamo spingendolo.

Apro poi la porta, ritrovandomi davanti Samuel Carter, un mio compagno di economia. Ricordo che il primo anno avevo una cotta per lui, i suoi occhi azzurri mi hanno sempre ipnotizzata. Poi, però, ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio ragazzo e tutti gli altri sono passati in secondo piano.

«Sam! Non sapevo lavorassi come fattorino per Stacy», esclamo sorpresa facendolo entrare in soggiorno.

Lui appoggia le pizze su un mobile. «La proprietaria è mia zia e l'altro fattorino si è licenziato», scrolla le spalle, «Almeno guadagno qualcosa», spiega.

«Non sapevo che tua zia fosse Helena. Cavolo, fa le pizze più buone di New York!», esclamo.

«Lo so, glielo dico sem-»

Qualcuno dietro di me si schiarisce la voce e sia io che Sam ci giriamo sorpresi. Giusto, Jace.

«Oh, salve capitano», lo saluta Sam balbettando leggermente.

In effetti lo avrei fatto anche io, l'espressione che gli sta rivolgendo.

«Carter», risponde infastidìto al saluto avvolgendomi la vita con un braccio.

Possessivo

«Quanto ti dobbiamo per le pizze?», domanda con estrema freddezza.

«Oh, ehm, sì», balbetta cercando lo scontrino nelle tasche. «Sono...ehm, cinquantasette dollari e cinquanta», esclama quando riesce a decifrare il foglietto di carta.

Faccio per prendere i soldi dal portafogli ma Jace mi precede dandogli una banconota da cinquanta e una da venti. «Tieni il resto.»

Sam deglutisce avviandosi verso la porta. «Okay, ehm, buona serata», balbetta prima che Jace gli chiuda la porta in faccia.

Mi volto verso di lui infastidita. «Potevi essere anche più gentile», borbotto anche se in realtà la scena mi ha alquanto divertita.

«E lui poteva evitare di mangiarti con gli occhi», mi risponde con lo stesso tono prendendo le pizze e avviandosi in cucina.

«Non mi stava mangiando con gli occhi», trattengo una risata seguendolo.

«Sì, invece. Non doveva azzardarsi», afferma appoggiando le pizze sul bancone. «Non può», sussurra girandosi di scatto verso di me, «Nessuno può», continua avvicinandosi a me facendomi indietreggiare fino al forno.

«Ah, sì? E perché?», sussurro cercando di calmare il battito del cuore.

«Perché sei mia», sottolinea la parola mia appoggiando le mani sui miei finachi. «Mia e solo mia», e le sue labbra sono sulle mie.

Le farfalle si impossessano di nuovo del mio stomaco mentre le nostre bocche si muovono in contemporanea. Chiede l'accesso e io glielo concedo, in un attimo la mia schiena si riempie di brividi, le gambe diventano più molli e sono sicura che, se Jace togliesse le mani dai miei fianchi, mi ritroverei a terra.

Il bacio si fa più passionale, con un salto allaccio le gambe intorno alla sua vita. Potrei baciarlo per ore e non mi stancherei mai.

Le mie mani risalgono sui suoi capelli che tiro leggermente provocandogli un gemito. In risposta la sua presa sui miei fianchi aumenta e mi spinge contro la parete facendomi ritrovare schiacciata tra il forno e il suo corpo.

Continuiamo a baciarmi fino a quando, come da copione, qualcuno ci interrompe.

«Ragazzi, che fine hanno fatto le pizze?», sentiamo Steve urlare.

Dannato Steve.

Ci stacchiamo subito riprendendo fiato e per fortuna risponde Jace dicendo che stiamo prendendo le bibite, non mi fido molto della mia voce.

Jace appoggia la fronte sulla mia, dandomi poi un veloce bacio a stampo.

«Sarà meglio tornare dagli altri», mormoro.

Il film miracolosamente è piaciuto anche ai ragazzi. Abbiamo decido di restare tutti qui, almeno così John e io non saremo soli questa sera. Telefono a Luke per sapere come sta mamma e dopo essere stata rassicurata salgo in camera mia per prepararmi ad andare a dormire.

Nel corridoio incontro Magnus. Lo osservo e sembra strano, preoccupato.

«Magnus, tutto bene?», gli domando.

Scuote la testa. «Si, tutto a posto, pasticcino.»

Eh no, non ci casco!

«Magnus!?», insisto guardandolo come faceva mia madre quando io e Jonathan da piccoli combinavamo qualche guaio.

«Okay, okay, ho avuto uno...uno scontro con Alexander», scrolla le spalle.

«Con Alec? Sta sera?»

Sospira. «Non proprio», ammette, prima di iniziare a raccontare.

Città Dei Mondani || Clace (Prima versione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora