4.

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Vedo genitori con i figli che mangiano.
E un sacco di ricordi di quando ero piccola mi ritornano in mente.
Sorrido a questi ricordi e finisco di mangiare le mie patatine.

Mentre esco dal fast food mi squilla il telefono.
Prendo il telefono e rispondo.
«Pronto»
«Come sta la mia pilota preferita?»

Jorge.

«Che vuoi?» rispondo lievemente arrabbiata.
«Stasera gareggi»

«Senti io ho abbandonato già da un bel pezzo mi dispiace ma non posso accettare» sbuffo.

«Mi aspetto di vederti in pista. Sei la migliore di tutte»

«Dove si farà la gara?»

«Nel circuito internazionale»

«Contro chi gareggio?»

«Le solite, a stasera»

«A stasera» chiudo la chiamata, sapendo che ora sono nei guai.

Da quando avevo tredici anni mi sono innamorata subito delle auto e delle moto.
Erano e sono tuttora la mia passione.

A sedici anni iniziai a correre, vincevo molte gare, ma purtroppo ho deciso di abbandonare perché molte volte ho rischiato di perdere la vita.

Ma stasera devo cercare di dare il massimo anche se è da quasi un anno che non corro.
Vedrò di farcela in qualche modo.

Mi dirigo verso casa, oggi non lavoro di pomeriggio.
Appena arrivo inzio a prendere i vestiti che mi servono per stasera, il casco, la giacca di pelle nera, jeans neri e una maglia del medesimo colore.
Vado a farmi una doccia e poi dopo mi sistemo i capelli mossi castani e mi vesto.

Prendo quello che mi serve ed esco.

Mi sistemo bene la moto e parto verso il circuito.
Appena arrivo vedo Jorge.
Lui è il mio meccanico di fiducia per qualsiasi gara c'è sempre lui, ma si mette sempre nei guai.

Ci salutiamo e poi mi metto in pista.

Accendiamo i motori e già gli urli inferociti della fallo su fanno sempre più sentire.

Il semaforo rosso dell'inizio gara segna il verde e partiamo tutte a una velocità molto elevata, tutte tranne io.
Parto a una velocità sulla norma per poi sfrecciare via al traguardo.

Scendo dalla moto senza togliere il casco e stringo la mano agli avversari.
Ma appena giro la testa vedo qualcuno di inaspettato.
Non avrei mai pensato di vederlo qui.

Distolgo subito lo sguardo e me ne vado salendo sulla moto.
Non capisco nemmeno il perché di questo mio comportamento.

Entro a casa e lancio il caso e la giacca di pelle sul letto.
Entro a farmi una doccia.
Resto quasi un ora sotto la doccia a bearmi del calore dell'acqua che scorre sul mio corpo.

Avvolgo il mio corpo in un asciugamano bianco e prendo i vestiti e mi vesto.

Prendo del gelato e il telecomando e mi butto sul divano facendo zapping tra i canali e mi addormento.

~~~

Mi sveglio.
Guardo l'orologio e vedo che sono le nove del mattino.

Oh cavolo!

Dovevo essere a lavoro più di un ora fa.
Prendo il telefono e invio un messaggio a Justin.

Per Justin:
Sono malata oggi non ci sono.

Da Justin:
Okay qui stava già succedendo un casino senza di te e Alessandro vuole vederti.

Cavolo vuole vedermi.

Non so se per il pranzo oppure per ieri sera che mi ha riconosciuto alla gara...

Lascio perdere questo pensiero e faccio colazione e mi guardo la tv.
Tanto oggi non devo fare nulla.

Sento il telefono squillare.
Alzo gli occhi al cielo.
Ma non sta mai zitto quel coso!

«Pronto»

«Ashley sono Tyler come stai?»

«Tutto bene grazie. Come va in azienda?»

«Malissimo, mio fratello e da un ora che non smette di urlare»

«Tra circa 10 minuti vengo in azienda per alcune cose»

«Ma non stavi male?»

«Shhh»

Chiudo la chiamata e mi vesto per poi andare in azienda.
Appena entro lo sento urlare.
Messi bene direi.

«Hey ragazzi» urlo per farmi sentire.

«Buongiorno Ashley» urlano Melanie, Tyler e Justin.

Alessandro si gira e mi guarda.
«Tu immediatamente nel mio ufficio! Voi andate a lavorare, non vi voglio tra i piedi!»

Ma ti è venuto il ciclo per caso!?
Io non ho parole ma che problemi ha?!

Lo seguo nel suo ufficio silenziosamente.
Entriamo e mi accomodo su una delle sedie davanti.

«Sei in ritardo!»

«Io so stavo male» mento.

«Sei in ritardo perché stai male oppure per qualcos'altro, cara Ashley?» mi guarda con uno sguardo che potrebbe uccidermi.

«No nient'altro»

«Io non credo proprio, ieri ti ho visto» mi si gela il sangue.

Allora era veramente lui.

«Dove mi hai visto?»

«Sopra la tua ducati rossa tagliare il traguardo della gara di ieri al circuito.»

«Bene»

«Quindi non ti dispiacerebbe se lo dico agli altri» sorride in modo malefico.

«Tu non proverai a dire niente a nessuno, perché se lo farai considerati un uomo morto» mi alzo in piedi puntandoli il dito contro.

«Calma calma. Io non dirò niente a nessuno se tu oggi pomeriggio vieni con me in un posto»

«Io con te non ci vengo da nessuna parte!» mi alzo e me ne vado più in fretta possibile a quella stanza.

Vengo afferata dai fianchi e la sua testa si posa sulla mia spalla sinistra.

Fa caldo qua dentro!
Accendete il condizionatore fa caldo!

«Ti ho detto di uscire per caso?» sussurra in modo provocatorio.
«No» deglutisco.

Sto sudando freddo, questo mi farà commettere un omicidio.

«Bene, dove eravamo rimasti?»

«Mi stavi dicendo che se venivo con te in un posto non dicevi a nessuno delle mie gare»

«Ah si ora ricordo. Allora vieni o non vieni?»

«A che ora?»

«Dopo il tuo turno ti aspetto fuori, Ashley» toglie lentamente le sue mani dai miei fianchi.
Giuro che quelle mani te le spezzò.

Esco da quella stanza più in fretta possibile.
Ora ho tanta di quella voglia di prenderlo a sberle.
Ma sberle di quelle che si ricorda per tutta la vita.

Oppure qualcos'altro eh Ashley!?

Tu cosa cavolo vuoi?

Nulla sono venuta a fare una visitina dopo la tua chiacchierata piccante con il dio greco.

Tu sei di fuori.

Si dia il caso che sono te.

Grazie mille per il tuo aiuto.
Ora vattene hai già rotto abbastanza per oggi.
Ciao.

Non vedo l'ora del vostro appuntamento.

Muori.

Quella maledetta AudiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora