«Era più che prevedibile, Lory» mi siedo sul divano, tenendomi la testa fra le mani.
Ho appena fatto il test ed è risultato positivo.
Avrò un figlio.«Guarda il lato positivo. Hai l'età giusta per mettere al mondo un bambino!» cerca di confortarmi.
«Ho l'età giusta ma non ho una relazione. Mio figlio crescerà senza un padre» forse Loren non ha capito che il mio problema è questo.
Io volevo un figlio ma sognavo di sposarmi e avere una relazione stabile.
«Come fai a dire che Matt non accetterà suo figlio. Lui ha 25 anni e sta bene economicamente, come te d'altronde» cerca di farmi ragionare.
«Non capisci. Lui è...bhe...lui è Matthew Moore. Non penso che vorrebbe un figlio adesso. E poi non è una questione di età o possibilità economica. Credi che sia bello crescere un figlio tra gare clandestine e tribunali? Bhe no»Mi alzo dal divano e raggiungo il test che si trova sul tavolino di fronte al divano.
Lo prendo e lo porto in camera mia, mettendolo dentro un cassetto.
Mi siedo sul letto e comincio a piangere.
Loren entra in camera mia e mi avvisa di dover andare a casa. Annuisco e lei esce, lasciandomi sola.
×
×
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Sono al lavoro e qualcuno bussa alla porta.
«Scusa, Corinne. Il signor Matthew Moore vuole parlarti» mi comunica Marie.
Scuoto la testa.
«Ho molto da fare...» sussurro alzando di poco la testa verso di lei.Sentiamo delle urla provenienti da fuori e Marie va a vedere.
Rientra subito.
«Ehm..il signor Moore sta litigando con la guardia» mi informa.
«Gesù...fallo entrare» picchetto nervosamente la penna sulla scrivania.Non sono brava a mentire o tenere le cose nascoste, per questo vorrei allontanarmi da lui.
Dopo qualche minuto entra e chiude la porta.
«Non mi volevano fare entrare, che pezzi di stronzi» guarda la porta dietro di lui ridendo.
«Gia...proprio stronzi» sussurro per la seconda volta, abbassando lo sguardo.
«Ciao piccola» si avvicina, dandomi un bacio a stampo.
Cerco di mascherare un sorriso con una smorfia.
«Ti devo parlare seriamente, stasera passo a prenderti alle 20:30» sorride.
«M-mi dispiace ma non posso» balbetto incerta.
«Tutto bene, piccola?» chiede, sicuramente vedendo il mio viso pallido.
«Eh? Ehm...si certo» la testa comincia a girarmi.
«È che mi sento poco bene» mi tengo la testa.
Mi alzo, per andare a prendere un bicchiere d'acqua, ma la testa gira così forte da farmi ricadere sulla sedia, così mi trovo di nuovo seduta.
«Corinne! Ti senti bene? Andiamo in ospedale?» chiede preoccupato.
«COSA?» grido ma subito dopo mi rendo conto del tono usato e mi schiarisco la voce.
«C-cioè...non c'è bisogno, tranquillo» imbarazzata, abbasso lo sguardo.Lui si siede vicino a me e mi alza il viso, facendo scontrare i nostri occhi.
«Stasera alle 20:30 passo a casa tua» mi lascia un bacio a stampo e mi accarezza la testa.
«O-ok» faccio mezzo sorriso.
Mi saluta e se ne va.
×
×
×
Sto aspettando Matt. Chissà di cosa mi deve parlare.
Sono le 21:00 e di Matt nemmeno l'ombra.Decido di chiamarlo però mi da la segreteria.
Ora mi sto cominciando a preoccupare seriamente.Passano i minuti e in un batter d'occhio sono le 22:00.
Il cellulare squilla segnando il numero di Christian, il padre di Matt.
Rispondo immediatamente."Pronto?" rispondo, con la preoccupazione a 1000.
"Corinne, Matt è in ospedale"
Il telefono mi cade dalle mani, mi affretto ad uscire di casa senza nemmeno prendere la giacca.
Salgo in macchina e sfreccio verso l'ospedale.«Dov'è?» entro dentro l'ospedale come una furia, notando alcune persone che mi guardano male.
«Scusi, chi cerca?» un'infermiera mi raggiunge, guardandomi in modo dolce e comprensivo.
«Moore, per favore mi dica dove si trova la sua stanza» la supplico, sentendo gli occhi pizzicare.
«Ah si, l'hanno portato qui circa un'ora fa, è al secondo piano, stanza 104» sorride, indicandomi l'ascensore che porta al piano superiore.La ringrazio e corro verso l'ascensore.
«Veloce, cazzo!» continuo a premere il pulsante nell'attesa che si apra.
Sarà occupato, quindi dovrò aspettare che scenda nuovamente.
«Fanculo» sussurro prendendo le scale.
Non finisco nemmeno la prima rampa che sento l'ascensore aprirsi.
Scendo di corsa, sbuffando, ed entro premendo ripetute volte il numero '2'.La porta dell'ascensore si apre e corro verso la stanza 104.
La parola del giorno? CORRERE.
Non ho mai corso così tanto in tutta la mia vita, ma l'idea di perderlo mi manda in crisi.
In lontananza vedo Christian seduto con la testa fra le mani, lo raggiungo e lo abbraccio.
«Cosa è successo?» sussurro cercando di non piangere.
«Mi hanno chiamato dicendomi che aveva fatto un incidente grave. Lo hanno subito portato in ospedale e ora è in una situazione critica. Oscilla tra la vita e la morte» spiega, lasciando sfuggire qualche lacrima.Scoppio a piangere e Chris mi abbraccia.
«Mi aveva detto che doveva venire da te quindi ho pensato subito di chiamarti» dice dopo pochi minuti.
«Si, è tutta colpa mia» piango ancora di più, stringendo il braccio di Chris.
«Ma cosa dici» mi consola, ma in cuor mio so che è colpa mia.
«Si, perché se io gli avrei detto di sì per uscire con lui per andare in qualche ristorante, lui non avrebbe imboccato la strada per venire a casa mia» mi copro la bocca, continuando a singhiozzare.
«Non dire così, non è affatto vero. Sai...io credo molto al destino. Se è andata così significa che doveva andare così» cerca di consolarmi, anche se quello che dovrebbe essere consolato è solamente lui.Un dottore esce dalla stanza di Matt con sguardo triste.
Io e Chris ci alziamo di scatto.
«È il padre, giusto?» chiede a Chris e lui annuisce.
«Lei è un familiare?» mi chiede il dottore.
«Si è la sua ragazza ora per favore mi dica come sta mio figlio» sbotta leggermente irritato Chris.«Suo figlio è entrato in coma»
Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo! ♥️
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Until the end ~ Fino alla fine
ChickLitCorinne Evans è un noto avvocato statunitense, molto famoso a New York. A soli 21 anni è riuscita a risolvere molti casi. È specializzata in gare clandestine ed è di una bellezza disarmante. E se, fra tutti i ragazzi, la sua attenzione cadrà su uno...