Segreti e problemi.

1.1K 83 2
                                    

Margherita cercava solo di non farsi troppo male. Di reagire non ne voleva proprio sapere: Alessia se la sarebbe girata a suo favore e sarebbe stata la parola della violenta contro quella di Alessia Barnabei.
E mentre prendeva l'ennesimo pugno e dal naso le usciva un po' di sangue vide Andrea fra la folla. Ci fu uno scambio di sguardi fra i due, prima che Cristian entrò nel cerchio. «Non c'è niente da vedere!» aveva una passione per le cause perse.
Cacciò tutti e prese Alessia per un polso. «Come ti viene in mente?» le chiese, guardando Margherita. Le porse una mano, ma lei si alzò da sola. «Tutto bene?» aveva il volto sporco di sangue e dei lividi si stavano formando sulle sue guance bianche, mentre le costole le dolevano.
«Sì.» rispose. Andrea non faceva che guardarla. Voleva capirla.
Cristian prese Alessia e la portò dal preside, che le mise una nota sul registro. Andrea e Margherita restarono in corridoio. Appena Cristian e Alessia svoltarono Margherita si lasciò andare, scivolando per terra e coprendosi il viso con le mani. «Vai via..» supplicò Andrea in un sospiro leggerissimo.
Andrea nel sentire la sua voce distrutta, si riprese. Si sedette accanto a lei, senza toccarla: sarebbe stato troppo. Il colmo, forse. Quella giornata era stata un disastro. Se la sarebbe ricordata a vita e avrebbe odiato ogni singolo lunedì della sua vita.
La campanella suonò e Margherita scattò in piedi, senza pulirsi dal sangue e si diresse verso la sua classe. «Perla!» la chiamò Andrea. Margherita tremò per quel soprannome. Tremò e non voleva girarsi.
«Lasciami stare.» disse Margherita.
Andrea guardò le spalle della ragazza aggrottando le sopracciglia. «No.» obiettò. Le si parò davanti. «Marghe, non voglio lasciarti stare.»
«Mi conosci da poche ore.» obiettò Margherita.
Andrea la guardò confuso. Che voleva dire? «Margherita, stai sanguinando.» la informò.
Margherita lo guardò. «Grazie per l'informazione.» disse. «Ma lo sapevo già. Sai, le botte di prima le ho sentite.» Margherita andò a destra, per superarlo, e lui andò nella medesima direzione, sorridendole.
«Perché non hai reagito?» continuavano a fare quel gioco imbarazzante.
«Devo andare in classe, non posso fare altri casini.» disse Margherita.
Andrea aggrottò la fronte. «Tu sei una ragazza che fa casini?»
Margherita alzò un sopracciglio. «Che non si vede? Io sono un casino vivente
«Non dire così.» la rincuorò Andrea. Margherita provò ad andare via, Andrea però continuava a mettersi davanti a lei. «Perché non hai reagito?»
Margherita non rispondeva e si stava innervosendo. «Lasciami stare!» urlò.
Andrea la guardò negli occhi blu e vide che era distrutta. Le tolse una ciocca da davanti gli occhi e gliela mise dietro le orecchie. «Che succede, piccola Perla?» chiese Andrea, accarezzandole la guancia.
Margherita a quel contatto si sciolse. Una lacrima scivolò sulla sua guancia destra e Andrea gliel'asciugò col pollice. Margherita si guardò in torno e tornò sui suoi passi, fino ad accovacciarsi per terra. Andrea le si affiancò e le posò un braccio attorno le spalle. «Perla, se mi dici che succede ti posso aiutare.» Margherita non parlò, scoppiò in un pianto isterico appoggiandosi alla maglietta bianca di Andrea, sporcandola di nero. Ad Andrea però non interessava. Non pensava che Margherita potesse piangere, sembrava così forte, autonoma. Sembrava indomabile.
Era una bambina, però. E questo che la gente non riusciva a pensarlo. Era così... così libera e indipendente che non si pensava che potesse essere una bambina. Era così glaciale nei modi di fare che non si pensava che potesse piangere, che potesse ridere.
Era così glaciale che non si pensava potesse sciogliersi.
«È tutto ok, Margherita. È tutto ok.» ripeteva Andrea ad intermittenza. Margherita gli cinse la vita con le braccia e ad Andrea sembrava così piccola. E lo era. Diamine, se lo era.
Andrea aveva rinunciato a farla parlare. Non poteva farlo, non poteva renderla ancora più debole. Non voleva che nessuno la vedesse così. Era geloso anche dei muri. Lei si era lasciata andare con lui, e lui non aveva intenzione di dirlo a nessuno. Sarebbe stato un loro segreto. Margherita aveva un cuore.
Margherita si spostò da lui come se si fosse bruciata. «Dio, ti prego, scusami.» disse riferendosi alla maglietta, Andrea la guardava e non c'era compassione nel suo sguardo. C'era solo lei. Ciò piacque a Margherita. Nessuna compassione. «Io n-non volevo.» disse.
«Perla, va tutto bene.» la rincuorò Andrea.
Margherita lo guardò negli occhi, supplichevole. «Ti prego, non dirlo a nessuno che ho pianto.» e non si accorse nemmeno di citare Alessandro Baricco, non se ne accorse. Disse quella frase col cuore in mano, con il cuore che non sapeva di avere.
Andrea le sorrise. «Rimane fra me e te.» disse. «Ora che abbiamo un segreto, siamo amici, no?».
E Margherita rise, rise con gusto. E Andrea pensò che quella ragazza, sporca di sangue e di trucco nero, piena di lividi e cicatrici - sia dentro che fuori - fosse bella. Pensò che quella risata fosse così contagiosa, e quel sorriso così sincero e puro. Pensò che lei fosse limpida come l'acqua di fiume, ma se la smuovevi la merda veniva a galla.
«Sei bella, Margherita.» le tolse il trucco dalle guance e l'accompagnò davanti la porta della sua classe, mezza insanguinata, con emorragie interne che nessuno poteva vedere. «Ti senti meglio?» le chiese.
Margherita si sentiva morire, ma sorrise e disse di sì. «Tranquilla, Perla.» un brivido le percorse la schiena. Quel soprannome gliel'aveva dato il padre, e odiava quando la chiamava così. Ma se lo faceva Andrea non le dava fastidio.
Stava per entrare ma si girò all'ultimo. Sorrise mordendosi il labbro, facendo arrossire Andrea. «Io oggi pomeriggio prendo l'autobus, ti va se andiamo insieme?» glielo chiese. Ebbe il coraggio di farlo.
Andrea arrossì ancora di più sotto lo sguardo azzurro di lei. Non aveva mai arrossito sotto lo sguardo di una ragazza, lui era quello che le faceva arrossire.
«S-Sì.» balbettò. Margherita gli sorrise, per poi bussare alla porta.
«Scusi, prof, ho avuto un problema.» udì Andrea da fuori la porta, e non era mai stato così felice di essere un problema.

RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora