Uragani.

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Margherita d'un tratto si alzò. Così, tutto insieme. Si alzò dal pavimento, si asciugò le lacrime. Puntò il dito contro Andrea, sorrise. Sorrise. «Mi hai vista troppe volte piangere, dovrei ucciderti.» assottigliò gli occhi e Andrea sorrise appena, mentre Claudio scoppiò a ridere. Si avvicinò ad Andrea. «Mi dispiace, Andre, per quello che hai visto..» gli accarezzò una guancia e Andrea aggrottò confuso le sopracciglia.
«Dovrei dirlo io.» disse.
«Oh, no. Non ti dispiacere per lei, non ne vale la pena.» Margherita sorrise ed Andrea pensò che era così forte, così determinata. Si buttava giù, ma si rialzava sempre.
Si girò verso il padre. «Papà, tu vieni al funerale di Giacomo?»
«No. Sai come la penso.» disse piano Claudio.
Margherita gli sorrise raggiante. «Va bene, viene Andrea con me.» gli illustrò. «Gli faccio vedere la casa.» Claudio sorrise e scosse di poco la testa, pensando che sua figlia fosse un uragano.
Margherita gli mostrò il piccolo bagno, gli fece vedere la porta della stanza del padre: «Te la mostrerei anche dentro, ma non so cosa potresti vedere.» Andrea rise e alla fine finirono in camera di Margherita, stravaccati sul letto.
Margherita si alzò di punto in bianco. «Devo scrivere.» sì, era un uragano.
Si mise alla scrivania e iniziò a scrivere su quei fogli a righe che avrebbe volentieri bruciato. Andrea la guardava da lontano. Era bellissima.
"Caro nonno,
Oggi è venuta a trovarmi Alessandra Catucci, comunemente conosciuta come mia madre. Io ho smesso di definirla tale quando uscì da quella maledetta porta. La odio. Come si è permessa di tornare qui? Ha scombussolato tutto il mio mondo, cazzo. Io non la volevo.
Ha detto che le dispiaceva, merda. Gli occhi le sono addirittura diventati lucidi. Non poteva pensarci prima di distruggermi? Mh?
Che cazzo si aspettava, poi?" Iniziò a calcare con forza sul foglio, l'inchiostro era più scuro. "Che l'abbracciassi?
Dovevi vederla. Dovevi davvero vederla. «Che fai, non abbracci la tua mamma preferita?» l'abbraccerei volentieri. Tu trovamela.
Che gran pezzo di merda. Si è giustificata dicendo che era innamorata. Innamorata, nonno. Si è presentata in casa mia aspettandosi che l'accogliessi con un sorriso e si è messa a parlare di amore. Con me. Frutto di un matrimonio andato male. È stato orribile. Ho pianto tanto.
C'era anche Andrea. È un mio amico. Mi piace, Andrea. È gentile. Non mi fa domande. O meglio: me le fa, ma non mi mette fretta per le risposte. È come se sapesse il casino che ho in testa. È come se sapesse che io certe risposte non le avrò nemmeno fra migliaia di anni. È un mio amico, mi voglio convincere di questo." Smise di calcare dopo aver menzionato per la prima volta Andrea. Se ne accorse. "Sarà dura convincermi. È una cazzata, nonno. Un'enorme cazzata." Sorrise. "Ciao nonno, ti voglio bene.
Sempre tua,
Margherita."
Prese una busta e ci mise dentro la lettera, sigillandola. Aprì il cassetto e ce la mise dentro. Andrea ancora la fissava. Margherita si accoccolò contro il suo petto. «Che hai scritto?»
«Non lo so.» rispose.
«Come fai a non saperlo?» Andrea era confuso.
«Io scrivo e basta. Non rileggo.»
«Potrei leggere?» chiese Andrea.
«Non questa lettera.» Margherita arrossì.
«Sono lettere?»
«Sì.»
«A chi scrivi?»
«A mio nonno.»
«Dove si trova?» Andrea cominciò ad accarezzarle il fianco leggermente scoperto dalla maglietta.
«Non lo so, Andre.»
«Che vuol dire?»
«È morto.» disse Margherita. «Cancro.»
«Mi dispiace.»
«Mi accompagni a comprare un vestito per il funerale?» chiese Margherita, cambiando completamente discorso.
«Certo, ma non oggi.» Andrea sorrise. «Sei un uragano, comunque. Passi da un argomento all'altro in trenta secondi.»
«Se li cambio vuole dire che non vanno bene.»
«Parliamo di te, Margherita?»
«Non mi voglio vestire di nero.»
«Hai cambiato argomento.»
«Già.» disse. «Non vado bene.»

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