Cristian

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Cristian era seduto ai piedi del letto. Nell'angolo della stanza una valigia. Si prese la testa fra le mani, guardò le pareti vuote della sua camera. Era tutto impacchettato, già spedito, già andato.
Cristian D'agostino
La sua firma era tutto ciò che leggeva. Più di tanto non vedeva.
Fissò quel pezzo di carta incorniciato per un tempo infinito. 100 e lode.
Quanto tempo era passato? Non se lo ricordava.
Si alzò, tolse il quadro dal muro. Lo vedeva senza guardarlo veramente. Lo girò, osservò attentamente il retro.
Margherita e Flavio.
Sorrise un po'.
Era sempre stato più forte di Andrea. Riusciva a stare in piedi dopo quello che era successo ai suoi due più cari amici. Andrea anche era in piedi, certo, ma il dolore l'aveva sopraffatto.
«Sei pronto?» una figura esile, minuta, era poggiata sullo stipite della porta.
Cristian, per lo spavento, fece cadere il diploma. Il vetro si ruppe, «Non pensavo di spaventarti!» disse lei, entrando nella stanza e posando le mani sulle spalle di Cristian, che aveva lo sguardo rivolto alla crepa. Divideva il vetro in tre parti.
«Tranquilla, Rosalie.» si voltò verso la fidanzata, sorridendo.
Rosalie sorrise a sua volta. «Si è rotto?» chiese.
«Sì.»
«Posso cambiare la cornice.» propose Rosalie.
«Va bene quella.» Cristian prese il diploma fra le mani, lo guardò attentamente.
«Eri proprio un secchione, eh.» disse scherzosamente lei.
Cristian accennò un piccolo sorriso. «Se solo sapessi la ragione..» disse a bassa voce.
«Dimmela.»
Guardò attentamente la sua ragazza. I capelli castani e gli occhi verdi, come quelli di Andrea. Forse gli piaceva per gli occhi che aveva. «Niente, genitori esigenti..» mentì Cristian.
Rosalie sorrise mentre lui le portava una ciocca dietro l'orecchio. «Allora, amore, sei pronto?»
«Sì.» disse Cristian. Rose uscì dalla stanza, lasciandolo solo. Cristian osservò il materasso privo di lenzuola, l'armadio vuoto, la scrivania pulita. Mai aveva visto la sua stanza così in ordine.
Sulle pareti c'erano parti più chiare, dove una volta c'erano appesi dei poster, e poi la forma del suo diploma sulla parete di fronte al letto.
Sorrise, non seppe bene perché.
Appese nuovamente la cornice, cercò di metterla dritta. Prese l'ultima valigia, se la mise in spalla.
Sulla porta guardò un'ultima volta la stanza, il diploma. «Addio.»
Si lasciò tutto alle spalle, non guardò più indietro.

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