Uccidere, ammazzare

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«Cristo, Marghe! Cristo. Non mi morire!» Andrea urlava disperato. Dava dei piccoli colpi sul viso di Margherita, per tenerla sveglia. La pioggia li stava bagnando entrambi.
Si accorse di un rivolo di sangue che usciva dalla sua fronte, dalla sua testa, lento, agonizzante. Margherita con gli occhi chiusi respirava piano. «Marghe, cazzo!»
Il suo respiro sempre più fioco. Il battito del suo cuore sempre più lento. Andrea lo sentiva il battito del cuore di lei. Gli rimbombava nelle orecchie. Gli gridava "Aiutami!".
Prese il telefono dalla tasca, 118. «Un'ambulanza, cazzo. Mandatemi un'ambulanza!»
«Dove si trova, signore?» la voce calda e calma dall'altra parte del telefono era così diversa dalla sua.
«Che Cristo ne so!» sbottò. «Fate presto, maledizione! Sta morendo!»
«Signore, senta-»
Andrea strabuzzò gli occhi quando il respiro di Margherita si fermò. «Non chiamarmi signore! Sono un ragazzino, merda! Porti qui un'ambulanza, la prego.» la voce disperata, inquieta.
Continuava a tormentarsi guardando il viso di Margherita, guardando il sangue sull'asfalto. «Mi dica dove si trova.»
Andrea si guardò in torno, diede l'indirizzo. «In dieci minuti l'ambulanza sarà lì. Venti, forse. Sa, per la pioggia..»
«In venti minuti Margherita muore!» urlò. «Vada al diavolo, ci penso io a lei!»
La prese in braccio, la caricò in macchina. «Margherita! Cazzo! Non mi morire, Margherita!» diceva di tanto in tanto.
Il viso di Margherita era ancora contratto in quel sorriso, mentre Andrea piangeva come il disgraziato che era.
Sfrecciava sull'asfalto con una velocità troppo elevata. Frenò, per poi ricordarsi che i freni non funzionavano. Guardò Margherita un attimo. Prese un respiro fra le lacrime e si allacciò la cintura. Tenne Margherita con un braccio. «Che Dio ce la mandi buona.» disse sbattendo le palpebre. La grande croce rossa si intravedeva nel buio, Andrea chiuse gli occhi e tirò il freno a mano.
La macchina scivolò sull'asfalto bagnato, le ruote stridevano come quella notte e Andrea urlò forte per la paura.
Poi aprì gli occhi. Si erano fermati qualche centinaia di metri più avanti dell'ospedale.
Corse, Andrea. Corse e prese Margherita e la portò dentro l'ospedale. «Un dottore!» diceva, mentre gocce di sangue miste a acqua scivolavano via dai capelli di Margherita, per poi atterrare indisturbate sulla stoffa del suo maglione verde.
Tutti lo guardavano immobili. «Cazzo, sta morendo!» urlò disperatamente. «È un fottuto ospedale! Chiamate un dottore!»
«Signore, deve-» l'infermiera fu interrotta dalla voce brusca di Andrea.
«Mi porti un medico prima che Margherita muoia.» disse con gli occhi iniettati di sangue.
Un dottore arrivò poco dopo con una barella. «Cos'è successo?» la voce era veloce, come lui nei movimenti. Fece stendere Margherita e corse per i corridoi dell'ospedale.
«L'ho investita.» realizzò Andrea. Si mise le mani fra i capelli. «Merda, i-io l'ho investita.»
Pensò che l'avrebbe potuta ammazzare. Pensò che poi si sarebbe ammazzato lui.
«Senti, giovanotto, ora la visito e ti faccio sapere.»
Chiuse una porta in faccia ad Andrea che si accasciò per terra disperato.
«È uscito?» chiese Cristian, appena fu lì.
«No.» Andrea disse fra i denti.
«Rilassati.» gli disse dolcemente.
«La stavo per ammazzare!» sbraitò. «Non mi calmo finché non so che sta bene!»
Cristian si mise seduto accanto ad Andrea, per terra. Erano tre disgraziati. Tre disgraziati che andavano in giro con la pioggia fitta e un vuoto nel cuore.
Il dottore uscì dopo svariate ore. Era sera. Scosse la testa e il cuore di Andrea fece un tonfo. «È in coma. Non so se si risveglierà mai.» disse lentamente.
«Cosa..» Andrea aggrottò le sopracciglia. «Cosa cazzo le ho fatto?»
«Lesioni cerebrali e alla spina dorsale.» disse semplicemente.
«Possiamo-»
«No.» il dottore intervenne. «Domani, forse. Oggi no.»
Appena se ne fu andato, Andrea diede un pugno al muro. «L'ho ammazzata davvero!»

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