Ricreazione.

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Margherita era in cortile, a ricreazione. Una sigaretta fra le dita: sul filtro c'erano tracce del suo rossetto. Camminava avanti e indietro e non si fermava. Ogni tanto aspirava, poi ricominciava. Non c'era nessuno, in cortile. Solo lei. Era vietato fumare in cortile, e così tutti lo facevano nei bagni. A lei però fumare nei luoghi chiusi dava fastidio.
Continuava a camminare avanti e indietro, mentre piccole nuvole di fumo fuoriuscivano dalle sue labbra rosse. Cristian la vide, ed entrò nel giardino, sempre seguito dal suo sorriso. «Come mai qui?» chiese, affiancando Margherita che si era seduta a terra.
Margherita gli fece vedere la sigaretta. Cristian si mosse sul posto, a disagio. «Ti ci ammazzi, con quelle.» disse piano.
«Buon per me.» disse Margherita, prendendo un tiro più grosso per poi soffiarlo nella direzione di Cristian, che trattenne il respiro.
Guardò attentamente il ragazzo. Sorrise. «Chi?» chiese Margherita.
Cristian parve risvegliarsi solo allora. La guardò confuso.
«Chi ti è morto di cancro ai polmoni?» chiese lei con una leggerezza infinita.
Cristian sussultò, per poi rispondere. «Mio nonno.» il sorriso parve essere scomparso dalle sue labbra. «Certo che tu hai una delicatezza infinita, eh..» bofonchiò e Margherita scoppiò a ridere, scuotendo il capo. Cristian la guardò attentamente. Guardò il suo sorriso, i suoi occhi chiusi, guardò i suoi capelli. «Ho capito perché piaci ad Andrea!» esclamò soddisfatto, per poi fare un occhiolino a Margherita che stava tossendo animatamente.
«Non piaccio ad Andrea.» disse fra i denti.
«Vogliamo chiederglielo?» Cristian alzò un angolo della bocca, in un sorriso sghembo.
Margherita strabuzzò gli occhi e scosse più volte la testa, mentre Cristian si alzava. «No, no. Non se ne parla.» disse Margherita. Le bastava Giorgio.
«E dai, Marghe!» esclamò Cristian, prendendole il polso. Margherita sbuffò, alzandosi. Cristian sorrise soddisfatto.
Erano le 11:10, la ricreazione sarebbe finita alle 11:20.
Cristian le teneva il polso con delicatezza, mentre la trascinava in giro per i corridoi. «Dove cazzo sta Andrea?» chiese ad un ragazzo.
Il ragazzo, però, non rispose. Rimase incantato a fissare Margherita, che non se ne accorse. Cristian gli diede una grande spinta e solo allora Margherita alzò lo sguardo. «Smettila di fissarla e dimmi dove sta Andrea.» disse Cristian fra i denti.
«Scusa Crì, mica sapevo fosse la tua ragazza.» disse il ragazzo, continuando imperterrito a fissarla. Margherita alzò gli occhi al cielo. Come potevano essere tutti così infinitamente stupidi?
«Senti,» iniziò Margherita, guardando il ragazzo.
«Alessio.» disse lui, continuandola a guardare.
Margherita strinse gli occhi e si avvicinò a lui. «Non sto né con Cristian né con qualcun altro,» puntò l'indice contro il petto di Alessio. «e non voglio nemmeno stare con te, razza di imbecille.»
Alessio, appena la mora si allontanò, riprese a respirare. Quello sguardo. Quel gelo che aveva dentro agli occhi bruciava di rabbia. Margherita lo sapeva. I suoi occhi mettevano paura.
Cristian la guardò sbalordito, perché aveva appena stizzito Alessio, che era uno che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. «Andiamo.» disse Margherita, prendendolo per il polso.
Lo diresse fino alla loro classe, al 5ºL. Entrarono nell'aula. Non c'era quasi nessuno, se non Andrea e un paio di ragazze che lo fissavano dall'altra parte della classe. «Ehi, Andre!» disse Cristian, facendo voltare l'amico. Aveva messo Margherita dietro di lui, che si sentiva tremendamente stupida. «Guarda chi ti ho portato.» e Andrea lo sapeva, che non portava nulla di buono, quel sorriso.
Cristian si spostò e Margherita salutò con la mano l'amico. Perché era un amico.
Cristian la spinse verso il banco di Andrea, che li guardava in silenzio. «Ciao Andre.» disse Margherita, con un sorriso timido.
Cristian uscì dalla classe, portandosi dietro le due ragazze. «Che ti è successo stamattina?»
Andrea la guardò. «Lasciami stare.» bofonchiò per poi poggiare la testa sul banco.
«Andrea.» lo richiamò Margherita, incazzata.
Andrea la guardò. «Vai da Giorgio.» disse. I suoi occhi verdi che di solito brillavano, in quel momento erano scuri. Scuri di rabbia, gelosia, invidia. Lui aveva provato a baciarla, a casa sua, ma lei si era spostata. Perché con Giorgio non l'aveva fatto?
«Che cazzo dici.» e non era una domanda. Non sapeva nemmeno lei che cos'era. «Porca troia, Andre, ma sei geloso davvero?» chiese Margherita, alzandosi di scatto dalla sedia, come fosse stata punta dal peggiore degli scorpioni.
Andrea alzò la testa dal banco. «Anche se fosse?».
«No, Andre, stai sbagliando strada.» disse Margherita.
Andrea la guardò mentre si portava le mani fra i capelli, nervosa. Si alzò anche lui, le andò vicino e la guardò negli occhi chiari, chiarissimi. «Che ne sai tu della strada che ho preso?» chiese Andrea, prendendole il mento fra l'indice e il pollice, costringendola a guardarlo.
«Sei- ti sei innamorato di me?- ti stai innamorando di me?» non voleva succedesse.
Andrea la guardò, si avvicinò al suo viso guardandola negli occhi. Margherita non si mosse. Non voleva muoversi. Andrea sorrise, per la prima volta, quel lunedì. La campanella suonò, alcuni ragazzi entrarono in classe. Andrea girò il viso di Margherita e le diede un bacio sulla guancia che durò più di un semplice bacio. Entrambi chiusero gli occhi al contatto.
Andrea staccò le labbra dalla sua guancia così soffice e avvicinò la bocca al suo orecchio. «Forse sei tu che ti stai innamorando di me.» in un sussurro.

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