Abbandoni.

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Alessandra rimase in silenzio. Claudio aveva il capo chino, mentre subiva la scena in silenzio. «Margherita, mi dispiace.»
«No, non ti dispiace.» scattò. «Se ti dispiacesse davvero, avresti fatto di tutto per migliorare.»
«Margherita, non è colpa mia se mi sono innamorata di un altro.» disse Alessandra, gelida. Il cuore di Claudio fece un tonfo. Margherita lo sentì il cuore del padre andare in frantumi.
«No, certo.» sbuffò una risata. «Mica è colpa tua se sei una puttana.»
Alessandra fece quello che proprio avrebbe dovuto evitare: le diede uno schiaffo. «Cosa si aspettava, Alessandra?» disse Margherita, girando lentamente il viso. «Che l'avrei aspettata con ansia, ogni volta che usciva da quella fottuta porta? Cosa si aspettava, con esattezza? Che avrei accettato la situazione? Che avrei continuato a credere nell'amore? Che sarei rimasta le notti intere sveglia per lei? Cosa si aspettava? Che ogni volta che lei fosse tornata, io l'avrei accolta con un sorriso e un abbraccio?» Margherita sputò queste parole, liberandosi dal veleno che le stava logorando lentamente il cuore. Sorrise, aprì le braccia in un gesto teatrale. «Mi dispiace, signora Catucci, sono davvero desolata. Ho continuato a sperare che entrasse da quella porta per qualche mese, di continuo, poi me ne sono fatta una ragione: mi aveva abbandonato.»
«Non ti ho abbandonato, Margherita.» disse Alessandra. «Mi sono solo innamorata.»
«Non le ho dato il permesso per darmi del tu, o sbaglio?» scattò. «E sì, magari si è pure innamorata di un altro uomo, Catucci, ma la figlia la poteva vedere, la poteva amare comunque. Sbaglio?»
«Non devo avere il tuo permesso, per darti del tu. Sono tua madre, Margherita. Ti ho messo al mondo.»
«E mi ci hai abbandonato.» disse Margherita a denti stretti.
Andrea si alzò. «Beh, io andrei.»
Margherita lo guardò, e nei suoi occhi azzurri c'era tutto il dolore del mondo. Andrea si sedette di nuovo, sotto lo sguardo vigile dei tre.
«Margherita, mi dispiace. Ti prometto che sarò più presente.» disse Alessandra con un tono di voce disperato. Rivoleva sua figlia, ma era troppo tardi.
Margherita la fulminò con lo sguardo. «Alessandra Catucci,» cominciò. «con le sue promesse mi ci pulisco il culo. Non mi serve una madre. Ho un padre amorevole e presente, e degli amici. Una mamma mi serviva quando ero piccola, quando piangevo disperata, quando papà era caduto in una lenta depressione e camminava con lo sguardo perso nel vuoto. Una mamma mi serviva quando la sera tornavo a casa che puzzavo di fumo e nessuno se ne accorgeva. Una mamma mi serviva tempo fa, per non rovinarmi. Ora sono passati cinque anni, e di una mamma non ci faccio nulla. Sono già rovinata
Alessandra aveva le lacrime agli occhi. Alzò una mano e cercò di accarezzare il viso incazzato della figlia, ma si scansò. «Margherita-»
«Sì, ti dispiace. Ora vai.» urlò Margherita. Alessandra sussultò per tutto l'odio, il rancore che contenevano i suoi occhi. «Vattene a fanculo dalla tua famiglia perfetta, dal tuo marito che ami e da tuo bellissimo figlio del quale neanche ricordo il nome.»
«Giacomo.» disse sua madre, in un sospiro. «Si chiama Giacomo.»
Margherita barcollò all'indietro, strinse le mani sul tavolo. «Vattene.» disse, per poi girarsi con le spalle ricurve. Quelle stesse spalle che avevano sostenuto un peso troppo grosso, quelle stesse spalle che avevano visto troppe coltellate da parte di tutti, che si poteva vedere come sanguinavano, le cicatrici. Si poteva sentire il dolore.
Alessandra guardò Claudio, in cerca di risposte. Claudio la guardò. «Vorrei dire che mi dispiace, ma ha fatto bene a trattarti così. Torna da lui, sarà più bravo a consolarti. È più bravo di me in tutto, no?»
Alessandra poggiò una mano sulla spalla di Claudio, che la scacciò. «Vattene, Ale. Non ci servono i tuoi dispiaceri, ne abbiamo già abbastanza.»
Alessandra si diresse verso la porta, afferrò la maniglia saldamente. Prese un grosso respiro, e così fece Margherita in cucina. Aveva le spalle ricurve, le mani strette al lavello, così strette da farsi male, da far diventare le nocche e le dita bianche.
Alessandra aprì la porta, per poi richiuderla piano.
Margherita a quel punto era salva, era al sicuro. Urlò. Urlò fortissimo. E pianse, pianse tanto. Si accasciò per terra.
Alessandra sentì le urla della figlia, i pianti disperati, le sue parole appuntite e pensò che non c'era niente di peggio che vedere la propria figlia distrutta, per colpa tua.
«Se n'è andata!» urlò ancora.
Alessandra corse giù per le scale.
Sua figlia era distrutta. L'aveva distrutta lei.

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