Presente, passato e futuro

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Andrea passò svariati giorni in ospedale, prima di tornare a casa. «Tesoro, come stai?»
Andrea aveva lo sguardo basso. «Mi è morta davanti agli occhi. Con un sorriso in faccia.» disse atono. Nessuna espressione gli adornava il viso.
Elisa assunse un'espressione scioccata. «È morta?»
«No. È in coma.»
«Non parlare di lei come se fosse morta, allora.» lo riprese la madre.
Alzò lo sguardo, fissò Elisa negli occhi. «Lesioni celebrali e alla colonna vertebrale. Se il midollo spinale è stato intaccato e lei si sveglia resterà su una sedia a rotelle per tutta la vita. Per le lesioni al cervello non so che pensare.» disse passandosi una mano fra i capelli. «Preferisco vederla in una bara, piuttosto che su una sedia a rotelle; piuttosto che vedere ogni cazzo di giorno quello che le ho fatto.» alzò la voce di un'ottava.
Elisa gli diede uno schiaffo. «Sei un'egoista.»
«Anche lei lo vorrebbe.» disse Andrea, impassibile. La guancia non gli faceva male, nonostante lo schiaffo gliel'avesse dato forte. Era forse diventato insensibile?
Elisa lo trucidò con lo sguardo. «Spera che si svegli.»
«Non posso, mamma. Ho sperato di averla uccisa quando il dottore mi disse ciò che gli avevo provocato, ho sperato di averla uccisa quando ho visto il suo corpicino avvolto in quelle lenzuola bianche.» Andrea rise; una risata amara. «Bianche.» disse fra i denti. «Lei che era nera avvolta in delle lenzuola bianche.»
«Non parlare di lei al passato.»
«Pensi che a me non faccia male?!» sbraitò. «Lei fa parte del mio presente e del mio passato. Avrei voluto che facesse parte anche del mio futuro, e mi dovrò abituare al fatto che lei non ci sarà.» disse fra i denti. «E fa fottutamente male, cazzo. La amo.»
Elisa prese un respiro. «Potrebbe svegliarsi e stare bene.» gli accarezzo la schiena.
«Già.» disse Andrea. «Potrebbe
Il 20 dicembre Margherita mosse un dito e Andrea pensò di esserselo immaginato, quando lo mosse di nuovo. «È sveglia!» urlava per i corridoi. Non sapeva se essere felice o triste, così sorrideva e piangeva.
Il dottore che aveva in cura Margherita, Abis Michele, corse nella direzione di Andrea per poi correre nella stanza. Margherita era immobile. «Ha mosso un dito. L'ho visto con i miei occhi.» si giustificò Andrea. «Poi- poi ne ha mosso- un altro.» la voce di Andrea si spense appena il dottore esaminò il corpo di Margherita.
«Signor Vajna,» Abis sorrise leggermente. «erano solo delle piccole convulsioni. Possono capitare.» si congedò in fretta.
Andrea lo rincorse con la voce. «Si sveglierà mai?»
Il dottore gli posò una mano sulla spalla. «Dovrebbe andare a casa e dormire.» evitò la domanda.
Andrea aveva due borse scure sotto gli occhi che erano così... spenti. «Per rivivere l'incidente? No grazie. Ora, mi dica se si sveglierà.»
Michele sospirò. «Vede, Vajna, non so che pensare. L'attività cerebrale non c'è. È piatta. Il respiro lo induciamo noi, con il tubo che ha nella bocca.» quelle parole lo fecero morire più di quanto già non fosse. «Il midollo spinale è danneggiato.»
Un sospiro fuoriuscì dalle labbra di Andrea. «Se si risveglierà-»
Andrea lo interruppe. «Non potrà più camminare. Lo so.»
Il dottore uscì dalla stanza, Andrea voltò lo sguardo sul corpo di Margherita. «Avrei dovuto ammazzarti.» disse fra le lacrime.
Si sedette. «Spero solo che tu non abbia sofferto molto.» disse in un sospiro.
Le accarezzò una mano, piano. «Ti amo così tanto.» sussurrò.

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