Pianti e sorrisi.

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Claudio bussò alla porta della camera di Margherita. «Avanti.» disse lei, che era sdraiata sul letto, a pancia in giù, con la faccia schiacciata contro il cuscino.
«Marghe, tesoro.» la richiamò Claudio. Margherita alzò la testa a quelle parole così melense e Claudio fu catapultato nella realtà. Due occhi rossi e gonfi gli si presentarono davanti, e lui si sedette sul letto. «Cosa succede, Margherita?»
Non era la prima persona a farle quella domanda, ma se davvero avesse saputo cosa cazzo succedeva, l'avrebbe urlato ai quattro venti. «Non lo so, papà. Non lo so.»
Claudio sospirò. «Avevi detto di essere felice, Marghe.» le ricordò.
«Ho cambiato idea. Non lo sono più.»
Claudio le accarezzò la schiena. «Sii forte.» sussurrò.
«Sono stufa di essere forte. Voglio piangere. Voglio scomparire. Voglio fare i capricci. Voglio di nuovo diventare bambina, se questo significa che posso non essere forte.» disse Margherita con gli occhi pieni di lacrime.
Claudio si stropicciò gli occhi: troppe emozioni tristi in una sola volta. «Amore, non devi essere forte. Tu puoi esserlo. Tu lo sei, ma non perché devi, perché ce l'hai nel DNA. Anche tua madre era così.»
«Paragonami un'altra volta a lei e ti ammazzo.» disse Margherita fra i denti, mettendosi seduta.
Claudio le mise un braccio attorno le spalle. «Lo sai che è così.»
«Io non abbandonerei mai la mia famiglia..» sospirò Margherita.
Claudio ebbe un tonfo al cuore. «Aveva un amante, Marghe, non potevo perdonarla.»
«Oh, no. Tu hai fatto bene. È lei che ha sbagliato, andandosene il mese scorso con il suo nuovo marito del cazzo.» disse Margherita. «Cazzo, è rimasta pure incinta.»
Claudio aveva un macigno al posto del cuore. Non riusciva a sopportare tutta quella situazione. «Che grandissima-»
«Ferma lì.» disse Claudio, puntandole un dito contro. Margherita sorrise.
«Il funerale è il 31.» disse piano, stendendosi sul letto. Claudio poco dopo la seguì, stringendola fra le sue braccia. Avrebbe fatto la bambina per un pomeriggio, e lui avrebbe fatto l'adulto.
«Lo so, piccola.»
«Non ci voglio andare.»
«Lo so».
Rimasero abbracciati per tutto il pomeriggio, cercando di non scoppiare a piangere di fronte all'altro.
La sveglia iniziò a suonare alle 6:00. Margherita, però, la spense alle 6:14, sotto minaccia del padre. Si trascinò fino al bagno per prepararsi, e alle 6:45 era già pronta, in cucina. «Ti ho lasciato il caffè, oggi.» Margherita si immobilizzò.
«No, grazie. Mangerò un toast.» e Claudio strabuzzò gli occhi alla vista di lei che rifiutava il caffè per un toast. «Lo sai com'è morto Giacomo?» gli chiese improvvisamente Margherita.
«Si è impiccato.» Margherita annuì.
«Mi ha lasciato un biglietto.» disse porgendolo al padre, che leggendolo capì per quale motivo non volesse più il caffè. «Era sul lavello. L'ho lasciato lì.» finì di mangiare il toast ed uscì di casa, sotto lo sguardo scioccato di Claudio.
«Pisciamo?» Andrea quella mattina era di buon umore.
«Dove vuoi andare?» gli chiese Margherita, sorridendo. Lei non era per niente allegra, ma i suoi occhi verdi le avevano fatto cambiare idea. Erano così vivi.
«Che giorno è?» chiese Andrea.
«Martedì.»
«No, il numero.»
Margherita alzò gli occhi al cielo. «26.» disse. «26 ottobre.»
«Mh.» Andrea fece finta di pensarci su. «Sei coperta?»
Margherita indossava dei jeans, una canotta e una felpa. «Meno male che ci sono io, va.» disse Andrea dopo averle dato una rapida occhiata. Frugò nel suo zaino e tirò fuori una sciarpa, lanciandola a Margherita. «Se avrai freddo potrò sempre darti la mia felpa.»
E Margherita non vedeva l'ora di avere freddo. «Dove andiamo?» chiese.
Andrea sorrise sghembo. «Ti piacerà.» alla sesta fermata non scesero e continuarono la corsa.

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