Perdonami Margherita. Perdonami.

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Margherita aveva di nuovo cominciato l'agonia. La solita routine. Sveglia alle 6, in piedi alle 6:30 e perennemente in ritardo. «Buongiorno Giacomo!» urlò entrando nel bar.
Era venerdì. Andrea mancava a scuola da due giorni. Margherita lo cercava da due giorni, anche se non sapeva di cercarlo. Sentiva che le mancava qualcosa, si frugava nelle tasche, si concentrava, si chiedeva se avesse fatto colazione... però lei cercava lui, cercava Andrea, senza saperlo. Faceva guizzare gli occhi fra la gente, e non lo trovava mai. Quella sensazione di aver dimenticato qualcosa non la mollava.
Margherita si guardò in torno. Il bar era deserto. «Buongiorno Giacomo!» urlò ancora più forte, scocciata. Erano le 7:01.
Andò nel dietro al bancone e non lo trovò, cercò nel bagno e non c'era. Si iniziò a preoccupare. «Giacomo!» urlava. Urlava fortissimo.
Si preoccupò. Molto. «Giacomo!» urlò ancora. Andò nel retro del locale, lo vide. «Dio, Giacomo! Mi hai fatto prendere un colpo.» Giacomo, però, non rispose. «Giacomo?» lo richiamò.
Si avvicinò alle spalle del ragazzo. Era buio.
Giacomo era sospeso in mezzo a due scaffali. In torno la sua gola un cappio, legato alla trave di quel bar che Margherita maledisse più volte, quel giorno.
A terra: una scala. Margherita era sorpresa. Non ci voleva credere.
Giacomo. Il suo amico Giacomo. Quello che sorrideva sempre. Quello pronto a tutto. Giacomo. Il suo amico Giacomo con un cappio al collo. Si appoggiò sulle ginocchia, fece cadere lo zaino a terra. Si prese il viso fra le mani e urlò. Urlò fortissimo, per non sentire i singhiozzi.
Alzò piano il viso, per incontrare il suo. Era bianco. Gli occhi erano chiusi e la bocca aperta, in cerca d'aria. Abbassò lo sguardo. Accanto alla scala, piegato in due c'era un bigliettino. Margherita a carponi si diresse verso di esso. "Perdonami, Margherita. Perdonami. Il tuo caffè freddo e amarissimo è pronto sul piano del lavello. Ti voglio bene."
Margherita osservò con attenzione il bigliettino, se lo mise in tasca. Prese lo zaino da terra e guardò dietro il bancone. Sul lavello, una tazzina di caffè. Strinse le mani in pugno, girò il cartello da "aperto" a "chiuso". Chiamò il padre di Giacomo sul cellulare. «Adriano, io non ci voglio stare qui. Io vado.» disse dopo avergli raccontato tutto.
Si fece quelle sei fermate a piedi, quella mattina. Con le mani fra i capelli camminava svelta e piangeva, facendo colare il trucco.
Il suo amico Giacomo.
Margherita non bevve più il caffè.

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