Ricordi che bruciano.

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"Forse sei tu che ti stai innamorando di me." Margherita era davanti la saracinesca del bar di Giacomo. Un cartello era affisso su di essa. "Chiuso per lutto".
Stava lì davanti da un po'. Lo aspettava, inconsciamente. Lo voleva lì, in quel dannato momento. Lo voleva vivo che le dava consigli e rideva di lei, delle sue disavventure.
Margherita compose in fretta il numero di Adriano. «Pronto?» rispose lui, la voce stanca. Quando muore un figlio muore una parte di te. Muore una persona con i tuoi stessi occhi, con il tuo stesso carattere, col tuo stesso DNA. Quando muore un figlio, muori un po' anche tu.
«Adriano, ciao. Sono Marghe.» disse Margherita, anche lei con voce stanca. Era tutto un casino. I problemi, invece che sparire, raddoppiavano. E lei aveva impressa quella frase: "Forse sei tu che ti stai innamorando di me". Non poteva innamorarsi, lei. Non aveva le risposte.
«Margherita, tesoro.» disse Adriano in un sussurro. Rimasero in silenzio. Erano le quattro del pomeriggio e nessuno dei due si accorgeva più dello scorrere del tempo.
Margherita stava per parlare, per dire tutto quello che le scoppiava nel cuore, ma rimase in silenzio. Fu Adriano a parlare. «Ci andiamo a prendere un caffè?» e Margherita acconsentì.
Si ritrovarono in un bar qualsiasi, seduti a un tavolo. Adriano aveva davanti a sé un caffè, mentre Margherita giocava con le sue dita. «Sicura di non volerne uno? Pago io.» Adriano e Giacomo erano così simili. Le pesava il cuore stare con lui, quando l'amico si trovava chissà dove. «No, grazie. Non lo prendo più.» Adriano sembrò sorpreso, ma non disse nulla.
«Dimmi tutto, Marghe. So che se sono qui, seduto di fronte a te, è per una ragione precisa.» disse Adriano.
«Quando ci sono i funerali?».
Margherita era di nuovo fra le quattro mura della sua stanza, succube della scrittura.
Ciao Giacomo,
mi manchi. Iniziò a scrivere. Quelle parole bruciavano sul foglio. Il tuo funerale si terrà a breve, il 31. Non mi vestirò di nero, perché tu non sei morto. Tu sei vivo. Tu sei vivo e bruci sotto la mia pelle chiara. Sei vivo e mi prepari il caffè. Sei vivo e mi sorridi. Sei vivo e ridi. Sei vivo e mi canti una canzone con la tua bellissima voce. Sei vivo. Prese un respiro mentre le lacrime minacciavano di bagnarle il viso. Fingo che tu sia ancora qui, che mi dai il buongiorno e mi dici che sono scontrosa quando non prendo il caffè. Devo fingere un sacco di cose. Voglio che il tuo ricordo bruci a lungo dentro di me, come un promemoria di quello che sono stata. Fingo che tu sia ancora vivo, nonostante debba scriverti un elogio funebre. Farò un bellissimo discorso, te lo giuro. Deve essere bellissimo. Devo tirare su di morale tutti quanti quelli che ci saranno in chiesa. Ti vorrei proprio vedere, mentre mi guardi entrare lì dentro. Io che vado in chiesa. Buffo, eh. Non ci credo neanche, in Dio. Per te però farò finta di crederci. Per te farò tutto, Giacomo. Mi manchi. Ti voglio bene.

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