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Hermione lanciò un'ultima occhiata alla professoressa McGranitt che sembrava preoccupata per lei.

Si girò e notò che Snape la stava aspettando sull'ultimo gradino.

Un velo di impazienza cavalcò quegli occhi di brace ed essi tradirono quanto in realtà si stesse sentendo a disagio.

Hermione lo raggiunse rapidamente.
"Forza, apri la porta" ringhiò Rolanda fissandolo malignamente "Non ci riuscirai perchè non sei tu il preside!"

Snape la guardò impassibile.

Si voltò verso la porta di Tasso studiandola attentamente.

Poche volte si era soffermato su quella porta eppure adesso ogni linea gli sembrò molto interessante.

Tutte le nervature partivano dai bordi della porta e si avvicinavano al centro di essa con moti concentrici, rimpicciolendo la larghezza man mano che si avvicinavano al fuoco.

In mezzo alla porta le venature si intrecciavano fittamente.

Snape sfiorò con il polpastrello delle dita il disegno dell'impronta di una mano e si rese conto di non essersene mai accorto.

Sopra di esso scritto con caratteri latini vi era inciso qualcosa piuttosto sbiadito.

Appoggiò il palmo sui contorni definiti dell'incisione.

Terrorizzato da un dubbio.

Terrorizzato da il dubbio.

Esso si stava insinuando nella sua mente come un leggero fruscio di vento, indice di un temporale in arrivo: e se Albus si fosse sbagliato?

Cosa avrebbe fatto se Hogwarts non lo avesse accettato come preside?

Come avrebbe portato a termine la sua missione?

Maledì il vecchio mentalmente, maledì lui e pure tutto quel folle piano

Le nervature si illuminarono.

Una luce fioca, scura, imprecisa quasi.

Dapprima Snape pensò di esserselo solo immaginato, ma quando percepì il respiro di sua moglie, alle sue spalle, affaticarsi capì che ciò che vedeva stava accadendo sul serio.

Piccole strisce d'oro scivolarono verso il centro illuminando con una luce forte, potente e immortale la sua figura.

La scritta si illuminò come se oro fuso scivolasse dentro i tagli: luccicante e luminoso.

La porta scricchiolò all'improvviso e si aprì.

Snape rimase fermo per qualche secondo, il cuore in gola e la consapevolezza che tutto stava andando come designato.

Si girò con un sorriso trionfante sul viso.

Rolanda incespicò un passo all'indietro.

Incredula

"Non.. non capisco.. è impossibile"

"Non ci credo" mormorò Vitius passandosi una mano stanca sulla fronte sofferente.

Non ci furono né applausi né congratulazioni per Snape.

Piuttosto si alzò un brusco ed indistinto mormorio concitato.

"Io" ringhiò in modo quasi sinistro "Sono il preside e ora.. la scuola è mia"

Detto questo entró con uno sventolio d'abito teatrale.

Hermione lo seguì incapace di formulare un qualsiasi pensiero.

Alle sue spalle sentì la porta chiudersi con uno schianto.

Pensieri di SabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora