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Era appena mattina, ma faceva dannatamente caldo per essere solo metà aprile.

Aria bollente entrava dalla finestrella aperta, proprio sopra la scrivania di Severus.

La luce penetrava in una piccola fetta che illuminava la cartina geografica della Gran Bretagna, aperta, tra le altre svariate carte.

Hermione si sentiva nuda sotto lo sguardo oscuro di lui, che la osservava dall'alto in basso.

I capelli neri, scivolavano sul suo viso nascondendo l'espressione persa.

Odiava l'idea che la guardasse così.

Non si meritava quello sguardo.

Si odiava.

E odiava anche Rodholphus.

Amava Severus.

E le dispiaceva che il Mangiamorte si fosse messo in mezzo al loro matrimonio.

In imbarazzo, con le mani ben infilate nelle tasche dei pantaloni, sotto lo sguardo attento e intenerito dei diversi presidi, Severus osservò sua moglie sistemargli con dolcezza il colletto della camicia.

Si appoggiò completamente alla sua mano quando gli accarezzò il viso duro e spigoloso.

Una mano piccola e docile, che scivolando sulla sua guancia, spazzò via le sue frustrazione, i suoi dolori, i suoi timori.

"Herm.." sospirò nel calore e nella piacevolezza "Non ce la faccio più.."

Cos'era esattamente che non riusciva più a sopportare?

L'idea che di aver ucciso Albus Silente?

L'idea di dover lasciare un compito ad un idiota Grifondoro?

L'idea di dover di nuovo, come tutte le mattine, affrontare gli occhi verdi di Minerva?

O la orrenda idea che presto, non avrebbe più potuto assaggiare le labbra di Hermione.

Cos'è che lo disturbava di più?

Il suo matrimonio, ultima scintilla di felicità, o la morte, desiderata e agognata?

Hermione si limitò ad alzarsi sulle punte per donargli un dolce bacio sulle labbra fini e ardenti.

Il viso della ragazza sembrava estremamente avvilito, cosa che lo preoccupò molto.

Anche Hermione, si era caricata di pesi enormi in quei mesi.

Di vite.

Era una donna.

A tutti gli effetti.

Distante dalla ragazzina che aveva conosciuto.

Che aveva sposato.

L'afferrò, per la vita, sollevandola da terra e la fece sedere sulla scrivania davanti a lui.

Dalla sue dita scivolò fuori una scaglia della sua magia più vergine, più pura.

Una delicata, leggerissima rosa, si creò tra le sue dita.

I petali erano pesanti e ricchi e brillavano di luce propria.

Luminosi come lei.

"Meravigliosa" commento prima di avventarsi sulla sua carne tenera.

Snape si abbassò su di lei, ignorando la risatina di Everard e il commento di Annabeth, nel suo quadro Tassorosso.

Le mordicchiò con dolcezza il labbro inferiore e appoggiò con delicatezza le mani bollenti sulle cosce scoperte di lei.

La gonna era ora, leggermente alzata.

Pensieri di SabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora