"Non aspettare che il vento gonfi la vela della tua fortuna. Soffiaci dentro te."
(Ugo Ojetti)Ero indecisa, confusa, elettrizzata ma anche determinata lì su quel letto di casa mia con la trapunta rosa e le gambe incrociate, mentre il cellulare assieme al volantino erano fissi lì sulla mia scrivania. Volevo rischiare, cambiare la mia vita per sempre ma forse non era così semplice come si può pensare, sarei dovuta stare lontana da mia madre, cambiare casa e vivere completamente da sola, non rivedere la mia migliore amica, anche se non vivere più in quel quartiere mi si poteva rivelare una grande soddisfazione.
-"Ok, adesso chiamo"- esclamai, frettolosamente composi il numero segnato sul volantino facendo attenzione a non sbagliare le cifre. Erano le sette, dubitai che la direzione fosse aperta, anche perché ormai il cellulare aveva compiuto ben cinque squilli, stavo perdendo le speranze quando la voce di una donna che mi parve meccanica riaccese i miei occhi come lampadine.
-"Cartier Direction, buonasera come posso aiutarla?"- conoscevo poco quel brand, non ne ero molto informata.
-"Si ehm, buonasera mi scusi tanto l'ora ma.. ho trovato il vostro annuncio per caso e vorrei sapere se per quel.. concorso ci fosse ancora posto ecco"- mi maledí per aver balbettato e per esserle sembrata una disperata oltre che una sprovveduta per telefonare a quell'ora della sera.
-"Un attimo che controllo.."- rispose la donna, incrociai le dita, i piedi e qualsiasi cosa potesse darmi al speranza che forse la mia vita non era del tutto da buttare.
-"Signorina è ancora lì?"-
-"Si, si assolutamente"- sobbalzai. Non feci altro che camminare su e giù per la stanza.
-"È fortuna è ancora in tempo, vuole che le diamo qualche altra informazione?"- sorrisi a trentadue denti, anche se avrei dovuto sapere le informazioni prima di entusiasmarmi più del dovuto.
-"Perfetto ehm.. sono tutt'orecchi"- mi morsi la lingua per quel linguaggio poco professionale.
-"Allora signorina, la nostra casa di moda sta offrendo opportunità a giovani talenti di entrare a far parte del nostro team a seconda della sua direzione, il concorso inizierà la settimana prossima, con un corso formativo teorico e pratico che durerà tre settimane al termine soltanto dieci su centocinquanta partecipanti verrano inserti come stilisti, product manager e responsabile marketing. Allora le interessa ?"- ero rimasta a bocca asciutta, a dir poco impietrita, non potevo assolutamente crederci che stavo per lasciare Manhattan per inseguire il sogno della mia vita.
-"Signorina è ancora in linea?"- scossi la testa e mi sedetti nuovamente sul comodo materasso in lattice.
-"Si, si mi scusi"-
-"Bene, sul volantino c'è la nostra email ci invii i suoi dati personali e noi ci adopereremo a compilarle la scheda"-
-"C'è solo un problema, io sono di Manhattan"- strinsi i denti, spaventata all'idea di un ipotetico rifiuto.
-"Nessun problema, se ha intenzione di venire a New York le faremo avere una lista dei migliori appartamenti qui in zona. Buona serata"-
-"Buona.. serata"- risposi probabilmente sotto shock, poiché tutto mi sembrava essere andato così liscio quasi da far spavento. New York era vicina da Manhattan, non sarei andata dall'altra parte del mondo la grande mela mi sembrò sufficiente per poter cambiare aria. Mi avrebbero addirittura trovato un appartamento, sperai mentalmente che non fossero troppo cari e che quasi sicuramente per mantenermi l'affitto avrei dovuto lavorare almeno fino al termine del concorso. Senza rendermene conto, strillai come una matta tant'è che il vicino Tom alzó la finestra per poter costatare che tutto fosse apposto. Dovevo chiamare Megan e dirglielo immediatamente.
-"Oh mio Dio, ma scherzi?"- queste furono le sue uniche parole. Risi a fior di labbra per l'entusiasmo che era capace di trasmettere.
-"No non scherzo e mi faranno anche avere una lista per gli appartamenti li nella zona"- risposi, nel frattempo stavo sgranocchiando dei cereali al miele, i miei preferiti.
-"Cazzo è da sballo! Sul serio.. ma, dovrai andartene.."- enfatizzó queste ultime, assumendo un tono triste e improvviso.
-"Lo so Meg, ma tu verrai a trovarmi no?"-
-"Certo che si! Ti ricordo che mi avevi promesso di disegnarmi l'abito per il matrimonio di mia cugina"- minacció in maniera scherzosa.
-"Si, certo che me lo ricordo"-
-"Sei unica, la mia migliore amica diventerà una grande stilista me lo sento. E poi Cartier wow, tutte le fortune a te"- disse lamentandosi.
-"Meg non scherzare è la prima volta che sono fortunata da quando sono qui"- sbuffai pesantemente, i cereali ormai erano finiti e sarei dovuta scendere di sotto a prenderne degli altri.
-"Smettila con la negatività ora e goditi questo momento. In questi giorni passo da te ti do una mano con le valige"- poi pensai che forse stavo dimenticando qualcosa.
-"Dio.. mia madre, chissà come reagirà"-
-"Non gliel'hai ancora detto?"- rispose sbalordita lei.
-"No.. cioè l'ho saputo da poco e ho chiamato te"- scrollai le spalle con nonchalance.
-"Be' allora va e sbrigati a dirlo a tua madre, non oso immaginare cosa ti dirà"- queste furono le sue ultime parole prima di riagganciare, tirai un lungo respiro e scesi al piano di sotto. Erano le otto di sera e sarebbe stata ora di cena se mia madre non avesse odiato cucinare e preferito la sua amata bottiglia di Bourbon. Come intuì, era schiantata sul divano in tutta calma e delicatezza con affianco il tavolino di legno e su di esso un pacchetto di sigarette e una bottiglia trasparente con del liquido marrone.
-"Non hai voglia di cucinare stasera vero?"- saettó sulla mia figura spegnendo la Tv e venendomi incontro lentamente.
-"Hai ragione scusa, ci vado subito"- la sua bocca era impastata e puzzava di sigaretta e liquore.
-"No, vado io lascia perdere"- le dissi, bloccandola e rimandandola al suo posto. Ella assunse un espressione delusa quasi intristita.
-"Scusa tesoro ma.. vedi, sono molto stanca ho lavorato molto oggi"- così dicendo si accasciò sulla poltrona massaggiandosi le tempie.
-"Si, come no"- sorrisi di sghembo e senza degnarle altra attenzione mi recai in cucina mettendo su la padella con l'olio per le uniche cotolette pre confezionate che trovai in frigo. Finita la mia cena, posi un piatto sul cibo di mia madre per non farlo raffreddare troppo, quella sera avrebbe mangiato da sola.
Trovai il coraggio di parlare quando sulla soglia delle scale in legno massiccio mi ricordai che ormai a 23 anni ero una donna e che dovevo essere indipendente e liberarmi da quella gabbia di ansiolitici, incubi e del ricordo di Robert.
-"Partirò per New York, vado a stare lì"- gettai fuori d'un fiato, mia madre Kate spostó lo sguardo dalla tv alla mia figura, spalancando gli occhi in maniera spaventata.
-"Che?"- esclamò, storcendo il naso.
-"Hai sentito bene"- incrociai le braccia al petto e sbuffai pesantemente, ero già abbastanza innervosita.
-"Tu.. tu non puoi andartene, io rimarrò sola.. e senza soldi senza.. mia figlia"- gli occhi le si riempirono di lacrime, per un attimo mi dispiacque lasciarla sola ma dovevo pur proseguire per la mia strada e lasciarmi tutto alle spalle.
-"Mi dispiace.. su di me potrai contare anche se sarò lontana ma devo andarmene da qui"- stavolta piansi anch'io, senza probabilmente rendermene conto.
-"È per Richard che te ne vai vero? Cazzo gli avevo detto di non portare più erba in questa casa"- sbraitò e mi maledì per star perdendo la mia innumerevole pazienza.
-"No! Mamma smettila di pensare solo a te stessa, me ne vado perché non posso passare il resto della mia vita qui incatenata a te"- strillai. Ella silenziosamente si avvicinò e mi carezzò il braccio scoperto, mi sorrise.
-"Domani mattina ne parleremo"- forse sarebbe stato l'ideale, con mia madre sobria risultava più facile averci a che fare.
-"Si, sarebbe meglio"- dissi, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano e scostandomi bruscamente dal suo tocco. Salì velocemente in camera senza degnarle di altro sguardo o voltarmi per costatare se ci fosse rimasta male. Dopo qualche ora mi addormentai con i pensieri in disordine e la solita immagine fissa davanti agli occhi.
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IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)
RomanceNina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alcol, e lavora in un asilo assieme alla sua collega Kim. Il suo sogno nel cassetto è di diventare una famosa stilista di moda. Dopo aver rotto...