47. La città proibita

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"Niente desideriamo di più di quello che non ci è consentito

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"Niente desideriamo di più
di quello che non ci è consentito."
(Publilio Siro)





ATTENZIONE: LINGUAGGIO E SCENE DETTAGLIATE E ESPLICITE




-"Avete litigato di nuovo?"- quel tono cantilenante di Kris pulsò attraverso le pareti del Mandalay Bay Resort di Las Vages. Dagli intonaci dominava l'oro,  l'eleganza e l'estrosità tipica della città proibita, arazzi pregiati, trapunte rosse scuro e caminetto acceso. Un lusso, al quale mai avrei pensato di far parte, una raffinatezza che probabilmente non m'apparteneva per niente io avevo sparato ad un uomo, non ero pulita, ero ancora sporca e imbrattata del suo sangue. Quella notte del dieci febbrario dormì poco o nulla, per fortuna ero riuscita ad addormentarmi per qualche ora ma nel cuore della notte, avvolta nella coperta e ancora vestita, scesi al piano di sotto dove dalla piccola fessura della porta legnosa intravidi l'assenza del corpo di Derek, era uscito,nel cuore della notte. Le due bottiglie di birra nell'immondizia mi fecero venir la nausa guardai il divano, lui non c'era mi ci piazzai sopra, incapace di recuperare sonno e a scervellarmi su un qualsiasi posto probabile egli si fosse potuto recare nel cuore della notte. Pensai a Jake e agli altri, a Jason ma poi mi venne in mente Alice e storsi il naso quasi come se percepissi un grumolo di vomito alla bocca dello stomaco. Il mattino seguente, il mio viso era un disastro occhiaie pesanti e borse sotto gli occhi, cercai di truccarmi il più possobile, onde evitare commenti scortesi da parte della mia stylist coach. Il rumore della serratura alle sei del mattino mi fece intedere che il moro si era finalmente deciso a tornare, m'aveva adocchiata sul divano ma aveva proseguito dritto lungo la sua strada chiudendosi a chiave nella sua camera. Prima che potessi salire a bordo sul suv di Timor, sperai per qualche istante che quella porta legnosa si aprisse, che quel ragazzo m'avrebbe avvolto fra le sue forte braccia confidandomi all'orecchio che gli sarei mancata, che m'avrebbe baciato la fronte e io mi sarei sentita persa, la notte, senza il suo corpo accanto a proteggermi. Ma non fu cosi, niente fu come l'avevo immaginato, bussai lentamente alla sua camera timorosa e titubante del fatto che avremmo potuto litigare ancora. Gli dissi che stavo andando via, e pensai che quel suo atteggiamento infantile gli sarebbe poi ritorto contro, che non aveva senso comportasi in un quel modo ignorandomi e trattandomi con uno zerbino. Non mi rispose, sospirai pesantamente e senza altri indugi chiusi la porta di casa dietro le mie spalle, lasciando Derek immerso nei suoi pensieri e nelle sue azioni retoriche e incomprensibili.

-"Nina, sto parlando con te"- indossavo la solita vestaglia nera, quella in seta, stavolta però sul petto portava una scritta in grassetto "Valentino", ne strofinai il cotone cucito a mano, pensosa sorseggiavo il calice di champagne che gentilmente c'avevano portato in suite.
-"Si scusami Kristie hai ragione.."- sbuffai, scostandomi una ciocca di capelli mossa dal viso.
-"Tu e mio fratello siete impossibili"-sghignazzò, anch'ella portava una vestaglia, mi piaceva passare del tempo in sua compagnia avevo ritrovato un'amica.
-"Perchè dici cosi?"- per sdrammatizzare, sorrisi anch'io, nonostante non ne avessi la minima voglia.
-"Perchè si! Insomma, è palese che vi piacete"- quasi lo champagne non m'andò di traverso, tant'è che qualche goccia finì sull'orlo della pregiata vestaglia.
-"Kris sei impazzita? Come ti viene in mente.."-
-"Mmh, ok lo ammetto su di te ho qualche dubbio ma.. mio fratello è cotto"- sventolò al cielo le mani, quel giorno i boccoli che la sua hair styilist le aveva consigliato di fare le donavano molto.
-"Derek è cotto di tutte"- precisai, cercai di distrarmi osservando l'abito viola e corto che avrei dovuto indossare all'after party dell'indomani sera dopo la sfilata. Ne strofinai con attenzione le paillettes e i piccoli diamanti sullo scollo a cuore.
-"Fidati, è andato a letto con molte donne ma tu.. sei diversa, andiamo credi che non conosca mio fratello?"- mi si avvicinò, con in mano il calice e urtandomi giocosamente la spalla.
-"Kristie, smettila, siamo soltanto amici d'accordo?"- le sorrisi, probabilmente fallì perchè sulle gote percepì un leggero rossore, sperai che non se ne accorgesse.
-"Uhm, che ci posso fare se saresti perfetta come cognata"-
-"Non sarò tua cognata, e smettila adesso per favore"- ridemmo insieme, quella sera si sarebbe tenuta una festa in onore della sfilata, come buono augurio, in uno dei casinò più importanti di Las Vages, cercavo mentalmente di prepararmi e abituarmici a quei due giorni frenetici e senza sosta. Non ne avevo molta voglia in realtà, ma non potevo di certo starmene in suite da sola a Las Vages, avrei preferito che con me ci fosse il mio migliore amico ma per questione lavorative e per via di suo padre non era stato possibile. Da una parte, fui sollevata del fatto che Derek non fosse li per via del debito che doveva saldare e della versione sporca e sconsiderata di me che proprio non mi piaceva. In quei due giorni mi sarei comportata come una donna normale, una ragazza che sfila per un importante marchio d'alta moda, vestita di tutto punto truccata e pettinata come una diva di Hollywood. Non pensatemi ingrata, ma di stare al centro dell'attenzione non mi andava per niente, avrei voluto che ci fossimo salutati, che Derek mi avesse sostenuto con il suo strano modo di fare, Las Vages non era la stessa senza di lui.
-"Ok la smetto, ma almeno dimmi perchè avete litigato"-
-"Non abbiamo proprio litigato uhm.."- vaneggiai, ma il suo sguardo di rimprovero m'incitò a dirle la verità.
-"Ok si, abbiamo litigato"- ammisi, lasciandomi scrollare le braccia lungo i fianchi.
-"Perchè?"-
-"Non ne ho idea in realtà, ieri sera mi ha detto.. delle cose orribili, l'ho mandato a quel paese e sono andata a dormire. Credo che stanotte sia andato in uno dei suoi club e ubriacarsi come al solito"- sistemai alcuni dei miei vestiti nella cabina armadio, per ingannare il tempo e non sentirmi troppo sotto interrogatorio da sua sorella.
-"Oh.. già, mio fratello fa sempre cosi, scappa e beve"-
-"Si ma è sbagliato, anche se.. forse so perchè era arrabbiato"- bevvi un'ultimo sorso di champagne, poi decisi di mollarlo li sul tavolino di vetro.
-"Il fatto è che sono sempre impegnata, adesso ho anche Karina incollata, la collezione dei foulard e.. credo si senta un po solo, tutto qui"- probabilmente parlai più a me stessa che alla mia amica, vergognandomi dell'atteggiamento che avevo avuto la sera prima, forse anch'io sarei potuta essere più comprensiva, oltre ai suoi amici dei club Derek non era molto amato dalle persone, l'unica che ne aveva avuto il fiato di starci accanto e di averci a che fare ero soltanto io. In quel momento, avrei  tanto voluto sentire la sua voce.
-"Lo capisco.. Derek non ha molte persone su cui contare, tu sei la sua unica vera amica"- riflettei qualche secondo, le parole di Krisite combaciarono alla perfezione con il mio pensiero. La porta bussò, distogliendo entrambe dalla nostra intima conversazione. Karina Jackson fece il suo ingresso con un elegantissimo completo bianco, perfettamente intonato al suo caschetto nero e al rossetto rosso fuoco che le dipingeva le labbra.
-"E be'? Che ci fai ancora così tu? Devi prepararti"- rapidamente mi prese per le spalle, mi fece sedere su una sedia e incitò un giovane ragazzo muscoloso ad entrare. Era vestito di nero, t-shirt, pantaloni e oxford monocolore.
-"Javier sistema la massa di capelli di questa ragazza.. Kristie, credo che ci sia aiuto anche per te in camera tua"- scortesemente congedò la figlia di John, che con una finta smorfia d'approvazione lasciò la mia camera, non prima però di avermi sorriso e d'avermi sussurrato:
-"Spero tu sia ancora viva dopo, ci vediamo alle sette di sotto"- mi strizzò un occhiolino, nel frattempo che il ragazzo iniziò a spazzolare la mia chioma di capelli.
-"Si, a dopo"- sghignazzammo entrambe, cercando di non farci scordere da Crudelia che intanto, teneva fissi gli occhi sull'enorme trusse di makeup. Scelse del nero da mettermi sulle palpere, mescolato a dello champagne e grigio sfumato, per le labbra seguì il suo esempio, rosso fuoco. Mi promisi, che prima di scendere nella hall e raggiungere il casinò per l'evento, avrei provato a telefonare a Derek ormai era deciso.
-"Per l'acconciatura come procediamo?"- chiese il ragazzo alla donna.
-"Con l'abito in pelle direi una coda bella alta, e riccia mi raccomando"- dopo aver dato le sue direttive, per fortuna il suo cellulare squillò ed ella si preoccupò di rispondere raggiungendo la grande vetrata della mia suite.
-"Va con la testa indietro tesoro"- seguì le incitazioni dell'hair stylist che sicuramente sapeva il fatto suo.
-"Nha, odio la coda"- storsi il naso, brontolando fra me e me.
-"A chi lo dici, penso proprio che non ti stia bene"-
-"Lo pensi sul serio?"- spalancai gli occhi.
-"Certamente"- in quel momento raggruppò la massa, e la chiuse in un torciglione molto alto.
-"E allora perchè me la stai facendo?"-
-"Perché Karina ha detto così, se per lei stai bene fidati lo sei davvero"- sbuffai seccata, ma mi adoperai a ricompormi quando la donna giunse nuovamente alle nostre figure.
-"Ottimo lavoro Javier, sbrigati perchè devo ritoccarle il trucco e deve vestirsi"-
-"Si signora"- annuì il ragazzo, dopo aver terminato con una coda ben tirata passò all'arriccia capelli sulle punte, spruzzandoci infine della lacca. Sotto consiglio di Karina, sul capo venne sistemata anche una spece di filo ricco di diamanti minuscoli, almeno la mia fronte alta non avrebbe dato nell'occhio. Non mi convinceva molto quell'aibito lungo sotto al ginocchio e in pelle, con uno scollo a cuore e delle spalline sottolissime, ma per evitare inconvenienti decisi di farmelo piacere.
-"Sei perfetta, ti aspetto di sotto e non metterci troppo"-
-"Si, stia tranquilla devo solo andare al bagno"-
-"Mmh, non mi interessa cosa devi fare, sbrigati"- chiuse violentemente la porta, respirai affondo a quando finalmente mi resi conto di essere sola. Mi presi qualche minuto per osservarmi allo specchio, non mi piacevo molto, quasi non mi riconoscevo. Senza troppi giri di pensieri entrai nel mio bagno privato m'adagiai al legno della porta con la schiena e tirai fuori dalla clutch il mio cellulare. Uno, due, tre squilli poi la segreteria.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora