"L'indeciso è uno che teme di volere il contrario di ciò che vuole."
(Roberto Gervaso)Derek's point
Nessuno aveva mai oltrepassato quella soglia, la stessa che stavo oltrepassando io. Talvolta non consociamo le ragioni per quali commettiamo determinate azioni, sappiamo soltanto che anche se stiamo sbagliando, lo facciamo comunque. Thomas Ford quella mattina aveva deciso di darmi un'altra opportunità, e che se fossi riuscito a manovrarlo come si deve, mi avrebbe rifilato anche il primo stipendio anticipato. Come potevo biasimarlo, mi ero portato a letto sua moglie, e per un motivo o per un altro la sua scelta di tagliarmi fuori dal suo marchio era più che lecita. Mai avrei potuto lavorare con quel miserabile succhia soldi di mio padre, lui, innamorato e devoto del suo lavoro. Avevo deciso di investire e far aumentare i soldi che Ford mi aveva prestato, quella sera al Gran Casinó di New York. Ero bravo a Black Jack ma non quanto a invece a Poker, Manny mi aveva offerto dell'erba quella sera, e probabilmente volevo adattarmi maggiormente all'ambiente quando senza esitazione fumai assieme a Manny e Greg l'intero sacchetto. Avevo anche bevuto, non ricordo esattamente cosa ma probabilmente del Whisky, il liquido non appena mi scorse in gola mi brució le pareti dell'esofago, fino a farle scoppiare. Persi tutti i soldi, e da Thomas non ci sarei più tornato datone i precedenti, per non restare al verde mi toccava inginocchiarmi a mio padre. Quella ragazza pestifera dai capelli castani e gli occhi chiari stava sconvolgendo i miei piani, si era presentata a casa mia aveva strillato come un indemoniata, piazzata sul mio divano, comprato da mangiare e mi aveva succhiato millecinquecento dollari a Black Jack. Qualcosa, di lei, mi costringeva a non lasciarmela scappare, aveva un bel fondoschiena e delle curve marcate questo è vero, ma non era ciò che mi incuriosiva. I suoi occhi, nascondevano qualcosa che ella stessa teneva al guinzaglio per non farlo uscire allo scoperto, non era così maestra vestita da suora come voleva far credere. Sapevo, che l'avrei fatta soffrire, avevo perso me stesso, e se non mi fossi ritrovato, non avrei avuto il tempo di rubarmela.
Non si capisce, come mai, ci si compiono certe azioni ma quando ella scappó a gambe levate da casa mia con la consapevolezza che non sarebbe più tornata, quella vocina sottile e buona mi sussurrava che a avevo sicuramente sbagliato qualcosa. Non l'avevo cercata per i primi giorni, qualcosa mi diceva che dovevo farla tornare, volevo a tutti i costi far tacere quella voce candida sovrastandola con la parte scura e profonda di me stesso, ma ciò non accade. Sapevo quello che stavo facendo, anche senza un motivo, ed era proprio ciò a mandarmi fuori di testa. Dovevo averla.Nina's point
Onestamente non sapevo che farci con quella rosa, era passato tutto il pomeriggio del giorno dopo, il fiore era rimasto lì sul tavolino di vetro ancora intatto e senza metterlo in un vaso, si sarebbe seccata. Quando vidi rientrare Finch, dopo che era andato a fare delle spese, roteó gli occhi al cielo ritrovandomi nella stessa pozione di quando era uscito.
-"Potresti anche metterla in un vaso con dell'acqua.. povera, almeno lei non ti ha fatto nulla"- ascoltai ciò che disse egli, ma ero troppo intenta a rosicchiarmi le pellicine e a guardare storto quel fiore intatto.
-"Credo che mi licenzierò dal centro sportivo"- conclusi, Jass scorse il capo dalla cucina dove stava preparando il pranzo.
-"Che cosa? Nina quel lavoro ti serve"-
-"Lo so, ma la mia vita è già troppo complicata per accollarmi anche un simile individuo.. non voglio più vederlo"- piagnucolai, adagiando il capo allo schienale del divano.
-"Adesso basta!"- strillò ella, e Finch mise le braccia conserte a finché non me li ritrovai entrambi davanti con un espressione dura e stanca.
-"Stai esagerando, McCarthy sarà pure un donnaiolo, arrogante e presuntuoso ma credimi non l'ho mai visto comportarsi così... aveva il viso da cane bastonato Nina!!"- mi vergognai nello stare esagerando così tanto, forse ero talmente abituata agli uomini bugiardi che non riuscivo a vedere oltre.
-"Vado a fare un giro.. forse mi schiarisco le idee"- conclusi, ed entrambi fecero un gesto di approvazione. Feci un giro un po per il centro, non presi la mia auto, non ero nelle condizioni giuste per guidare, e decisi, senza pranzare, di recarmi prima dell'ora di turno al CBC centro sportivo per potermi allenare e scaricare il pessimismo. Indossai un abbigliamento consono, per fortuna avevo già in mente di andarci così mi ero procurata dei leggins aderenti e un top viola corto. Legai i capelli in una coda, uscì dallo spogliatoio e con il cellulare e le cuffie mi diressi al tappeto. Quando i dieci minuti di tappeto terminarono, intravidi dei sacchi a pelo e dei guanti, qualcosa di meglio che sfogarsi e dare un po di pugni? Assolutamente no. Concentrandomi esattamente sul viso di quel prepotente di McCarthy', iniziai violentemente a sferrare calci e pugni al sacco. Probabilmente mi concentrai un po' troppo.
-"Hei, rischi di romperlo così non ti pare?"- conoscevo bene quella voce, il sacco venne tenuto fermo da un paio di mani per far sì che non dondolasse troppo. Al di là dell'oggetto sbucó il suo viso sexy e impertinente, con un sorriso beffardo sulla bocca.
-"Che diavolo vuoi?"- dissi affannata non smisi di picchiare il sacco, avevo bisogno di colpire qualcosa se volevo mantenere il controllo.
-"Niente, sono venuto a dare lezioni di tennis"- rispose, continuando a mantenere il sacco.
-"Si, come no"- ringhiai, e sferrai un pugno bello forte.
-"Ti è piaciuta la rosa ?"-
-"No, puoi riprendertela"- sbottai, e tirai un forte calcio al masso che si piegò in avanti per andar a finire contro il suo stomaco. Emise un gemito di dolore.
-"Be' e la frase? Devi ammettere che era d'effetto"- disse con un lamento e la voce strozzata.
-"Veramente di pessimo gusto"- controbattei, sferrando una fila di pugni, quando all'improvviso il sacco si scostò ed egli velocemente mi afferró per i polsi bloccando i miei pugni feroci e felini. Mi guardò intensamente negli occhi, umettandosi poi le labbra. I miei seni sbatterono contro il suo petto, mi tenne ferma, in una sola morsa, volevo liberarmi.
-"Davvero non ti è piaciuto il mio regalo?"- la sua voce era sensuale, ammiccante, tant'è che mi fece così innervosire che provai a liberarmi fortemente.
-"No è una presa in giro"- ringhiai cercando disperatamente di liberarmi.
-"Vieni con me alla festa sabato?"- la sua voce da sensuale parve supplichevole, quel suo umettarsi le labbra stava iniziando davvero a innervosirmi gli avrei stampato un bacio per poter mettere fine a quei movimenti.
-"Ma se eri tu a non volerci andare!!"-finalmente molló la presa, e feci un balzo all'indietro, mi aggiustai i guanti.
-"È vero si ma ho cambiato idea, e tu verrai con me"- sorrise di sghembo, aveva un faccia da schiaffi.
-"Scordatelo!"- sbottai acida e salì sul ring li vicino, egli si affrettò a raggiungermi, e si inserí anch'egli i guanti da boxe.
-"Che vuoi fare? Batterti?"- Risi a fior di labbra, era così patetico da parte sua.
-"Vediamo che sai fare"- mi provocó, chinandosi e mettendosi in posizione d'attacco. Assottigliai gli occhi come una tigre, e a denti stretti gli dissi:
-"Fatti sotto"- egli mi venne incontro, io lo schivai, ma egli mi colpì sulla schiena, in contro risposta lo gettai a terra e iniziai a sferrargli una serie di pugni al viso ma egli si coprì con i guantoni e non fu facile colpirlo veramente, mi afferrò per i fianchi e mi scaraventó sul ring, cercai di liberarmi sferrandogli dei calci sull'addome, eravamo due furie, ad un certo punto egli mi mise a terra e contó fino a dieci, si alzò e tiro le mani in cielo per affermare la sua vittoria ma con una mossa rapida mi alzai e gli sferrai un calcio ai testicoli, egli gemette da dolore ma quando gli passò, mi afferro per i fianchi mi sollevó in aria e mi pose sulla sua spalla tenendo ferme le gambe.
-"Brutto maniaco, fammi scendere!"- rise di gusto, scendendo dal ring.
-"Ti ho detto di farmi scendere!!"- strillai, alcune persone lì presenti che si stavano allenando ci guardarono straniti tant'è che quando il loro sguardo si posava su di me smettevo di urlare e mostravo la mia faccia carina ma quando si distraevano invocavo addirittura il diavolo per far sì che quel cavernicolo mi mettesse giù. Finalmente mi fece scendere, ero molto sudata anche lui lo era.
-"Allora, ci vieni alla festa sabato?"- affermó pavoneggiandosi, era affannato parlava col fiato in gola, come anch'io dopo tutto. Mi avvicinai ad egli, tanto da essergli così vicino da sfiorare il suo naso col mio, il suo fiato caldo si posava sulle mie labbra. Lui se le umettó, mordendosele e infine, era estremamente provocante quando compieva quel gesto, era un ragazzaccio, maleducato e presuntuoso ma.. ogni volta la sua vicinanza mi provocava un forte calore al basso ventre.
-"No"- scandì per bene quelle parole, fu un attimo, un attimo soltanto che Derek con una mossa rapida mi afferró per i fianchi e mi stampó un rapido bacio sulla bocca. Non ebbi il tempo di sentirne il tempore o il sapore, ebbi soltanto la lucidità di starmene lì ad occhi sbarrati e col cuore in fiamme per il gesto che aveva compiuto. Mi allontanai, e con la mano mi strofinai le labbra.
-"Ma come ti permetti ? Sei impazzito?"- si limitò a ridacchiare, mise le braccia ai fianchi.
-"Che vuoi che sia, è un bacio innocuo"- il suo sorriso gli permise di sfoggiare la sua fila di denti bianchissimi.
-"Ma.. ma perché l'hai fatto?"- balbettai, ero affannata e agitata, non potevo credere che egli lo avesse fatto sul serio, se solo mi concentravo potevo ancora sentirne le pressione della sua bocca.
-"Non lo so, non stavi zitta mi hai innervosito e ti ho baciato"- sorrise di sghembo, avrei voluto cancellargli quel sorrisetto malevolo, o addirittura la faccia.
-"Tu.. tu sei un maleducato, non ci conosciamo, io non ti conosco e non ho nessuna voglia di farlo, e non sarò un'altra delle tue conquiste puoi scordartelo mister so-tutto-io perché.. perché.."- sentì crescere in me una strana sensazione, gli occhi iniziarono ad appannarsi a cominciai a veder doppio, la palestra era diventata un turbine.
-"Nina va tutto bene?"- la voce di egli inizio ad essere ovattata.
-"Rispondi Nina è tutto ok?"- la senti sempre più lontano.
-"Mi stai spaventando che ti prende?"- poi la sua voce spari, percepì la forza mancarmi sotto i piedi, le gambe come gelatina e le mani sudate, avevo freddo al resto del corpo, mi massaggi la fronte e provai a chiudere gli occhi, ma quando li chiusi, percepì il buio, e un enorme botta alla testa.
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IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)
RomanceNina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alcol, e lavora in un asilo assieme alla sua collega Kim. Il suo sogno nel cassetto è di diventare una famosa stilista di moda. Dopo aver rotto...